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Non ti senti abbastanza, non ti senti all’altezza, non è mai sufficiente quello che fai e dai, hai paura di come andranno le cose e se riuscirai a raggiungere un risultato atteso.
Molte volte sono proprio le persone più capaci e apparentemente invidiate e invidiabili (dall’esterno) a vivere questa pesante condizione, a sentirsi inadeguati e di basso valore.
Spesso la situazione diventa sempre più pesante perché per fare di più, sentendo di non fare mai abbastanza, finisci per sovraccaricarti di compiti, responsabilità incombenze per non deludere le aspettative tue e degli altri e non sentire l’onta del fallimento e la conferma che non sei all’altezza veramente.
Una sorta di ipocondria della stima di sé dove si fanno continuamente test mettendosi alla prova per vedere se veramente fai schifo nell’ambivalenza di voler dimostrare, il contrario da una parte, e dall’altra la fantasia di poter finalmente mollare ed essere smascherato e di conseguenza non dover più darti da fare come un mulo da soma.
Ma non sono poi solo le attività dove ti dai da fare a rendere la tua vita un’incombenza pesante, ma anche tutta la formazione che insegui, che siano corsi in aula o digitali, che siano consulenze o percorsi, tanta carne al fuoco difficilmente assimilabile che invece che farti sentire meglio finisce per farti sentire sempre meno a posto con te stesso, sempre più stressato e carico di cose, sempre meno motivato.
Non so però se sia peggio questo percorso o quello di coloro che invece devono fare conto solo su loro stessi, perché se si rivolgessero ad altri sarebbe come una sconfitta: devo farcela da solo, come se fosse possibile.
Anche imparare tecniche di rilassamento o la meditazione sono uno stress perché vissute come un impegno, un lavoro da eseguire, senza contare il tempo di implementazione per l’apprendimento che comunque tende ad essere poco efficiente proprio perché impostato su un atteggiamento scorretto, opposto al senso dell’attività.
Ma soprattutto perché questi tentativi non vanno che a rinforzare il tuo senso di inadeguatezza e di conseguenza aumentando la tua angoscia da prestazione.
Si perché sarebbe riduttivo e tecnicamente errato chiamarla ansia.
Invece è angoscia, una sensazione profonda di essere in trappola.
La fuga o inseguimento che metti in atto serve a evitare di sentirla quando ti fermi (se mai ti fermi).
E lo sei effettivamente perché il tuo approccio ti conduce ad esasperare la situazione fino a non aver più la forza di andare avanti. E probabilmente fai fatica a lasciarlo perché in qualche modo ti ha accompagnato fino qui ma non potrà portarti più avanti, semmai è arrivato il momento in cui ti porta ancora più indietro.
Proprio come Sisifo che ogni mattina si risvegliava dal punto di partenza a dover spingere un enorme macigno sopra una montagna per poi dover ripartire da capo la mattina dopo.
L’esito finale è quello di crollare, quasi finisci per aspettare con ansia di crollare per poterti sentire a posto con te stesso di farti seguire nel cambiamento un po’ come quando ci si concede di non andare al lavoro grazie all’influenza che ti stende.
Uno dei principi cardine del cambiamento è che a partire da premesse errate non esiste comportamento o azione corretta.
Pertanto il primo passo è proprio quello di revisionare le premesse dalle quali generi le scelte che ti conducono verso stress, frustrazione e sovraccarico fisico e mentale senza gratificazione.
Ma se hai adottato questa strada e questa strategia per ottenere il “successo” non è colpa tua.
Vieni, come tutti noi, letteralmente bombardato ogni giorno da messaggi che spingono a darsi da fare per non essere giudicati male, non essere persone degne e rispettabili in una rincorsa folle e lontana dal realizzare le speranze che sembra promettere, ti conduce proprio agli antipodi.
Ed è correttissimo desiderare di sentirsi a posto con se stessi, con la coscienza in pace, stimati, amati e rispettati mentre si raggiungono importanti traguardi ma non tutti sono predisposti a questa tipologia di pressione.
Inoltre spingersi oltre i propri limiti significa nella maggior parte dei casi, non rinforzarsi ma bensì traumatizzarsi e il trauma non è una cosa che ti conduce al successo.
Per spingersi bisogna farlo sulla base di fondamenta solide che poggiano su dei precisi pilastri di natura psicologica, fisica e ambientale senza le quali lanciarsi diventa un massacro.
E a proposito di fondamenta, parliamo di fondamentali.
Molti vanno alla ricerca di tecniche e metodi che promettono di raggiungere livelli da Super Sayan di quarto livello senza tener conto che prima di arrivare al quarto livello dovrebbero considerare da che livello parti e soprattutto se non hai le abilità e le capacità dei livelli “inferiori” non te ne fai nulla del livello di super potenza, anche se fosse mai possibile raggiungerlo.
Inoltre, non c’è bisogno di apprendere ogni giorno una tecnica innovativa quando sarebbe più proficuo continuare ad esercitarsi sui fondamentali.
Qualsiasi buon maestro di arti marziali sarebbe d’accordo con me, del resto è proprio dal lavoro sui fondamentali che vengono generate le tecniche innovative.
Facendo ancora un passo indietro, il vero problema è che non hai identificato è che più che di crescita, la spinta che hai ad agire in tutte le direzioni sopracitate, è frutto di un allarme antincendio settato male che continua a suonare anche senza fiamme.
Invece di continuare a spegnere frettolosamente fiamme fantasma, la concentrazione andrebbe sul riparare l’allarme difettoso e ripulire tutti i danni fatti mentre si provava a spegnere le fiamme che non c’erano.
Il momento migliore per cambiare direzione di intervento è quando sei stanco degli approcci tentati di cui abbiamo parlato (l’articolo serve proprio a farti stancare prima) ma non tanto da essere sfinito e arreso, e non avere curiosità di sperimentare un nuovo approccio, per queste ragioni:
- Vivi molto meglio per molto più tempo e non continui ad angosciarti inutilmente
- la capacità di affidarti con atteggiamento positivo sarebbe maggiore e necessaria per accelerare i benefici
- hai l’energia per assorbire, seguire e goderti il comodo processo di cambiamento
- arrivare a crollo avvenuto significa ridurre le possibilità di intervenire e ammortizzare i danni prodotti (il latte versato)
- non rimpiangere di non averlo fatto prima
Se vuoi posso aiutarti a superare l’angoscia che ti disturba ma senza spingerti a calci fuori dalla tua zona di comfort grazie alla strategia QuietMood.
Quietmood è la strategia pensata proprio per aiutare ad uscire da questa trappola al massacro senza doversi ritirare dalle proprie ambizioni e aspirazioni ma rileggere la propria storia, il proprio atteggiamento e le proprie risorse in modo da raggiungere una soddisfazione ancora più profond liberi dall’angoscia.
la logica è di fare un passo indietro decisivo per farne mille avanti.
Come è possibile ottenere tutto questo?
Semplice. Se giri la chiave di una serratura dal verso sbagliato farai tanto sforzo e non si aprirà mai, se la giri dal verso giusto andrà liscia come l’olio. Sei d’accordo?
Ecco, Quietmood mette i tuoi ingranaggi in condizione di fluire in modo spontaneo verso la direzione più giusta per te, utilizzando la forza più grande che esista, molto più: la natura.
Attraverso un lavoro molto pratico, dinamico ed esperienziale senza nemmeno lavorarci direttamente avverranno dei naturali cambiamenti nelle convinzioni, nel modo di agire, di pensare, di sentire e percepire ripristinando sintonia tra te e l’ambiente dove vivi.
Stay Cushy, Not pushy
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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