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Dubbio patologico: quando la ragione diventa una trappola.
Introduzione
Nella vita di tutti i giorni, ogni persona è costretta a prendere delle decisioni.
Dalle più banali, per le quali nemmeno evidente il fatto che si sta compiendo un vero e proprio atto decisionale, alle più importanti che portano spesso a pensare e ripensare più e più volte ai fatti, nel tentativo di trovare la soluzione più adatta ai nostri scopi.
Tuttavia, può succedere che questa analisi delle alternative possibili conduca a dei profondi stati d’ansia, derivati dall’incertezza riguardante la scelta giusta da intraprendere.
Questa tendenza all’utilizzo della razionalità e della logica come strumento di controllo dell’insicurezza fa parte del bagaglio che porta con sé l’uomo moderno, reduce da una storia fatta di progresso e di scoperte scientifiche che lo hanno portato ad illudersi del fatto che la realtà sia per sua natura controllabile e conoscibile attraverso il ragionamento, illusione che, purtroppo, non sempre trova un vero riscontro nella realtà, che spesso è guidata da una casualità o da una complessità impossibile da conoscere fino in fondo.
Ciò non significa che il ragionamento logico è da demonizzare in assoluto, ma da circoscrivere a contesti che gli sono propri, poiché non sempre la soluzione è alla portata della sua applicazione.
Quando la persona si trova di fronte a delle domande a cui è impossibile dare una risposta certa e la sua motivazione a trovare delle risposte certe non si esaurisce, poiché sospinta dalla paura per l’incertezza futura e da un bisogno di controllare rigidamente la realtà, è possibile incorrere nel dubbio patologico.
Si aggiunga il fatto che è impossibile prendere una decisione senza sciogliere i conflitti e i traumi, sottostanti, piccoli o grandi che siano, in quanto sarebbe come decidere in che direzione camminare avendo i lacci delle scarpe annodati l’uno a quello dell’altra scarpa: si finirebbe inevitabilmente per inciampare.
Tutto ciò impedisce alla persona di portare avanti il proprio progetto di vita e di costruire un percorso di autorealizzazione che sia in linea con la sua autenticità e con la necessaria serenità e forza interiore.
Che cos’è il dubbio patologico
Il dubbio patologico, è una forma di disturbo ossessivo compulsivo, che si caratterizza per la presenza ricorrente di domande prive di una risposta certa, alle quali la persona si ostina a trovare una soluzione logica adeguata.
Questo continuo ragionare inconsistente, porta l’individuo ad aumentare inevitabilmente il numero delle domande e delle risposte (Esempio: “Mi adatterei in una nuova città? Si, posso riuscirci, in fin dei conti tutti ci riescono. E se io non ce la facessi? non posso rischiare così tanto, forse sarebbe meglio non andare. Ma se così facendo perdessi una grande occasione?” e via dicendo), generando una catena di dubbi e rimuginii che lo conducono ad una paralisi decisionale causata dall’incapacità di trovare una risposta soddisfacente.
Questo circolo può diventare così invalidante da occupare la mente della persona delle ore intere, persino più volte al giorno.
Strategie fallimentari per sbloccare il dubbio patologico
Di fronte a questa catena di dubbi e all’ansia che ne deriva, la persona può tentare di intraprendere alcune soluzioni, che tuttavia si rivelano inefficaci e disfunzionali:
- Iper- razionalizzazione: al fine di evitare l’ansia (vista in termini di punizione) che deriverebbe dall’ignorare le domande che si insinuano involontariamente nei suoi pensieri, la persona continua a rispondere ad esse scandagliando tutte le alternative possibili in modo razionale. Il punto è che, cercando di trovare risposte corrette a domande che non lo sono, il circolo del dubbio patologico continua ad autoalimentarsi provocando un blocco totale della persona nella sua vita quotidiana.
- Richiesta di conferme: questa paralisi decisionale, se portata avanti nel tempo, porta l’individuo a perdere fiducia nella sua capacità di scelta, spingendolo a chiedere aiuto alle persone di cui si fida maggiormente. Tuttavia, delegando le decisioni agli altri, egli non farà altro che aumentare il senso di sfiducia in sé stesso e inoltre, le proposte provenienti da tali fonti, andranno ad alimentare i dubbi proprio perché grazie ad esse emergono punti di vista differenti che la persona sarà costretta ad analizzare. Quindi il ricorso a dei consigli esterni, alla fine, non gli permetterà di trovare delle soluzioni risolutive, bensì avranno l’effetto opposto di produrre ulteriori domande.
- Cercare di non pensarci: le domande che emergono non sono facilmente sopprimibili. Esse infatti si insinuano in modo involontario nella mente della persona in qualsiasi momento della giornata. Proprio per non sottostare a questo circolo vizioso, un altro percorso che l’individuo può tentare di intraprendere ha a che fare con la volontà e lo sforzo di respingere razionalmente tali pensieri intrusivi, che turbano la quiete mentale. Ma visto che il pensare di non pensare è di per sé pensare, questa strategia finisce per fallire provocando ancora una volta l’effetto opposto da quello voluto. Quando si cerca in tutti i modi di ottenere il controllo sulla propria mente, i pensieri intrusivi saranno ancora più forti e potenti di prima. Ad esempio, un meccanismo analogo avviene con le allucinazioni, che hanno la caratteristica di essere prodotti della mente che si autoalimentano a causa del tentavo dell’individuo che ne soffre di inibirle.
- Controllo delle sensazioni: nel tentativo di evitare e prevenire una data reazione temuta, la persona può incominciare a controllare sé stessa e a monitorare costantemente le proprie sensazioni, nello sforzo di comprenderle. Di fronte a situazioni di questo tipo, piuttosto che affidarsi alle proprie sensazioni, essa finisce per passare al vaglio della ragione le sensazioni stesse. Questo meccanismo di controllo non fa altro che alterare le sensazioni sperimentate e questa alterazione, a sua volta, può portare la persona a provare un maggior senso di confusione e a piombare maggiormente nel dubbio e nella sofferenza.
Tecniche di aiuto
Tra gli approcci maggiormente utilizzati, che si sono dimostrati utili al fine di aiutare a superare tale disagio vi sono la Terapia Breve Strategica e la Terapia cognitivo-comportamentale, entrambi approcci integrati nella strategia quietmood.
Essi, con diverse tecniche, mirano ad intervenire sulla catena di dubbi oppure a potenziare la possibilità di attivare delle strategie funzionali che migliorino la capacità di scelta, agendo sull’arresto della risposta come mezzo per inibire la domanda.
Rircordiamoci che se vogliamo essere noi a scegliere, dobbiamo vincere la paura, altrimenti la paura sceglierà per noi.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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