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Nella nostra società il corpo, la propria immagine corporea, ha assunto una rilevanza abnorme, un valore sproporzionato nel giudizio e nella valutazione che si ha di sè. Una persona bella sarebbe superiore ad una brutta.
Essa ha trasceso l’importanza centrale che assume nello sviluppo adolescenziale, dove si concentra l’attenzione dettata dall’esplosione trasformativa che lo accompagna, fungendo da canale per la creazione e l’attribuzione di significati sul proprio sé e la propria identità, rimanendo instabile lungo tutto il corso del ciclo di vita.
Questa immagine è sempre messa in discussione in un disagio perenne che non si risolve mai.
L’insicurezza più o meno normale, frutto dell’assestamento e della costruzione della relazione con il proprio corpo, si prolunga senza giungere ad un rapporto sereno nei confronti del proprio aspetto.
Un terreno che può essere minato da un momento all’altro, specie qualora vi siano delle pregresse debolezze nel rapporto instaurato nel passato, che possono derivare da bullismo sotto forma di body shaming, il preferito modo di prendere in giro dei bambini e ora anche degli adulti, deficit costituzionali; una difformità rispetto agli standard del periodo storico rispetto all’estetica e all’identità di genere così come condivisa nel mainstream etc.
Credo che il problema centrale risieda nel fatto che la questione del rapporto con il proprio corpo, venga trattata per essere risolta in modo lineare sul livello del corpo stesso.
Mi spiego. Sei a disagio con il tuo corpo? Cerchi di modificare in modo diretto il tuo corpo.
Per questo, credo, il mercato della chirurgia estetica, dei prodotti di bellezza, della nutrizione, dell’attività fisica, dell’abbigliamento e dello stile, ma anche dei programmi di editing e ritocco come photoshop con i loro filtri, ricevono un’attenzione e un interesse gigantesco che nasce dall’angoscia derivata dal disagio nei confronti del proprio corpo.
Sei non hai la tartaruga sei out. Se hai la cellulite sei out. Se la pelle non è liscia come i peschi dei giardini nipponici sei out, se la carnagione è sbiadita sei out, se hai più di un filo di grasso sei out, se sei più basso della media sei out, se i tuoi lineamenti non sono perfetti sei out, e potrei andare avanti all’infinito.
Poi si parla di disturbi come la dismorfofobia, una distorsione dell’immagine corporea dove ci si percepisce brutti, che colpisce molte volte le persone considerate esteticamente più gradevoli rispetto ai canoni di cui sopra.
Potremmo dire che molti problemi odierni non hanno natura psicosomatica ma somatopsichica, ovvero nascono dal rapporto con il proprio corpo in relazione agli altri e al mondo, traducendosi in sofferenza mentale ed emotiva.
Ti faccio un esempio personale. Io, oltre ad altri “difetti” fisici, ho iniziato ad avere precocemente i capelli grigi. Circa dall’età di 18 anni se non ricordo male, forse un pò prima. Non ero ancora stile Ravanelli, l’ex calciatore della Juventus, ma per me era fonte di sofferenza questa “difformità” non tanto perchè mi sentissi particolarmente brutto, sicuramente non mi sentivo sereno, un pò malaticcio, ma soprattutto per i commenti che tale aspetto induceva nelle persone.
Viviamo in una cultura che permette commenti a sproposito, densi di disprezzo, sul corpo come se fossero normali e non una forma di ignoranza profonda.
Io già allora riconoscevo questa ignoranza profonda che mi rendeva difficile legarmi alle persone, più che altro inducendomi a iniziare una spietata selezione di coloro dotati di maggiore sensibilità.
Tuttavia ciò non mi aiutava a sentirmi meglio, ma a farmi sentire disprezzato, come se fosse una mia colpa, lasciandomi senza capacità di difesa realmente efficace.
Forse i capelli bianchi erano frutto del carico emotivo che già troppo precocemente mi accollavo, di tutti i mali del mondo, derivato da un eccesso di sensibilità mal diretta. E in questo senso potremmo parlare di sintomo psicosomatico.
In pratica, una mia caratteristiche somatica, impostava la mia relazione con me stesso e con gli altri, rendendomi vulnerabile.
Chiaramente gradualmente l’ho risolta, non solo grazie all’invecchiamento che ha reso tale caratteristica pregevole agli occhi degli altri, data anche la professione di super Santone che richiede un look gureggiante alla Osho 🙂
Dicevamo della tendenza a lavorare sul livello diretto, ossia quello del corpo stesso, della sua modifica o alterazione, quasi al fine di rinnegare se stessi per diventare altro da sè, un sè che più è apprezzato da noi e dagli altri. Ciò si collega al bisogno di approvazione che si ritiene immeritato qualora non si possieda un corpo perfetto.
In questo contesto i rapporti con gli altri vengono pesantemente compromessi. Ci si pone in una sorta di posizione di inferiorità, paura, timore e vergogna. La propria assertività viene minata alla base. Non ti servirà in questo caso un corso di comunicazione efficace.
Ma come e dove lavorare allora per fare pace con il proprio corpo? Di pace si tratta. Uscire dal rapporto conflittuale col proprio corpo.
Senza risolvere il rapporto conflittuale con il proprio corpo, senza volergli bene per quello che è, invece di odiarlo perchè non è quello che dovrebbe essere, tutti i tentativi per migliorare il proprio aspetto saranno fallimentari.
Infatti anche chi riesce effettivamente a raggiungere dei risultati estetici che le persone possono stimare, di cui magari anche la persona superficialmente riesce a godere, ciò si rivela come una vittoria di Pirro.
Molte persone considerate belle dopo la trasformazione, continuano a vedersi intimamente come i brutti anatroccoli che si ritenevano, a mantenere la stessa insicurezza che possedevano, forse anche aumentando l’angoscia di essere abbandonati o rifiutati come se fossero degli impostori, che una volta tolta la maschera verrebbero scoperti essere delle pippe, cioè ciò che credono di essere.
Cosa vuoi che ti dica, non è colpa mia, non l’ho deciso io:
il lavoro su se stessi è di natura psicologica alla base. Solo dopo diventa anche esteriore, imparando a predersi cura di sè, sentendo di meritarlo. Solo dopo gli altri professionisti diventano validi alleati che non ti dirottano allontanandoti da te.
“L’eleganza è quella qualità del comportamento che trasforma la massima qualità dell’essere in apparire.”
Jean Paul Sartre
Tentare di modificarsi significa confermare che non vai bene e amplificare il conflitto con il proprio corpo. Accogliersi invece significa comprendersi e sintonizzarsi con chi si è, riconoscersi e apprezzarsi ed emanciparsi dalla rete di significati che la società ti vuole attribuire. Contestualizzassi adeguatamente.
Inoltre è necessario riproporzionare l’importanza che il corpo dice di te. Il corpo seppur importante, deve essere più una manifestazione delle infinite dimensioni dell’interiorità e dell’esteriorità, più che un valore in sè.
Se hai una statura inferiore alla media potresti avere il corpo adatto a diventare un fantino, potrebbe essere la tua vocazione. I comici molte volte hanno un aspetto buffo, senza il quale farebbero molto meno ridere le loro gag.
Spesso il corpo manifesta inestetismi perchè esprime una sofferenza o un incapacità psicologica.
Se sei stressato, lavori troppo trascurandoti, hai delle ferite, dei traumi, dei rancori, dei rimorsi, che ti porti dietro, queste si manifestano sul corpo. Magari ti viene di compensare col cibo, di attaccarti a relazioni tossiche che finiscono per danneggiarti ulteriormente in un circolo vizioso che non riesci a spezzare.
Imparare a vedersi con degli occhi non più distorti ma amorevoli è la soluzione, per poi di conseguenza fare scelte diverse e attuare spontaneamente comportamenti diversi di rispetto verso te stesso e il tuo corpo.
Più sei in piace con te stesso, più diventi e appari bello.
Per farlo c’è bisogno di un comodo specchio ben illuminato che ti permetta di vederti senza fastidio, senza disagio, senza doverti coprire gli occhi come se stessi vedendo un film horror e aiutarti a prenderti cura delle tue emozioni, dei tuoi pensieri, delle tue sensazioni per riorientarle e riassociarle a tuo vantaggio.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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