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Ti hanno detto che per saltare fuori dalla ruota del criceto devi uscire dalla tua zona di comfort.
E già abbiamo il primo punto critico della questione: la ruota del criceto sarebbe la tua zona di comfort? Ammazza, comodissima quindi sta zona di comfort…..
Non credo proprio che sia la zona di comfort la ruota del criceto. Io nel mio libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, ho definito una nuova mappa dell’evoluzione personale, dove le zone critiche, dove non stai propriamente una favola, si chiamano shield zone (zona scudo) e danger zone (zona pericolo).
Comunque, per uscire dalla suddetta ruota del criceto dovresti, secondo i Guru, intraprendere una serie di azioni oltre le tue capacità, che ti condurrebbero alla libertà da questo gioco perverso.
Ma immagino che tu ti sia accorto che in realtà questi sono solo dei modi di metterti in altre ruote del criceto ancora più contorte.
Delle ruote del criceto al cubo. Saltare da una ruota all’altra, con una pendenza sempre maggiore, non è per niente una cosa saggia da fare.
Come fare allora allora ad uscire dalla ruota del criceto?
Prima te lo dico in modo poetico con le parole di Baricco:
‘Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico. Fermi lì, a far passare la vita. Magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada. Quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto. Io sono un posto”.
Ma facciamo un passo indietro.
Cosa vuol dire in soldoni essere nella ruota del criceto?
Semplice:
che ti stai rompendo i coglioni (non molto elegante ma efficace, no? Dopo la poesia c’era bisogno di riequilibrare i toni).
Non ho mai sentito un bambino impegnatissimo nel gioco dire:
“Ommioddio! Fermate questa ruota del criceto ! Per carità fatemi smettere!”
Casomai sbuffava perchè volevano farlo smettere.
La sua ruota del criceto consiste nel combattere con la mamma (se presente) per giocare più tempo in un estenuante braccio di ferro.
Immagino che di conseguenza una parte della tua ruota dei criceto consista nel fare cose che ti rompono le palle in cui ti senti costretto.
Ma perchè ti rompono le palle queste attività che sarebbero incluse nell’etichetta “ ruota del criceto ” ?
Perchè non sono allineate con chi sei.
Perchè sono imposte.
Perchè non rispettano i tuoi ritmi personali.
Perchè sono lontane da quello che vorresti o pensi dovresti fare per avere il diritto di sentirti bene e sentirti bene con te stesso (che sono due cose diverse ma complementari).
Perchè non ti portano ai risultati che vorresti ottenere ma ad una mera sopravvivenza angosciante.
Essere nella ruota del criceto vuol dire combattere per tentare di raggiungere qualcosa che non hai e rendersi conto che rimarrai sempre nello stesso posto, mentre essere fuori dalla ruota consiste nello smettere di combattere e passare a giocare e non saltare in modo erculeo verso un’altra terrificante ruota.
E allora smetti di combattere. La guerra non ha mai portato buone cose, stammi a sentire.
Non è un’altra guerra che ti salverà, tipo scendere dalla ruota e tentare la fuga dalla gabbia come un criceto ninja o berretto verde.
Mindset e Mentalità nella Coaching Psychology
L’obiettivo è giocare.
Se giochi alla lotta è diverso dal lottare “sul serio”.
Quando giochi non sei nella ruota del criceto, non devi arrivare da nessuna parte, devi rimanere dove sei ed è più probabile che sarai triste quando arrivi perchè potrebbe voler dire che il gioco è finito e non ha senso andare avanti.
Recentemente ho visto la serie di Netflix sulla storia dei videogame intitolata HIGH SCORE, incentrata particolarmente sulle vicende degli anni 80’- 90’ fase dell’esplosione del fenomeno.
Una cosa che mi ha colpito, e non sapevo, è che, già allora, un giocatore poteva diventare famoso e guadagnare giocando. Esistevano già i tornei di videogame e i primi giocatori professionisti in America.
Ragazzi che giocando a Sonic o Tetris vincevano migliaia di dollari.
Anch’io all’epoca avevo il mitico Gameboy e giocavo a Tetris e immaginavo i cubetti anche quando non giocavo.
A scuola i compagni di mio fratello mi chiamavano sarcasticamente “fratellone smanettone” perchè giocavo tanto, ai loro occhi, come se fosse una cosa brutta.
Anche se era uno stupido scherzo, che non mi dava particolarmente fastidio, il tentativo era comunque quello di farmi sentire inferiore a loro e disincentivarmi dal giocare, sicuramente in parte riuscendoci purtroppo.
Immaginati se i campioncini americani avessero avuto un genitore che gli diceva di smettere di giocare continuamente.
Interessante anche il fatto che attraverso il gioco molti ragazzi hanno trovato un canale di riscatto e un mondo dove sentirsi bene e allontanarsi dal mondo che li feriva senza pietà non curandosi di loro.
Un ragazzo aveva creato il primo gioco di ruolo gay friendly con tematiche a favore dell’omosessualità e lo aveva chiamato GAY BLADE, prima di tutto per giocarci lui.
Questo gioco gli aveva permesso di sopravvivere alla discriminazione e rivendicare i suoi diritti di essere umano trovando il suo sollievo e la sua rivalsa.
Il gioco ha rappresentato per loro la zona di comfort entro la quale crescere protetti dal male del mondo.
Il bambino combatte per giocare, ed è una lotta insana perchè dovrebbe essere incentivato a farlo. E lì che inizia la ruota del criceto:
“tu non devi giocare”
E io lo sai che ti dico:
gioca ma non dirlo a nessuno 🙂
Lavorare sul proprio mindset e sulle capacità di gestire il proprio inner e outer game, non è semplice, per questo bisogna sapere come non farsi risucchiare dalla realtà, identificandosi con i suoi giochi perversi, e per questo è necessario un addestramento mentale specifico che, nel mio caso, segue la filosofia e la logica della strategia quietmood.
stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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