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In questo articolo ti spiego perchè l’eccellenza si raggiunge solo all’interno della comfort zone e di conseguenza la via per crearti la possibilità di raggiungerla.
Lo so, sembra un’eresia.
Sembra un ossimoro. Una profonda contraddizione.
Eppure non lo è. E ti spiego perchè.
Ma prima chiediamoci cosa sia l’eccellenza.
Una parola che in molti potrebbe generare angoscia, legata a quell’ansia di prestazione, di non essere abbastanza che contraddistingue la nostra epoca.
L’eccellenza richiama la dimensione della perfezione, della superiorità, della preminenza.
Queste parole evocano tutto tranne quella di stare comodi.
Probabilmente l’avrai associata ad espressioni come “duro lavoro”, “perseveranza”, “cadere e rialzarsi mille volte”, ”uscire dalla zona di comfort”, “essere disposti a fare quello che agli altri fa ribrezzo e pagare il prezzo del successo” E così via, potrei andare avanti per un mese.
Queste idee fanno capo ad un filone che è diventato uno stile di vita proposto come quello dei vincenti.
Secondo questa scuola, tutte le alternative apparterrebbero ai perdenti.
Ma se alcune persone, i presunti eletti, si trovano a loro agio con questo approccio, che va a genio con le loro caratteristiche personali, in realtà per la maggior parte delle persone, aderire a questa visione significa condannarsi a stare male e al fallimento.
Sarebbe come condannarti a rendere molto meno di quanto potresti e al contempo togliendoti molto del gusto della vita, che penso sia un aspetto prioritario di cui tenere conto.
Sacrificare la propria vita per raggiungere un obiettivo, per poi poter essere orgoglioso di te stesso, mi sembra un prezzo iniquo, a cui diverse parti di te, giustamente si opporranno costantemente, impedendoti di perseguirla fino in fondo.
Provare a fare leva sulla cosiddetta amata e declamata forza di volontà non farà altro che rendere la tua vita più grigia, faticosa, dolorosa e priva dei successi sperati, proprio come premere fino in fondo l’acceleratore di una macchina col freno a mano tirato. Brucerà il motore.
Per questo è importante ascoltarsi, e in questo caso, leggere quello che ti scrivo perchè è in sintonia con quella voce o voci che ti dicono che quel discorso fa acqua almeno da qualche parte. Intanto bisogna togliere il freno a mano prima di accelerare.
L’eccellenza richiama il fare il meglio possibile. Tirare fuori il meglio da te. Non credo che nessuno voglia fare il peggio di sè.
In questo non c’è niente di angosciante.
Coloro che seguono la classica via dell’eccellenza spingendo sulla forza di volontà e il sacrificio personale, chiamano mediocri e mediocrità tutto ciò che è diverso dal loro punto di vista, impostando standard che sono tipici del narcisismo grandioso e dell’individualismo dell’efficienza, spietato e ipocrita, la cui finalità è il potere.
Chi ha rinunciato a stare al passo e si è rinchiuso o ha abbassato l’asticella e perchè è una lotta impari e senza significato se si è costretti ad aderire alla logica appena descritta.
Essere ambiziosi non significa necessariamente avere obiettivi egoici di dominio.
Se l’eccellenza è intesa come essere il primo al mondo, superiore agli altri, in perenne competizione con gli altri, l’angoscia sale e invece di stimolarti e motivarti, ti paralizza.
In sostanza, pensare all’eccellenza nei termini competitivi appena descritti è un modo di metterti fuori dalla tua comfort zone, tanto da paralizzarti e farti dare il peggio di te stesso, o perlomeno non il meglio.
Questo modo di pensare ti porta fuori dalla comfort zone, nel senso di forzarti in una direzione che ti allontana da te, che crea tensione antagonismo tra le parti di te che si manifesta in conflitti interni.
E il bello è che le stesse persone ti fanno credere che tu sia nella tua comfort zone dalla quale dovresti uscire.
Se non hai la possibilità di sbocciare, figuriamoci di fare cose grandiose.
Se ti ritrovi in questo discorso, non potrai non essere d’accordo con me sul fatto che il modo migliore per tirare fuori il meglio da te, è proprio quello di metterti sempre più a tuo agio al fine di poter essere stimolato e motivato all’azione automaticamente, per il piacere di compiere ciò che desideri e non per sentirti abbastanza o il migliore.
E’ in questa via, fare il meglio diventa un modo di godersi maggiormente il processo, affinare e ritoccare ciò di cui ti occupi diventa una goduria e non più un modo di schivare e salvarsi dalla perenne angoscia di essere giudicati, valutati e condannati.
Eccellenza non significa essere al top in ogni cosa ma proprio l’opposto.
Se la ricerca dell’equilibrio rimane prioritaria, allo stesso tempo essere mediocri dal punto di vista performativo nella maggior parte delle cose, non solo è auspicabile ma anche inevitabile.
Stai attento all’effetto alone che ti fa credere che chi eccella in qualcosa eccella in tutto, così come non è vero che se sei eccellente in una attività sei per forza una brava persona o migliore delle altre.
Ricordo infine che la vera eccellenza è la condizione dove il nostro impegno e i nostri sforzi vengono ripagati meritocraticamente alla pari, mentre a tutti gli altri livelli (buono, ottimo, scarso, discreto) il nostro impegno viene ripagato da un decimo alla metà di quello che riceviamo di ritorno.
Quindi anche da questo punto di vista l’eccellenza rappresenta la culla della comfort zone.
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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