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Forse è questo uno dei messaggi che questo particolare periodo dell’epoca che stiamo vivendo ci vuole trasmettere:
Dove finisce la zona di comfort inizia il contagio, altro che “la vita inizia fuori dalla tua zona di comfort”.
Le persone che non sono state colte dalla psicosi da coronavirus, non si sono lanciate accalcandosi sui treni, nè hanno ignorato la situazione come se ci si trovasse ad un party ad Ibiza.
Hanno preso le giuste cautele con equilibrio, mantenendo un assetto di attenta valutazione di ogni direttiva, cercando di trovare soluzioni per i disagi paralleli al dichiarato rischio pandemia.
Che poi potremmo dire che rimanere chiusi in casa, non ha rappresentato la comfort zone per molte persone, ma più una zona di trincea, una sorta di bunker nei confronti di un territorio esterno impraticabile.
Impraticabile anche a causa di chi è andato in psicosi.
Per cui i casi sono due:
1. E’ giusto rimanere nella zona di comfort quando l’esterno non è affrontabile.
2. Non hai una zona di comfort ma al massimo sei bloccato in una zona di trincea, se non in una prigione o gabbia.
Se mi segui da un pò avrai iniziato a notare un concetto chiave tra quelli che divulgo è che uscire dalla zona di comfort può essere un vero e proprio massacro.
Se non sei vaccinato e ti trovi in luogo infetto, sei fuori dalla zona di comfort e ciò non è bene. Non te la vai a cercare, piuttosto può capitare che ti ci trovi involontariamente in una situazione spiacevole.
Pure Tarzan non se l’era cercata la giungla ed è riuscito a sopravvivere perchè è stato protetto e portato in salvo dai lupi che l’hanno cresciuto in mezzo a loro.
Che uscire dalla zona di comfort sia sbagliato, è l’esatto opposto di quello che gran parte del mondo della crescita personale professa ormai da vari anni, tanto che questa cosa di uscire dalla comfort zone è riuscita ad entrare in testa alle persone, finendo per angosciarle ancora più di quanto già lo siano di loro.
Mi rendo conto che se hai seguito per tanto tempo questa filosofia, come per ogni filosofia è difficile distaccarsene. Le sette insegnano proprio questo, che pur di mantenere una fede si è disposti ad andare contro ogni evidenza.
“Se i fatti non corrispondono alla teoria, tanto peggio per i fatti”, diceva Nietzsche
Ma io che appartengo al mercato della verità, non sono interessato a far cambiare idea a nessuno ma ad accogliere chi ha sbattuto i denti e ha già aperto gli occhi ed ha colpito la testa nell’angolo giusto, quello che gli fa venire voglia di aprirli ancora di più questi benedetti occhi.
Ma chi è la persona che ha raccolto in modo ansiogeno questo messaggio di uscire dalla zona di comfort e ne è stato condizionato tanto quanto i messaggi sul coronavirus hanno fatto impazzire mezza Italia?
Chi già di suo non aveva nessuna voglia di volersi rintanare, chi aveva voglia di realizzare ma si sentiva bloccato, faceva fatica laddove non ce ne sarebbe dovuta essere. Chi si sentiva in difetto senza realmente averne motivo, ma non poteva saperlo. E questo lo ha fatto sentire ancora più in difetto, tanto da pensare:
“Devo spingere di più, devo uscire dalla zona di comfort“
E questo lo ha condatto ad uno sforzo mal riposto, a provare strade che non gli appartenevano, un pò come quando si prova a spingere l’acceleratore con il freno a mano tirato per andare in un luogo per obbligo.
Ma anche essere esposti a notizie e informazioni contraddittorie senza filtri, bombardati come da pioggia acida, significa essere fuori dalla zona di comfort.
Si, una zona molto pericolosa dove si pensa erroneamente di essere in controllo ed invece si è completamente in balia, sbattuti in tutte le direzioni con violenza.
Mi fa pensare ad un super criminale di Batman: LO SPAVENTAPASSERI.
È un esperto in biochimica e chimica, uno psichiatra (ahaha) e la sua principale arma è una tossina allucinogena di sua invenzione nota come “tossina della paura”. Con essa egli può portare in vita le paure peggiori dei suoi avversari, provocando allucinazioni che inducono al panico.
E’ così che si scatena il circolo vizioso del panico generato dall’angoscia profonda che una tale massa di caos produce aggredendo la povera mente della gente, impreparata e inconsapevole a ciò che si gli viene sparato incessantemente e frontalmente.
E la paralisi da panico è spesso una di quelle cose che viene etichettata come codardia e poco spessore tipico di chi vuole rimanere nella sua comfort zone.
Quanto è comodo essere paralizzati, lo consiglio a tutti guarda.
Se un panino è troppo grande e indigesto, devi spezzettarlo e mangiare solo le parti commestibili. Non ti devi forzare a ingurgirtarlo tutto insieme.
Quanto un panino sia definibile grande non è oggettivo, ma quanto tu lo percepisca tale.
E se c’è un altro insegnamento che possiamo trarre da questa situazione è quella della necessità di imparare a fermarsi, fare reset, quell’operazione che funziona tanto bene col computer, il famoso spegni-e-riaccendi che ci ha fatto diventare almeno una volta nella vita dei piccoli Aranzulla.
Dobbiamo imparare a farlo anche con la nostra vita.
Prendere decisioni, se così le vogliamo chiamare, ed agire sulla base del panico e dell’angoscia non può che far degenerare le cose e non portare nulla di buono.
Forse questo è l’apprendimento più importante che puoi acquisire in questo momento così difficile.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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