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“Amare se stessi, amico mio, non è un peccato così grave quanto trascurarsi – W. shakespeare
Per usare un’immagine molto colorita (molto ma molto colorita), il NEGLECT o trascuratezza nell’accudimento da parte dei caretaker (genitori, educatori, insegnanti etc.) nel periodo dello sviluppo, potrebbe essere considerata l’ignorata “trave nel sedere” della Psicoterapia.

Gli studi scientifici e l’attenzione dei clinici, a partire da Freud, è stata concentrata e assorbita negli anni prevalentemente sulla dolorosa pagliuzza nell’occhio:
IL TRAUMA
Purtroppo è molto più difficile per l’essere umano vedere l’assenza, il non-detto. Soprattutto quando non c’è contrasto:
un pesce non sa di essere in un liquido chiamato acqua, semplicemente perchè vi è sempre immerso dentro.
L’essenziale è invisibile agli occhi si diceva nel Piccolo Principe…
Ma non sembra nemmeno così strano che ciò che non è visibile o assente, non si veda, anzi sembra ovvio e logico: se è assente e non c’è come si potrebbe vederlo?
Ma se al tuo compleanno NESSUNO ti facesse gli auguri e NON ricevessi alcun regalo sono sicuro che ti accorgeresti di questa assenza, non credi?
E allora tu mi dirai:
“Mica è una coltellata al petto un augurio non ricevuto, non fa piacere certo, ma non può causare un disturbo! vuol dire che sei malato tu!”
Eppure se ci pensi, nemmeno questo è così banale. Per farti capire la portata che può avere per i bisogni dell’essere umano, una delle funzioni più apprezzate da facebook è quella che ricorda il compleanno dei tuoi amici (fondamentale funzione quando è arrivato il tuo turno 🙂 ).
Facciamo un altro esempio. Ricorderai senz’altro il divertente film anni 90’ “MAMMA HO PERSO L’AEREO” dove il giovane Macaulay Culkin, interpretava il figlio più giovane di una numerosissima famiglia che entra nel caos organizzativo alla soglia di una vacanza collettiva in Francia.
Il bimbo vien DIMENTICATO a casa dalla famiglia, ricordandosi di lui quando ormai sono già volati via in aereo.

Già prima di partire però, da tempo, tutta la famiglia agiva inoltre un’azione costante di squalifica che poteva essere considerata quasi normale e divertente all’interno del loro nucleo, basata su battutine, rimproveri, richiami, etc. ma la cui risultate però faceva si che il bimbo venisse etichettato (e si auto-etichettasse) come “quello che infastidisce e crea problemi”, “sarebbe meglio se non esistessi”.
Il bimbo si mostra particolarmente “resiliente” ovvero reagisce in modo molto efficace all’esperienza di abbandono (in questo caso traumatica e che ha reso esplicito il neglect ricevuto su base quotidiana).
Capita spesso che la persona che abbia subito più neglect all’interno della famiglia possa essere quella con PIU’ RISORSE. Questo perchè si presuppone che abbia meno bisogno essendo forte, che se la possa cavare da solo o che a lui si possa chiedere di più. Ma si sa:
[Tweet “La presupposizione è la madre di tutte le tragedie – Dr Emilio Gerboni”]
Può capitare quando, tra due o più fratelli, si danno attenzioni a quello considerato più bisognoso e/o fragile (magari con una disabilità certificata). Addirittura molte volte viene richiesto al figlio trascurato, non solo di farsi da parte, ma anche di aiutare quello o quelli più in difficoltà.
Spesso nel mio studio, mi è capitato che, toccando le corde giuste, la persona trascurata (che non si lamenta mai e accetta la sua condizione, magari non ne è nemmeno consapevole) scoppi a piangere vedendo riconosciuto per la prima volta l’immensa ferita e vuoto del suo sacrificio.
Ricerche nell’ambito del neglect sono sempre state scarse, anche per la difficoltà di progettare un modello di ricerca adeguato ad indagare l’assenza.
Pertanto possiamo dire che è STATA IGNORATA la TRASCURATEZZA! (che simpatico paradosso…)
Dobbiamo sottolinare però che non è che fosse completamente ignorato il fenomeno, ma anche per i problemi sopra elencati, l’abuso e il trauma sono stati messi insieme con il neglect senza essere adeguatamente distinti. Per cui le ricerche davano un’idea vaga.
Spesso trauma e neglect coesistono dando forma ad i peggiori disturbi.
Potremmo rileggere come indicatore di VIOLENZA anche l’assenza di manifestazioni di interesse da parte dei genitori (spesso date per scontate – piccolo suggerimento: il pensare che si vuole bene non conta) o anche non essere protetti dal vedere atti di violenza subiti da altri (ad esempio subita da parte di un altro fratello o sorella)
La distinizione del neglect dall’abuso inizia a farsi sentire, nelle ricerche, dal 2002.
Per comprendere meglio la macro-differenza tra i due fenomeni mentre il trauma è legato all’agire certe cose, il neglect all’omettere determinati comportamenti.
Esso è l’assenza di ciò che serve al bambino per svilupparsi in tutte le possibili sfere, Educazione/formazione, salute, sviluppo emozionale, nutrizione, protezione, condizioni di vita sicure etc.
Esistono diversi tipi di neglect:
- emozionale
- fisico
- educazionale
- morale
- medico
- percettivo (genitori o educatore che si comporta come se le percezioni dell’altro non esistessero)
- identità (“tu non esisti” – la disconferma, comportarsi come se tu non ci fossi)
Il disturbo familiare più correlato al NEGLECT è la dissociazione da parte della madre, che a causa di questo può essere cieca a certi bisogni di cura del figlio. La dissociazione può derivare dall’aver subito abusi o a sua volta essere stata trascurata.
Per questo l’interesse reale, genuino del terapeuta, aspetto di per sè fondamentale e curativo in ogni problematica, diventa in questi casi focale per la risoluzione dei problemi della persona che ha subito neglect nella sua vita.
Un esempio è quello di una ragazza con episodi dissociativi e bulimia multi-impulsiva (tipologia più grave di bulimia dove la persona agisce comportamenti impulsivi e pericolosi in varie aree della sua vita, non solo rispetto al cibo) che dice:
“Mi sono risvegliata e mi sono resa conto che non esistevo per i miei quando avevo 8 anni al mio compleanno. Avevano fatto la torta per me, mia sorella si è messa a piangere ed è stata data a lei“
[Ok, da come sto scrivendo sembra che la vita ruoti tutta attorno al proprio compleanno, ma è una coincidenza da associazione mentale che mi ha fatto tirare fuori questo esempio :-)]
Da lì esordisce il suo disturbo. In questo caso parliamo di effetto traumatico del neglect o meglio del rendersi conto in modo scioccante del neglect subito. Un pò come se un pesce, forzato a vivere in aria, si rendesse conto di essere vissuto in aria e non in acqua, il suo habitat naturale dove sta bene, ed ora in grado di riconoscere la sofferenza invisibile.

siccome ho parlato di compleanni e pesci …..
Un’altra differenza fondamentale è il fatto che nel trauma c’è un prima e un dopo, nel neglect una lunga sequenza ripetuta di assenze, una sorta di stabilità negativa.
Gli studi sul NEGLECT hanno rappresentato una svolta nelle ricerche sui disturbi alimentari. Spesso i disturbi alimentari più gravi sono stati associati all’abuso e al trauma.
Ma in una meta-analisi di ricerche che hanno raccolto 17.300 pazienti, si è visto come il 50% dei pazienti con disturbi alimentari hanno anche subito NEGLECT nella loro vita.
Si è visto anche come la deprivazione da neglect riduca la materia grigia nel cervello. I ricercatori dell’Università di Yale in uno studio del 2011 hanno individuato che ad esempio, l’abbandono emotivo, l’incuria, è associata alla diminuzione di sostanza cerebrale nelle aree predisposte alla regolazione delle emozioni e del controllo degli impulsi.
Teniamo conto anche che la non-accoglienza di fronte a un trauma o a una sensazione di solitudine è di per sè neglect e assenza di empatia.
In realtà è più facile ricevere neglect che non. Tutti in parte lo abbiamo ricevuto. Per questo si possono trovare in un continuum di problemi che va dalla bassa autostima, a performance non all’altezza delle proprie capacità (con eccesso di modestia), momenti inspiegabili di sconforto e vuoto, somatizzazioni, a disturbi più gravi come alcolismo, dipendenza affettiva, problematiche di coppia, disturbi alimentari e addirittura la psicosi, passando per il disturbo borderline di personalità.
Per cui se ti trovi ad avere sentimenti incomprensibili di sconforto, stati d’animo “negativi” a cui non riesci ad attribuire una causa, una insoddisfazione e incompiutezza, una possibile spiegazione sta nell’assenza reiterata di ciò di cui avresti avuto bisogno nella tua crescita ma che non hai avuto, piuttosto che di qualcosa di grave che potresti aver subito.
Non è richiesto un evento conclamato e catastrofico per sentire di avere il diritto di soffrire. Anche in caso di mancanza di cura autenticamente amorevole e rispetto nei confronti dei nostri specifici bisogni, sperimentare sofferenza e malessere è assolutamente normale, sarebbe anzi strano il contrario.
Imparare a prendersi cura di sè e ad auto-regolare le proprie emozioni (magari grazie all’aiuto di uno specialista 🙂 ) può far di sì di correggere gli effetti del proprio passato evitando che essi continuino a condizionare negativamente il proprio presente e futuro.
Perchè quello che la persona trascurata impara è proprio l’opposto:
impara a trascurarsi, a prendersi poco in considerazione e a subire le proprie emozioni.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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