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Oggi ti voglio parlare delle imprese familiari. Le imprese familiari sono un modello di business estremamente frequente che in Italia occupa il 65% del tessuto aziendale. Questo tessuto è formato, Secondo i dati Cerved, da circa 101.000 imprese familiari e ritroviamo questo modello di business, in particolare nelle aziende di dimensioni più piccole.
Le Pmi, quindi le piccole e medie imprese. Al crescere delle dimensioni dell’azienda, la percentuale di aziende familiari inizia a ridursi. Altro fattore che incide sulla presenza dell’impresa familiare in Italia è la localizzazione geografica. Infatti vediamo che al Sud e nelle Isole la percentuale aumenta e abbiamo un numero maggiore di imprese familiari.
Un altro dato importante è quello dell’aumento dei leader ultrasettantenni che è passato dal 17% al 25% in un decennio. Anche perché, appunto, l’età in un decennio aumenta di dieci anni e quindi sostanzialmente sono circa il 30% delle aziende che deve affrontare il terzo passaggio generazionale, preparando quindi un piano di successione che in questa situazione, in questo contesto, risulta una delle problematiche dominanti.
Anche se adesso diciamo che l’aspettativa di vita è aumentata incredibilmente, però organizzarsi in anticipo non fa mai male. Ora non so se questi dati possono essere per voi sorprendenti. Oppure dei dati che confermano l’idea che in Italia l’impresa sia soprattutto di natura familiare.
Sicuramente potrebbe invece sorprendere che non è solo l’Italia ad avere questa presenza massiccia di impresa familiare. Inoltre, potremmo dire che il retaggio delle imprese familiari veramente affonda nella storia, in quanto tutte le monarchie e le nobiltà sono state appunto tramandate proprio grazie ai rapporti familiari, quindi alle casate che si univano e così via, come è stato riproposto recentemente nella serie Netflix Bridgerton, dove ci sono appunto queste famiglie inglesi della nobiltà e devono mantenere il loro status e quindi fanno accoppiare le loro figlie con nobili dalla casata buona, duchi e principi e così via.
Curioso, a mio avviso, il fatto che tante volte si sollecita ad evitare di creare rapporti intimi sul posto di lavoro, quando, appunto, la maggior parte delle aziende sono costituite da famiglie.
Diciamo che l’impresa familiare è un’impresa che, come ogni modello di business, ha dei vantaggi e degli svantaggi. Il motivo per cui ne sto parlando è perché, appunto, bisogna in qualche modo riuscire a rendere comode le aziende familiari invece che degli impicci mondiali.
Nelle mie consulenze sicuramente ho visto tantissimi casi di problematiche all’interno di imprese familiari. Il mio punto di vista rispetto alla tematica è che il vero problema della questione dipende dal fatto che i punti di forza dell’impresa e i punti di forza della famiglia si annullano quando le cose non vanno bene, nel senso che vengono portati punti deboli della famiglia all’interno dell’azienda e i punti deboli dell’azienda vengono portati nella famiglia.
Questo crea il problema e quindi poi, non dico che è l’azienda a risentirne necessariamente in modo significativo, ma sicuramente non si sta bene o qualche componente della famiglia risente delle dinamiche che si sono andate a costruire.
Sicuramente l’azienda idealmente avrebbe un un tipo di approccio molto più strutturato, molto più ragionato, molto più “studiato” di come i diversi reparti e le diverse mansioni ruoli vengano definiti in maniera precisa e in modo non casuale, diciamo, non emotivo-affettivo, e c’è quindi un impegno nel regolare diversi rapporti con un obiettivo condiviso, che poi è proprio quello di far funzionare bene l’azienda al fine di produrre, offrire e produrre prodotti, offrire servizi, far crescere sostanzialmente l’attività e farla funzionare bene in tutti i suoi reparti.
Quindi, chiaramente c’è un atteggiamento di cognizione nell’approccio all’azienda, perché viene considerata lavoro. Ora, avere un approccio altrettanto strutturato con una famiglia potrebbe essere vissuto come qualcosa di artificioso, meccanico e innaturale. Questo è un po un pregiudizio nei confronti della famiglia che ne determina proprio il fallimento.
La sofferenza che poi si vede spesso nei rapporti non regolati, disorganizzati o comunque lasciati un pò a loro stessi, o dove le emozioni prevalgono e anche i vissuti. Questi possono essere risalenti all’infanzia, come gelosie e piccoli sgarri che montano nel tempo, strutturandosi in relazioni problematiche.
Insomma piccoli traumi, preferenze e così via fino a problematiche più importanti. C’è tutto uno spettro di situazioni e di rancori, di ripicche che vengono portate avanti e rimangono irrisolti, perpetuandosi e riverberandosi in ogni contesto possibile. Questo, chiaramente, non incide positivamente sulla gestione dei rapporti all’interno della famiglia e dell’azienda verso la sua evoluzione.
Perché appunto ci si regola su aspetti disfunzionali. Se l’organizzazione di tipo familiare disfunzionale va a dominare l’organizzazione aziendale, il risultato è che non solo la famiglia mantiene le sue disfunzioni, ma anche l’azienda poi finisce per risentirne.
Non ottenere dei risultati che potrebbe ottenere, non espandersi, non innovare e così via.
Quindi come poter fare in modo che i pregi dell’azienda possano essere di beneficio ai rapporti familiari e viceversa?
Come portare i pregi della famiglia, dei legami di sangue, delle emozioni, dell’affetto, della fiducia che solitamente si ripone in un familiare e che spesso è anche maggiore a estranei di fiducia?
E anche se ci sono state degli screzi, comunque, la fiducia familiare tende ad essere maggiore, anche perché si pensa che un familiare mi può fare delle cattiverie, ma non fino in fondo, anche se questa anche è un’idea distorta, perché in realtà molto spesso vediamo che ci sono tipiche situazioni dove nella famiglia c’è veramente il peggio.
E una di queste situazioni, appunto, è il passaggio generazionale. E quando si tratta di parlare di eredità, per esempio, ecco che si scatena il putiferio, dove viene tutto a galla. E quindi in realtà è un pò un’idea distorta quella che posso avere più fiducia in quanto sono familiari, più fiducia rispetto a un estraneo.
Sicuramente questa idea distorta invece viene smentita spesso nel cinema, come ad esempio conoscerete il film “Parenti serpenti” oppure “A casa tutti bene” di Muccino, che è un film abbastanza isterico nella sua rappresentazione di famiglia, però non eccessivamente esasperata come rappresentazione del caos, del conflitto e della disorganizzazione che può arrivare a crearsi nei rapporti familiari. In quest’ultimo, uno dei membri, implora di essere assunto nel ristorante di famiglia perchè in grosse difficoltà economiche. La sorella si rifiuta perchè non necessario nel ristorante, senza contare che in passato aveva creato dei problemi lavorando proprio al ristorante.
Quindi la logica qual è:
che bisognerebbe portare un pò di azienda in famiglia, per per poi portare la famiglia in azienda.
Con questo intendo che portare un pò di razionale, raziocinio nell’organizzazione familiare, potrebbe aiutare a regolare i rapporti, dare una stabilità e permettere un confronto tra i membri, cercando appunto di appianare poi le tensioni e riuscire poi migliorare i rapporti e migliorando i rapporti, poi migliorare a loro volta le varie dinamiche aziendali e familiari.
Ora spesso ciò che ostacola, la possibilità di introdurre un approccio sistematizzato alla famiglia nella regolazione dei rapporti, spesso (cosa che poi accade anche nelle imprese non familiari) e il fatto di avere elementi di “segreto”, cioè politiche , intenti e finalità nascoste e che tendono proprio a sabotare alcuni attori della famiglia e dell’azienda tenendoli all’oscuro o tagliandoli fuori, appunto.
E questo per evitare che si possano portare avanti dei progetti e che poi possano attivare una comunicazione più trasparente che, a sua volta, possa portare a galla proprio quegli aspetti che vogliono essere tenuti nascosti, ma che taciuti, vanno a creare una distorsione nelle relazioni e inasprire i conflitti.
Questa è una criticità molto importante al fine di poter avere una reale gestione aziendale della famiglia. Chiaramente stiamo parlando anche di dinamiche di potere tra i membri dell’azienda e della famiglia e quindi chiaramente, in questo caso, l’etica, i valori dei diversi membri, e anche l’abilità sociale nella gestione relazionale, l’intelligenza sociale, quindi l’intelligenza interpersonale, la maturità, il livello evolutivo della famiglia, delle persone che appartengono a questa famiglia, sicuramente ha un impatto importante su un’applicazione corretta di questo modello.
Questo approccio vale quando si desidera raggiungere una collaborazione, ma che non si riesce ad avere. Quando si vorrebbe avere un dialogo proficuo e costruttivo, utilizzare quelle che sono dei ragionamenti delle logiche appartenenti al mondo aziendale, può sicuramente aiutare anche i rapporti interpersonali e affrontare quindi certi discorsi e non con lo stesso modello relazionale che si avrebbe con un familiare.
Sostituire quindi la consueta informalità, la casualità nella gestione del dialogo, sia nel senso di casual che di “a casaccio”, con un approccio sistematico e strutturato orientato ad una direzione precisa condivisa.
“Mente fredda, cuore caldo”, direbbe il maestro Matteo Belli, con il quale recentemente ho condiviso il palco per la presentazione del lancio del mio libro La vita inizia nella comfort zone.
E’ necessario introdurre una disciplina governata da procedure per organizzare le comunicazioni e l’attività operativa.
Facciamo per semplificare, un esempio relativo alla coppia.
Se io voglio far andare bene una coppia, in questo caso l’interesse non è aziendale, ma di far andare avanti la famiglia, il mio mondo privato. Il senso stesso dell’idea di portare un pò di azienda nella famiglia.
In che modo quindi?
Ad esempio, se dobbiamo appunto introdurre delle procedure nelle relazioni, invece che tornare a casa e mettersi a parlare a casaccio, sbraitando emotivamente, cercando un contatto affettivo a tutti i costi, in un momento in cui magari l’altra persona non è disponibile, non ha pattuito questo incontro, non è stato accordato il fatto di poter parlare di quell’argomento, proprio come si farebbe in azienda, sarebbe opportuno strutturare delle riunioni, momenti accordati in cui si può comunicare di certe cose, quindi introdurre delle regole che rendano accettabile l’avvio di una comunicazione e anche di smistare le varie tipologie di comunicazioni e dei vari livelli della comunicazione stessa.
Se volessimo semplicemente esprimere un livello emotivo, di ascolto, di sfogo, chiaramente questo verrà circoscritto, categorizzato all’interno di questa categoria e di questo bisogno.
In questo caso, ipotizzare delle riunioni che vengono affrontate secondo una scaletta precisa di step e che impediscono lo scontro, il conflitto, l’attrito e che permettono invece di esprimere ciò che una persona ha da dire, il suo punto di vista in modo completo e che contribuisca alla soluzione e non al problema.
Del resto la consulenza psicologica, svolge anche questa funzione di spazio disciplinato, coordinato e organizzato, nonché finalizzato a contenere ciò che rischierebbe di diventare esplosivo.
Sicuramente non può fare altro che migliorare il rapporto di coppia, anche perché spesso i rapporti di coppia saltano su discorsi abbastanza futili, come potrebbero essere la pulizia di casa, chi fa la spesa, chi porta i bambini a scuola, sull’aiuto reciproco, sul fatto che non ci si è accordati adeguatamente su delle cose che uno si era preso l’impegno di fare.
Come vedete, tutte queste cose vengono prese più sottogamba solitamente, andando a invadere l’aspetto familiare e mettere in discussione il legame. Si arriva a pensare “ma allora questa persona non ci tiene a me”.
Quando invece c’è semplicemente un errore nel sottostimare e di disorganizzazione, perché uno sta pensando a dover mettere l’impegno e l’attenzione e la propria razionalità e disciplina all’interno del lavoro, mentre in famiglia tutto dovrebbe magicamente filare solo perchè ci si vuole, o ci si dovrebbe, voler bene.
Ribadisco, l’idea di fondo è introdurre un approccio aziendale, quindi procedurale, che vada a definire con chiarezza i ruoli, le mansioni, i benefit i bonus e gli “stipendi”, che possono essere di varia natura etc.
Parlare questo linguaggio, a livello metaforico, può sicuramente aiutare la famiglia e quando la famiglia è un’azienda, aiutare inevitabilmente l’azienda. Chiaramente noi sappiamo anche che nelle aziende molte volte proprio queste procedure sono sbagliate, ad esempio le riunioni possono non portare a nulla, essere vuoti contenitori che perdono la loro reale funzione.
Ci può essere una comunicazione confusa dove le persone a vari livelli non ricevono il messaggio che dovrebbero ricevere o viene distorto. In questo caso noi parliamo anche di un un’efficace sistema di procedure in azione e non soltanto una struttura stile “specchietto per le allodole”, Non c’è quindi una struttura di facciata che non poi alla fine è fumo, ma non arrosto.
Per ricapitolare, questo è l’input che voglio darti in questo articolo rispetto al discorso delle aziende familiari, portare in famiglia un pò di procedure aziendali, di disciplina e di orientamento al risultato che c’è in azienda, in modo tale da ordinare dei livelli di comunicazione che altrimenti sarebbero veramente difficile da districare e che possono creare complessità che vanno a rovinare i rapporti tra le persone e distruggere l’azienda e la famiglia.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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