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Un clima positivo e disteso nonostante la presenza di situazioni e problematiche disturbanti è la descrizione della realtà di una persona che è ben integrata nella realtà.
Scenario che include un numero decisamente ridotto di esseri umani sulla terra 🙂
Nella realtà esistono rarissimi casi dove tutto fila liscio. Mi correggo, è impossibile. Magari brevi frangenti dove va tutto bene possono esistere. Esistono anche nei film horror frangiti positivi, solitamente nel finale.
Per un breve periodo tutto fila liscio, dopo l’apparente sconfitta del mostro di turno, che però ritorna a breve e completa il lavoro di squartare e uccidere tutti i superstiti che credevano di averlo sconfitto 🙂
Molte volte proprio l’aspettativa, il desiderio che tutto fili liscio, ci impedisce di godere delle cose che funzionano, mentre coesistono le situazioni che invece non vanno bene nella nostra vita.
Ed è proprio questo atteggiamento che contribuisce a far sì che le cose che non funzionano, quindi i piccoli disturbi, le situazioni non perfette, compenetrino e inquinino le situazioni che invece vanno bene.
E così sarà impossibile avere un clima positivo che si possa mantenere per più di qualche giorno.
Questo ci fa già notare e capire una cosa, cioè che il processo dovrebbe essere il contrario, ovvero che le cose positive dovrebbero ammorbidire le situazioni che non vanno bene e al contempo dovresti restare immune o comunque impermeabile al fastidio provocato dalle cose che non funzionano.
Le cose che non funzionano dovrebbero essere semplicemente gestite e risolte, anche perché altrimenti si rischia che anche le cose che funzionano, poi vadano a degenerare per via della cattiva gestione emotiva e dell’intolleranza verso le situazioni disturbanti.
Uno dei principi cardine del mio modo di operare è:
prima lo stato d’animo, dopo la soluzione.
Nella nostra cultura vige la filosofia:
“per stare bene tutto deve andare bene, se una cosa va male, fino a quando non la risolvo, starò male”.
Ma se ci rifletti un attimo, ti stai condannando all’infelicità e all’insuccesso.
Per questo uno degli strumenti mentali principali che un essere umano deve possedere per poter vivere bene su questo pianeta è quello che va sotto il nome di compartimentalizzazione.
La compartimentalizzazione è la capacità di saper separare, confinare degli aspetti della realtà rispetto ad altri.
Ad esempio, una situazione traumatica devi saperla confinare all’interno di uno spazio nel quale non invada il tuo presente ma rimanga confinata nel passato.
Quando una situazione del passato invade il presente e condiziona il tuo futuro, ci indica l’assenza di compartimentalizzazione ed un destino nefasto per te e la tua impresa.
Quale clima positivo vorresti mai avere senza compartimentalizzazione?
La compartimentalizzazione è una risorsa mentale fondamentale, perché è impossibile che tu possa avere, come dicevo, una vita perfetta.
Qualsiasi persona adulta matura dovrebbe essere capace di non far sconfinare tutto ciò che appartiene a un ambito non pertinente nel presente, condizionando negativamente una situazione che funziona ed è, appunto, presente.
La compartmentalizzazione necessita anche di disciplina e facilita allo stesso tempo la disciplina stessa, agevolando la possibilità di tenere le cose ordinate, cioè affrontare e avere in fila una cosa alla volta.
Molto spesso nella nostra mente si sovrappongono più elementi insieme e questo fa sì che nella testa dobbiamo risolvere e gestire 30.000 cose.
Questo rende impossibile concentrarsi su una cosa alla volta e sulla cosa di cui ti dovresti occupare nel momento stesso in cui la stai facendo, convergendo tutta la tua energia verso quell’unica cosa.
Ma no, nel frattempo che fai una cosa stai pensando contemporaneamente al fornitore che non ti risponde, alla mail che dovevi ricevere, a come si è comportato prima il cliente precedente, a cosa dire al tizio dell’appuntamento delle 18, a cosa devi mangiare per cena etc. etc.
Immagina che clima positivo dimora nella tua mente e nel tuo corpo. E così dall’interno all’esterno.
Non è facile chiaramente riuscire a creare questa compartimentalizzazione, soprattutto proporzionalmente alla grandezza e al disagio di ciò che stai vivendo, quindi è ovvio che magari piccole cose possono essere più facilmente mentalmente e fisicamente posticipate e tenute a bada, mentre altre cose sarà più complicato tenerle a bada a causa dell’impatto emotivo decisamente più corposo.
Più sarà elevato il grado di traumatizzazione che una situazione ci va a provocare, più diventerà complicato gestirlo senza che sia necessario un intervento specialistico o la presenza di spalle larghe e strumenti emotivo-cognitivi ben addestrati e strutturati.
Se pensiamo, ad esempio, ad una emorragia di sangue, è chiaro che non sarà sufficiente un cerottino per permetterci di continuare a svolgere tutte le nostre attività, perché l’emorragia sarà troppo dilagante e sarà impossibile interromperla.
A Masterchief ad esempio, ogni tanto qualcuno si fa un taglietto, si va a mettere una benda e torna in postazione a cucinare. Ma questo non sarebbe possibile se si trattasse di un taglione dal quale sgorgassero zampilli di sangue simili a ruscelli. Il concorrente dovrebbe abbandonare la prova per medicarsi.
Spesso non è così evidente comprendere quando è il caso di doversi fermare quando parliamo di ferite psicologiche, a meno che non ti stendano al tappeto inequivocabilmente.
Cerchi di andare avanti, spesso per inerzia stordito come gli insetti che continuano a muoversi e provare a liberarsi dalle trappole, quando ormai sono evidentemente spacciati.
E’ necessario imparare ad ascoltarsi e comprendere quando è il caso di avere un aiuto esterno e fermarsi, rispetto a quando invece sei ancora in tempo per sviluppare un muscolo e una capacità di sostenere e circoscrivere determinati pensieri, sensazioni, emozioni. Questo richiede molta umiltà.
La tendenza umana è quella di sovrastimare le sue capacità.
E’ una questione di ordine, ribadisco, prima o poi è necessario occuparsi di tutte le emozioni, le sensazioni e i pensieri tenuti a bada, non si può portare avanti una situazione per sempre. Eppure molte vite sono gestite in questo modo.
Dicevamo che l’entità degli eventi disturbanti è un fattore importante, la grandezza della situazione problematica è importante.
Soprattutto quando si lavora in team è bene che si condivida il principio di affrontare una cosa per volta e posticipare gli aspetti problematici al momento in cui sarà possibile affrontarli, perché altrimenti uno del team magari è bravo a tenerlo separato, ma c’è l’altro che lo ributta nel mezzo, manifestando il disagio e il calo di performance dovuto allo scombussolamento per la questione.
Dall’altra parte sicuramente quando c’è un carico, una situazione che appesantisce la nostra vita, minacciando il clima positivo che hai costruito con tanta cura, sarà bene non sovraccaricarci quindi anche magari ridurre il carico di lavoro, di impegno, di responsabilità, limitare l’ingresso di situazioni nuove da gestire, seppur entusiasmanti, andrebbe fatto con cautela.
Come nel deserto, l’energia e le risorse disponibili vanno centellinate. Una borraccia d’acqua va consumata con parsimonia, per permettere di allungarne la durata nel tempo e garantisca la sopravvivenza.
Per generare un clima positivo il sostegno reciproco diventa fondamentale.
La condivisione della filosofia di mantenere un clima positivo nonostante, forse proprio perché esistono situazioni spiacevoli, è senz’altro una cosa cruciale perché è così che la solidità della tua attività, dell’azienda, metaforicamente del palazzo, viene misurata.
La stabilità del palazzo si misura sulla base della sua capacità di reggere le botte dei potenziali terremoti che possono arrivare, mentre invece se si rivelasse un castello di carta, basterebbe un soffio di vento per far crollare tutto.
In assenza di una logica orientata verso la responsabilità individuale condivisa del proprio stato d’animo, potresti anche anche andare avanti senza crollare, ma sarebbe una sorta di perenne agonia che renderebbe quasi insensato tenere aperta la saracinesca.
E’ tutto per oggi.
Stay cushy, not pushy !
p.s.
una risorsa che potrebbe essere utile per te diventare più capace di rimanere positivo in fasi difficili della vita è il mio webinar /workshop UNDER PRESSURE clicca qui
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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