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Copiare non è una brutta cosa. Nessuno vuole reinventare la ruota. Cioè qualcuno vorrebbe non reinventarla anche quando è il caso di farlo.
Copiare può essere parte del processo della creazione. La differenza risiede nell’intento, nell’atteggiamento e nel modo in cui approcci la copiatura.
Se rimaniamo nell’ambito della crescita personale, in PNL questo meccanismo è stato frainteso e distorto, a mio avviso, provocando risultati grotteschi. La stessa Programmazione Neurolinguistica è diventata una specie di scienza del copiare.
La scienza del diventare delle caricature di altri.
Un articolo che fa il paio con questo lo trovi qui.
Un fenomeno sconcertante, almeno per me, nella formazione business, è questa tendenza a proporre dei modelli copia-e-incolla, dei template riempi gli spazi vuoti, che per carità, posso essere anche validi, ma non toccano la causa del problema e molte volte sono delle parziali o totali fregature.
Come mai queste persone sbavano per avere chi gli dice cosa fare, cosa dire, come farlo e come dirlo ?
Le persone che sono attratte da questa tipologia di proposte, in molti casi avrebbe bisogno proprio dell’opposto. La leva della comodità cattiva porta alla collusione tra venditore e cliente.
Puoi copiare solo quando sai creare perchè copiare sarà parte del processo della creazione.
In questo articolo ti propongo alcune delle ragioni, per l’esattezza 4, che conducono le persone a utilizzare il copiato anche quando sarebbe opportuno attivare un processo creativo e che spiegano perchè nella maggior parte dei casi, prima di rivolgerti a chi ti propone modelli di successo da copiare, dovresti rivolgerti a chi ti fa giocare su di te (non lavorare, ma ne parlo in un altro post del blog).
Se non ti trovi a tuo agio nel creare, se per te è un processo fuori dalla tua zona di comfort, il tuo potenziale di evoluzione comoda e di godere della vita viene ridotto di minimo il 50%.
Infatti senza la capacità di creare possiamo parlare di alienazione, stato nel quale praticamente e come se non fossi tu a vivere, ma fossi trasportato da un corpo che agisce in modo meccanico, che non sente ed è sempre più distaccato rispetto al mondo che lo circonda.
CREARE = ALTO RISCHIO DI INSUCCESSO
Tante volte le persone non sono a proprio agio con le novità.
Non si può negare che creare conduca con più facilità al fallimento e alla critica.
Battere strade nuove è difficile sia in prima persona sia per gli altri. E’ più facile sbagliare, direi naturale, parte del processo. La creazione è un processo che procede a salti discontinui, per approssimazione e correzione progressiva. Invece copiare permette di evitare l’errore, ridurre il rischio di insuccesso e riduce la critica, spettro angosciante di questa realtà distopica nella quale siamo stati catapultati.
Inoltre copiare deresponsabilizza per cui attutisce anche l’errore. Ecco perchè i manager spesso non scelgono la soluzione più corretta ma quella meno rischiosa, ad esempio contattando i fornitori leader di mercato per le aziende per cui lavorano.
“Ho chiamato il leader” e se il leader non fa bene il suo lavoro, non si può attribuire tutta la responsabilità al manager di aver scelto male.
CREARE = IDENTITA’
Poche persone sono a proprio agio con la propria identità/personalità.
La creazione mette in ballo e in discussione la tua identità.
E’ molto più facile fare copia/incolla di pezzi di altri e adattarsi a dei modelli preconfigurati.
Il segreto non è fare quello che fanno loro, a loro funziona, quello che funziona è la personalità, la tua voce.
E’ un bel segreto di Pulcinella verso il quale gli educatori solitamente fanno più danno che altro, spingendo più sul denaturare, deviare e conformare, in modo tanto ingenuo quanto deleterio, rendendo la strada della ricerca e costruzione di sé una salita ripida, ostica e tortuosa che in pochi sono capaci di scalare.
Non sto dicendo che per imparare a sbucciare le patate ci vuole una personalità sennò non ci riesci. Anche se c’è chi ha stile anche in quello.
CREARE = PENSARE
Poche persone sono a proprio agio nel pensare.
Solitamente pensare è percepita come una fatica bestiale. Questo dipende dal fatto che in molti casi pensare per te è sinonimo di preoccuparsi, allarmarsi, rimuginare, ossessionarsi, catastrofizzare, imparanoiarsi.
Un’altra cosa che nessuno ti ha insegnato a fare, forse la cosa più importante in assoluto.
In altri casi per le tante attività per cui il pensiero è già chiamato in causa cerchi di limitare i danni. Il sovraccarico di cose a cui pensare e di cui occuparsi conduce ad avere un’avversione o un’assenza di spazio per l’attività creativa che viene vista come un impiccio.
Per questo funzionano tanto i servizi dove ti viene detto che tu non devi pensare a niente, in molti casi molto costruttivi e funzionali, in altri invece molto meno, cioè si appoggiano proprio a questa disperata ricerca di spensieratezza, sacrosanta tra le altre cose.
CREARE = LENTEZZA
Poche persone sono a proprio agio con la lentezza.
Creare richiede tempo. Creare qualcosa di valido intendo. Di originale, qualcosa che ti rispecchi pienamente è un percorso a pieno titolo.
Nella nostra cultura siamo troppo orientati all’evento più che al processo. Di conseguenza “prodotti” o risultati che hanno richiesto un lungo processo di maturazione possono essere percepiti come l’effetto di un lampo di genio.
In una società veloce e distratta, la creatività viene quindi evitata o sdegnata in quanto troppo laboriosa e pesante. Le soluzioni facili e preconfezionate preferite. La produttività giudicata in termini di quantità esteriore più che di qualità profonda.
Copiare, in questa ottica, appartiene alla comodità cattiva, a cui accennavo all’inizio e di cui parlerò nel mio libro, che conduce a conseguenze negative, nel migliore dei casi, nel medio e lungo termine pessime.
Nel peggiore a pessime conseguenze a breve termine.
Copiare può essere un atto creativo, ma il punto essenziale è che bisogna saper creare per copiare in modo creativo. Di conseguenza se sei fuori dalla tua zona di comfort rispetto alla creatività è un fatto prioritario per te rientrarci.
Inutile dire che è una delle mie specialità in assoluto dove sono in perfetta zona di comfort (ehm…)
Alla prossima giovane.
Stay Cushy, not Pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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