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Non c’è niente di peggio che essere un ostaggio e se hai scelto di essere un imprenditore la tua ambizione era quella di essere libero.
La stessa cosa vale per un libero professionista, che addirittura ha la presunzione di definirsi “libero” 🙂 (posso permettermi di fare ironia, in quanto appartenente alla categoria).
Una persona libera di decidere e fare quello che più gli aggrada della sua vita. Questo il sogno.
E invece, nella realtà, ti ritrovi ostaggio di più capi e tiranni, di vario genere, e non solo di uno. In pratica ti sei costruito il tuo carcere. Che beffa.
Ma questo è quello che alla fine ognuno di noi fa nella sua vita, con le parole di Alessandro Salvini:
“ognuno costruisce la realtà che poi subisce”
Capita anche spesso di non aver veramente scelto di essere imprenditore, ma di trovarcisi, ad esempio di dover portare avanti l’attività familiare, e talvolta essere costretto a salvarla, come mi è capitato di constatare, e in questo caso nasci già come ostaggio dell’attività.
Certo è che essere in ostaggio non è certo una posizione comoda. Probabilmente è la posizione più scomoda che esista. Altro che comfort zone, una vera putrida palude.
Infatti il mio concetto di comodità è legato alla presenza di opzioni di scelta valide. La comodità è direttamente proporzionale al numero di scelte valide a disposizione.
La vera comodità ti potenzia e ti da forza. Se una condizione ti rammollisce o ti sta stretta, non è comodità.
Pare ovvio, ma non lo è.
Quando parlo di opzioni, non mi riferisco a fanta-opzioni, illusorie, impraticabili o sgradite, in teoria sulla carta possibili ma in realtà insostenibili, ma di opzioni vincenti.
Opzioni forti che diano forza.
Se ti è possibile spostarti effettivamente sia a piedi, che in taxi, in macchina, in aereo, in barca, in nave, in bus, per raggiungere una posizione, potrai dire di poterti spostare molto comodamente.
A me capita di andare a piedi al supermercato, perchè ho voglia di camminare, e posso farlo, non sono costretto ad andare in macchina. Poi se non ho voglia di tornare a piedi, posso prendere il bus che mi da uno strappo per un paio di fermate e non sono costretto a tornare a piedi 🙂
Devi sapere che la linea di bus che passa sotto casa mia, si chiama “Emilio”…. chissà perchè eheheheh
Nello spettro della comodità, la posizione di ostaggio è la più scomoda.
Infatti lo stato di ostaggio indica un’assenza di opzioni e di libertà, ovvero assenza di potere. Se non hai potere, sei debole, ovvero significa che hai diversi punti deboli e poche o zero opzioni di scelta valide.
In psicologia esiste il costrutto di impotenza appresa, di Martin Seligman, ossia quella condizione in cui, a seguito di ripetuti fallimenti, un soggetto sviluppa la convinzione che “non ce la può fare” e smette di tentare e provarci.
Si sente in balia degli eventi, come un naufrago disperso nell’oceano.
L’esempio sperimentale, è quello di un topino in gabbia che pigia il pulsante che gli dava il cibo fino a quando il diabolico sperimentatore ne interrompe l’erogazione, e non ricevendo più cibo, ad un certo punto, il povero topino, perde la speranza e desiste.
Anche trovandosi di fronte ad un’altra levetta, magari funzionante, non proverà più a premerla rassegnato.
Cosa contraddistingue la condizione di ostaggio?
Puoi facilmente identificare se sei un ostaggio, se subisci dei ricatti.
Il ricatto è quella situazione in cui il tuo interlocutore (o il sistema entro il quale agisci) ti costringe ad agire in un modo per lui vantaggioso attraverso delle minacce nei tuoi confronti.
Oppure ti senti ricattato, non vieni ricattato in modo molesto, se il tuo potere è decisamente inferiore a quello del tuo interlocutore e per questo sei inevitabilmente costretto ad accettare delle condizioni a te sfavorevoli, che ti creano disagio, ma che rappresentano per te il male minore.
L’unica scelta possibile, sgradita si, ma la migliore e possibile ai tuoi occhi.
La struttura della comunicazione della minaccia è:
“SE non agisci in X modo, allora subirai X danno”
la variabile fondamentale è che il ricattatore abbia l’effettivo potere di agire la minaccia, o che perlomeno la sua vittima creda che lui abbia questo potere.
Esempi cinematografici di minacce di livello terroristico, ci arrivano dalla serie distopica Black Mirror, nella celebre e inquietantissima puntata in cui il primo ministro inglese sotto (falso) ricatto è costretto a fare sesso con un maiale in diretta tv nazionale, per far rilasciare l’amata principessa britannica Susannah.
Una roba cringissima e altamente disturbante.
Qual è la differenza tra schiavo e ostaggio?
Lo schiavo è una persona che è considerata una proprietà altrui, privo di diritti che è tenuto ad eseguire gli ordini del padrone. Indica uno status di inferiorità sociale e un’assenza patrimoniale, essendo lui stesso un oggetto.
L’ostaggio invece è una persona trattenuta come un mezzo di scambio per qualcos’altro che possiede delle risorse interessanti per il suo ricattatore.
Una persona sulla quale si possono esercitare ritorsioni nell’eventualità che certe richieste non siano accolte. In questo definizione ricattato e ostaggio coincidono.
Chi è ricattato è, in fin dei conti, ostaggio del ricattatore. L’ostaggio puro, rappresenta per il ricattatore quasi più uno schiavo concettualmente, in quanto merce di scambio, ma di valore umano per il ricattato.
In entrambi i casi si tratta di situazioni di limitazione della libertà personale, ma con scopi e modalità diverse.
Quali sono le tipologie principali di ricatto che può subire un titolare di impresa?
I principali ricatti, in generale, sono di due tipi: morale e materiale.
Il primo tipo riguarda sottrazione di stima e affetto, dignità personale, rispetto, considerazione e attenzione, ed è puramente psicologico. Può avere effetti emotivi e sociali importanti.
Se sei un imprenditore che tende a farsi carico di responsabilità e sentirti responsabile per l’andamento dell’attività, sarà facile agire la leva del senso di colpa, che probabilmente ti muove quotidianamente, non senza angoscia, nel tentativo di evitarla.
Il secondo tipo riguarda prevalentemente la sottrazione di risorse materiali, come denaro, attrezzature, beni di vario tipo, forza lavoro (es. non fare ciò che è richiesto) etc.
Non necessariamente i ricatti sono agiti da terroristi professionisti.
Non necessariamente sono dichiarati in modo diretto ed esplicito, ma possono essere sottintesi.
Come dicevamo, non sempre sono veri e propri ricatti, ma piuttosto possibili e temute conseguenze. Per evitarle ti senti costretto ad agire in un modo comunque a te sfavorevole.
Qualcuno lo chiamerebbe compromesso.
Possiamo avere ricatti familiari che possono avere una ricaduta e pesare sull’attività. Possono essere anche i propri figli i ricattatori. Un esempio è la sindrome dell’imperatore, dove i genitori sono ostaggi del figlio tiranno.
Il ricattatore può avere il volto di tua moglie (o ex), il marito (o ex), i parenti, i genitori, suoceri etc. Come si suol dire, parenti serpenti….
Per non farci mancare nulla poi si può essere ostaggi dei propri clienti, dei propri dipendenti, dei propri fornitori, dei soci, dello stato. Di chiunque.
Il filosofo Hobbes, non a caso, rese celebre l’espressione di Plauto “Homo homini lupus” («l’uomo è un lupo per l’uomo»).
Quindi come uscire da un ricatto (o più ricatti)? Quali sono i passi essenziali?
1. Individuare e definire con chiarezza i ricatti subiti
il primo passo è sempre la consapevolezza.
Chiarire e definire esattamente la situazione di ricatto nella quale si è caduti vittima è elemento determinante per potersi tirare fuori.
Anche perchè spesso, il ricatto dell’ostaggio è sottile.
E’ fondato sulla manipolazione e il soggetto in ostaggio può vivere in uno stato di nebbia e offuscamento non rendendosi conto del perchè stia male o di cosa stia effettivamente succedendo.
Non si rende conto di essere ostaggio e di essere ricattato, anzi potrebbe credere di essere un colpevole (tipico effetto del gaslighting ben riuscito).
2. Mettersi in condizioni di difendersi dalle conseguenze del ricatto
Se, ad esempio, permetti ai tuo clienti di avere comportamenti inopportuni perchè hai paura che, ad esempio, ti possano fare una recensione negativa, che possano diffamare la tua attività o cose del genere, devi essere pronto e saper attutire il colpo o addirittura volgerlo a tuo vantaggio.
Gli haters possono diventare un interessante strumento di marketing 🙂
Accogliere emotivamente un danno senza andare in disperazione e limitare materialmente i danni, metterlo in conto come parte dell’essere imprenditore, sono abilità essenziali per vivere tranquilli giorno dopo giorno, nonostante le difficoltà.
3. Aumentare il proprio potere e incrementare le proprie scelte
Avere talmente tanti clienti che perderli non risulterebbe un problema, avere un servizio di qualità che è tanto gradito ai clienti che sarebbero loro a non trovare altrove quel livello di servizio facilmente da un’altra parte.
Avere una reputazione inscalfibile che non può essere smossa da un soffio di vento e, possibilmente, nemmeno da un tornado.
Fino ovviamente a togliere al ricattatore il potere di agire la minaccia o di poter danneggiare realmente e significativamente l’attività.
Avere più potere dei clienti significa poterli veramente servire ed aiutare al meglio, proprio come un genitore deve avere più potere del figlio per farlo crescere bene ed avere l’autorevolezza e leadership che è necessaria ai suoi occhi.
4. Aggiungere risorse per sostenere emotivamente il carico di ricatti che, al momento, si deve sostenere.
In una parola, viversi meglio la condizione di ostaggio per non affondare e aggiungere benzina sul fuoco, ed essere invece capaci di rispondere in modo più efficace, per poi tirarsi fuori gradualmente dalla spiacevole situazione e voltare verso lidi più rosei e gratificanti.
In diversi articoli ho parlato proprio di come fare empowerment, acquisendo life skills essenziali.
Le emozioni legate ad una situazione di ricatto e limitazione della propria libertà variano tra la paura e il panico, il senso di colpa, l’angoscia, la tristezza che può giungere alla depressione.
Queste emozioni possono essere accompagnate da preoccupazione ossessiva e ruminazione a livello cognitivo.
Soprattuto per le situazione di ricatto percepito, ma non effettivo, quindi la paura di poter subire un ricatto, va considerata come tutte le paure e trattata come tale dal punto di vista psicologico.
In questo caso è bene agire sulla mentalità che costruisce una prospettiva percettiva sfavorevole e sulle sensazioni di paura per desensibilizzarle e attenuarle e tranquilizzarsi, uscendo dallo stato mentale disfunzionale e dalla perdita di lucidità.
In questo caso potremmo parlare di mania di persecuzione, che potrebbe originarsi da un proprio trascorso traumatico.
Ricordiamo che un punto fondamentale, ma spesso trascurato della gestione della propria attività e delle proprie relazioni in generale, è la protezione.
Chi ha un’attività è spesso talmente concentrato, per non dire ossessionato, sulla crescita, che l’idea di proteggersi e tutelarsi, va a finire in secondo piano.
Infatti uno dei moduli (self protection) del mio percorso social speaking è proprio dedicato interamente alla protezione e alla capacità di difendersi, disarmare, scoraggiare e anticipare gli i potenziali attacchi esterni, per godersi le relazioni con gli altri esseri umani li fuori 🙂
La protezione viene prima della crescita ed è la base per potersi godere la vita in piena comfort zone.
Per questo articolo è tutto, anche se ci sarebbe tantissimo da dire !
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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