condividi su:
Credo che esista un diffuso approccio errato nei confronti dell’evoluzione personale, che porta le persone a compromettere il loro benessere e a impedire la costruzione di una vita degna di essere vissuta.
Non per ultimo conduce alla co-costruzione collettiva di una realtà sempre più ostile e un mondo dove la convivenza tra esseri umani risulta sempre più dura.
La vittoria del gorilla dentro di noi, nei confronti della parte più squisitamente umana ed evoluta. Invece che avere un gorilla al servizio di un umano, abbiamo un umano al servizio del gorilla.
Tale atteggiamento è stato costruito nel tempo seguendo i dettami dell’evoluzione, o meglio involuzione o degenerazione, della società.
Tale cultura è responsabile di avere generato quella che ho definito l’angoscia del risultato, una delle sette angosce di questa epoca, che ho approfondito nel mio corso Quiet morning e nel workshop Quietmood.
Il principio cardine dietro l’angoscia del risultato è che il risultato è diventato per le persone un’ossessione, senza che siano in grado di comprendere il valore e il senso di un processo, l’incapacità di contestualizzare l’attività che dovrebbe condurre ad un risultato.
Per capirci, intendo che se tu volessi produrre e vendere mele per fare soldi perchè ti hanno detto che è il modo di arricchirsi, sarebbe errato cercare di creare in provetta delle pere, bypassando la preparazione del terreno, la semina, la cura della crescita delle piante, la raccolta, la conservazione, la distribuzione etc.
Anche se riuscissi a fare in provetta le pere, semplicemente non sarebbero mele 🙂
E poi siamo sicuri che produrre mele sia il modo migliore e adatto a te di fare soldi? E fare soldi è l’obiettivo su cui focalizzarsi?
Tutto ciò è frutto (pere?) della promozione di un’aspettativa di presunti risultati fuorvianti e spesso irrealistici guidati da una visione miope.
Ti faccio un esempio comune più legato all’ambito dell’evoluzione personale ( o meglio della sua antitesi come atteggiamento).
Se una persona per non sentire un dolore è costretto a seguire una terapia farmacologica, ma questa non riduce il sintomo adeguatamente, oppure ha degli effetti collaterali indesiderabili, o ancora la persona è contrario alla terapia stessa per motivi disparati, la paura del farmaco ad esempio, potrebbe ripiegare controvoglia verso una terapia psicologica come terapia medica alternativa obbligatoria per la rimozione del dolore che vuole eliminare.
La logica alla base è: ho un dolore, voglio toglierlo, per toglierlo vorrei che sparisse senza dolore. Non fa una piega?
Insomma. Vediamo perchè.
Questa è una logica medica a cui siamo abituati che viene traslata alla logica psicologica, tant’è che essendo stata quest’ultima assimilata all’ambito sanitario, facilità l’equazione dolore o sofferenza= malattia, malattia brutta e cattiva = estirpare.
Malattia = nemico esterno da combattere che mi invade ma non mi appartiene.
Non a caso non troppi anni fa, venne ideata la genialata della lobotomia. La logica della lobotomia è: hai un pezzo di cervello malato, te lo stacco, non sei più malato.
Non trovi che dietro questa logica semplicistica ci sia qualcosa che non quadra? Mi auguro di si.
Cioè, se non ti quadra, pensa che in alcuni casi si ritiene necessario amputare un arto per evitare che l’arto compromesso vada a infettare il resto del corpo.
Se questo dal punto di vista medico ha senso qualora il processo della malattia sia giunto ad un certo stadio di non ritorno, nella maggior parte dei casi, i processi disfunzionali possono essere intercettati molto prima che sia necessario giungere ad una soluzione così drastica.
Il cervello comunque è un’altra cosa rispetto ad un arto, è la psiche un’altra cosa ancora, sebbene siano facce della stessa medaglia. Questo concetto è troppo complesso per parlartene, prendilo per buono e andiamo avanti.
Sembrerebbe che io ti stia guidando verso il noiosissimo concetto di prevenzione, che invece, come è rappresentato comunemente è stato travisato, essendo figlio della stessa logica medica errata.
La prevenzione medica è basata sullo screening precoce di disfunzioni, programmate sulla base di dati statistici sulla epidemiologia delle malattie.
Se fai uno screening potresti individuare di essere allo stadio iniziale di una malattia (toccati pure, tranquillo). Cosa accadrà a quel punto?
Il medico si concentrerà sul monitoraggio del decorso, in una sorta di “vigile attesa” tanto di moda grazie all’amico covid, oppure prescriverà altri screening di approfondimento per confermare la malattia per poi spesso non avere nessun azione pratica da fare, oppure ti dirà cose che già sai che non dovresti fare.
Ma ancora peggio, ci si concentrerà esclusivamente sulla specifica malattia individuata e non sul funzionamento globale della persona nel suo ambiente, se non in modo estremamente superficiale.
Facciamo un esempio un pò estremo per rendere l’idea.
Vai dal medico ti dice che rischi un infarto. A questo punto verrà accertata la diagnosi e verranno individuate le cause dirette, facili da sapere già da sè senza avere nessuna competenza medica che non vada oltre il buon senso.
Se fumi ti diranno di smettere di fumare. Se bevi ti diranno di smettere di bere. Se mangi troppo ti diranno di mangiare di meno. Se possibile, ti prescriveranno un farmaco. Se ti incazzi ti diranno di non incazzarti o stressarti. Se sei sedentario ti diranno di muoverti.
A questo punto io ti direi esticazzi.
Cioè io dovrei smettere di fare queste cose per non avere un infarto, cosa di cui già sapevo di essere a rischio senza sapere di essere a rischio “concreto”, altrimenti le continuerei a fare tutte, se non fosse un problema per la salute e cioè che mi è stato detto che io nello specifico rischio morire più di altri, se non smetto automaticamente di fare tutte queste cose, che invece voglio fare.
A malincuore dovresti smettere di fare qualcosa che percepisci come piacevole, oppure utilizzi come le tue soluzioni per sostenere la vita, senza le quali temi di sbroccare (termine tecnico presente in tutti i più pregiati manuali di psicologia).
A questo punto aggiungi lo stress di avere una profezia nefasta sul fatto che potresti avere un infarto, che finisce per angosciarti e farti vivere come se avessi una spada di Damocle che pende sopra la tua testa.
Questa è prevenzione secondo te?
A mio avviso no e ti spiego perchè.
Intanto la prevenzione è un concetto fuorviante già in partenza.
Perché tu mangi ogni giorno? Per prevenire di stare male oppure perchè nutrirti è il carburante dell’organismo, per di più piacevole che soddisfa diversi bisogni della persona e che fai perché senti di avere fame?
Vuoi conoscere il senso della vita?
Eccotelo:
il senso della vita è nutrire la vita. Fine.
Tutto ciò che nutre la vita e sprigiona vitalità e non paura e angoscia, è la strada da seguire.
La prevenzione di un male è un effetto automatico del nutrimento della vita. Il nutrimento della vita ha come premio il fatto di stare bene e sentirsi soddisfatti e felici.
Se non sei felice significa che non stai nutrendo la vita.
Quando fai un pasto nutriente, non senti la fame, non devi resistere per non abbuffarti, sei sereno e hai assorbito solo ciò che è necessario per il tuo organismo. Se altre aree della tua vita sono scompensate, potresti cercare di compensarle attraverso il cibo, che però non è la soluzione giusta.
E come se tu avessi solo un martello è usassi quello per qualsiasi tipo di riparazione domestica, trattando tutto come chiodi.
Sono sicuro che se sei arrivato fino a questo punto ti starai chiedendo dove voglio andare a parare. E’ un classico.
Fidati che se sembra che parto da lontano o da cose che sembrano secondarie, non è così. Significa che hai bisogno di sapere prima queste cose e vorrei che la tua mente attivasse delle nuove associazioni in autonomia attraverso un processo di ricerca spontanea.
Così come il cibo non è un optional, così l’evoluzione personale fa parte del nutrimento degli esseri umani.
Di conseguenza non andrebbe fatta quando necessario e a malincuore, ma essere una naturale parte integrante della tua vita, attività fine a se stessa, espressione dell’essere.
Se te ne occupi solo al bisogno, solo perchè senti di avere sintomi disturbanti di cui ti vorresti liberare, potrebbe essere che credi di non avere risorse sufficienti per un lusso che non ti interessa, che vanno investite in altri servizi o prodotti. Di base non ti viene nemmeno in mente.
Sarebbe come dire che siccome ho pochi soldi, compro cibo scadente. Cosa che effettivamente avviene purtroppo.
Quindi non sei malato tu, non soffri di una malattia, ma è il tuo atteggiamento ad essere errato e a condurre allo sviluppo di malattie che ti inviterebbero a rivedere il tuo atteggiamento, non a togliere la malattia.
Se ho un atteggiamento errato nei confronti dei soldi, coltivando convinzioni erronee sulla loro gestione, l’effetto sarà la malattia chiamata povertà.
L’evoluzione personale dovrebbe essere auto-motivata e spontanea, non dovrebbe richiedere di essere sensibilizzata, proprio come un bambino ricerca il gioco.
Se non hai la naturale spinta o desiderio di ricercare evoluzione e come se non avessi desiderio sessuale perchè sei stato castrato.
Non avere desiderio per l’evoluzione personale è come non avere desiderio sessuale o appetito.
Solo che se non hai desiderio sessuale ti preoccupi, se non hai desiderio ad evolvere non si attiva la tua allerta.
Un essere umano sano e vitale ricerca spontaneamente tra le sue attività predilette e costanti la propria evoluzione personale perchè gratificante a prescindere da un risultato altro.
L’angoscia del risultato è l’effetto del fare cose per avere altro, invece che del fare cose per il fine stesso di farle che di per sè è auto-gratificante.
Fare cose che di per sè non sono gratificanti, conduce all’utilizzo di forza di volontà, cioè a forzare se stessi.
La forza di volontà andrebbe sostituita con il processo di accomodamento verso l’attività che si vorrebbe fare ma di cui non si sente il desiderio, in modo che si attivi in modo spontaneo e non forzato.
Apprendere quella che io definisco la capacità di entrare nella propria zona di comfort.
L’esempio della sessualità risulta calzante (è bello che me lo dico da solo, ma a me piace cantarmela e suonarmela).
Vorresti fare sesso, ma non hai desiderio e non sperimenti le reazioni fisiologiche collegate al desiderio, come ad esempio l’erezione. Usare la forza di volontà per avere l’erezione è alquanto inutile quanto straziante, trattandosi di un fenomeno avolizionale, cioè che non si attiva dalla volontà.
Allora, non potendolo forzare con la forza di volontà, come si può forzare? Per esempio con la pillola blu che produce un alza bandiera automatico.
E’ evidente che la persona invece di nutrire la vita sta forzando la vita e forzare la vita conduce alla morte, anche in vita.
Da tutto ciò deriva che l’atteggiamento corretto verso l’evoluzione personale:
1) chiedere aiuto in assenza di una motivazione spontanea e naturale nei confronti della propria evoluzione personale, della curiosità di conoscere, sapere e svolgere attività di questo tipo, ricercate naturalmente, che ci nutrano automaticamente per il fatto stesso di essere svolte.
la domanda di partenza da chiedersi e da proporre al professionista a cui si chiede aiuto è in generale: non ho stimolo per la mia evoluzione personale come posso risvegliarla così come mi piacerebbe avere un sano appetito sessuale?
l’assenza di interesse verso l’evoluzione personale è segno di malessere.
2) l’evoluzione personale viene ricercata per piacere, non per dolore. Il tipo di dolore che potresti sentire sarebbe come quello dei crampi alla pancia quando hai fame. La soluzione sarebbe quella di mangiare o bere per dissetarsi.
Allo stesso modo, una persona sana ha appetito di conoscere cose di sè, della realtà, vuole sviluppare i suoi talenti e predisposizioni, vuole espandersi e arricchirsi come nutrimento necessario che dà senso alla sua vita.
Un qualsiasi percorso, nella condizione ideale, andrebbe seguito non per il fatto di raggiungere un risultato di eliminazione di qualcosa di indesiderato, ma per il piacere stesso del percorso di cui sentiremmo la fame senza.
Come dice Lowen, non si deve fare qualcosa per crescere, la crescita avviene naturalmente e spontaneamente quando l’energia è disponibile. Quando utilizziamo le nostre energie per proteggere la nostra corazza del carattere, non ci rimangono energie per la crescita o per il naturale processo di guarigione.
UNISCITI AL CANALE TELEGRAM DI QUIETMOOD
- Autore
- Gli ultimi post
La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
Social