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Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie.
Paulo Coelho con questa frase ci ricorda di riappropriarci delle nostre esperienze dolorose, delle nostre ferite, come se fossero tra le più preziose.
La sofferenza non è un segno di debolezza, è il segno che abbiamo vissuto e sentiamo.
Ovviamente l’invito non è quello di collezionare medaglie schiantandosi come kamikaze in ogni dove. Non è quello di farsi del male e soffrire gratuitamente.Non è quello di autocompiacersi nella sofferenza e mettere benzina sulle ferite.
Ma è anche impossibile, quando vivi veramente, non inciampare, perché la vita è dura e se si è aperti a queste batoste, saremo pronti agli incredibili apprendimenti che potremo ricevere.
Allora si che potremo parlare di medaglie.
“Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie.” – Paulo Coelho
Ed infatti i terreni più fertili sono quei solchi che formano le nostre ferite. Lì crescono i fiori più puri e colorati. Lì nascono inaspettati campi di saggezza.
Ma cosa può frenare lo sbocciare della saggezza?
L’impossibilità e l’incapacità di vedere quei solchi che comunque esistono.
La paura di affrontarli.
L’incapacità e la confusione nell’affrontarli.
Non puoi avere tutti gli strumenti necessari per far sbocciare i fiori della saggezza così come un giardiniere è capace di curare un giardino laddove è richiesta una conoscenza che fa parte dell’esperienza del suo mestiere e della sua passione.
“I terreni più fertili sono quei solchi che formano le nostre ferite. Lì crescono i fiori più puri e colorati. Lì nascono inaspettati campi di saggezza”- Fabrizio Caramagna
Il genere umano tende a ricordare gli abusi a cui è stato sottoposto, piuttosto che le tenerezze. Che cosa resta di baci? Solo le ferite lasciano cicatrici.
Questo è vero se le ferite non sono state elaborate. Apparentemente molti ritengono di aver rimosso il dolore e il ricordo degli eventi spiacevoli, con essi spesso si perdono anche i ricordi piacevoli.
Il metodo più efficiente evidenziato dalla ricerca scientifica per lavorare sui traumi, piccoli e grandi, è l‘EMDR, che dal 1989 continua ad accumulare risultati al limite dello stupefacente, visti anche con i miei occhi, lavorando a livello neurologico profondo nella reintegrazione e riequilibrio dei ricordi.
Questo permette una vera e propria riscrittura del vissuto che libera dal malessere offrendoci l’opportunità di costruire nuove risorse e recuperare quelle bloccate.
“Il genere umano tende a ricordare gli abusi a cui è stato sottoposto, piuttosto che le tenerezze. Che cosa resta di baci? Solo le ferite lasciano cicatrici. “- Bertolt Brecht Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei.
Può essere quello che capita nel momento in cui vorresti non aver vissuto, colmo di veleno, decidi che è meglio non sentire.
La sedazione è una scelta (subita) all’ordine del giorno in questo mondo così difficile che ci sovraccarica costantemente.
Rinunciare a sentire, rinunciare a delle parti di noi, diventare altro da noi è il peggiore e il più triste degli esiti per noi esseri umani, eppure così frequente.
“Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei – Paulo Coelho” Più che “Chi sei, da dove vieni” io chiederei “Quali ferite hanno fatto di te quello che sei”.
E sono proprio le ferite spesso, per quello che abbiamo detto, a plasmare nel bene e nel male il nostro carattere.
Le ferite ci pongono inevitabilmente a dover prendere una posizione, una decisione. Sono uno spartiacque monolitico, i bivi della nostra esistenza.
Fermarsi con cura a decidere quale bivio prendere, significa prima prendersi cura di cò che ci è successo e uscire dalla frenesia di dover per forza andare avanti come treni senza freni.
“Più che “Chi sei, da dove vieni” io chiederei “Quali ferite hanno fatto di te quello che sei”. – albertHofman72
È inutile ricoprire di terra le ferite psicologiche, bisogna farle respirare affinché possano cicatrizzare.
Ed è proprio così che si dovrebbe fare.
Darsi spazio, darsi tempo per respirare, per stare nel dolore, per connetterlo alla nostra esperienza, per sentirlo e sapere che andremo avanti più forti di prima.
“È inutile ricoprire di terra le ferite psicologiche, bisogna farle respirare affinché possano cicatrizzare” – Isabel Allende
Le ferite più gravi incominciano a dolere molto dopo che sono state inferte.
Come una multa che arriva mesi dopo l’infrazione, possiamo iniziare ad accusare alcuni eventi solo successivamente, e non immediatamente dopo che accadono.
il dolore parte come un contraccolpo dal quale prima ci siamo difesi per reagire, spesso proprio quando non siamo più in pericolo.
Capita ad esempio di ammalarsi dopo un periodo stressante di lavoro, quando potremmo riposarci.
Il corpo e la mente chiedono il loro spazio di elaborazione e recupero, dobbiamo sviluppare l’abitudine di fornirgli questo spazio regolarmente.
“Le ferite più gravi incominciano a dolere molto dopo che sono state inferte” – Amedeo Ansaldi
La poesia guarisce le ferite inferte dalla ragione.
Delle volte basta spostare il proprio funzionamento mentale dalla logica razionale al livello emotivo-relazionale per azzerare ciò che ti disturba.
Molti problemi esistono solo per la razionalità e premendo l’interruttore si spengono come si accende la luce di una stanza prima buia.
Imparare a premere questo interruttore nel momento opportuno è di fondamentale importanza per la tua evoluzione.
“La poesia guarisce le ferite inferte dalla ragione” – Novalis
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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