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Prima di partire con l’articolo sul testimonial d’eccezione Michael J Fox, qui sotto trovi una mia video-intervista attinente con il tema di questo articolo, che ti aiuterà a comprendere meglio i concetti espressi (l’articolo non è la trascrizione del video)
Michael J Fox ha vissuto una vita frenetica sempre di corsa già negli anni 80’.
Quasi paradossalmente, come racconta l’attore della saga di “Ritorno al futuro” nel suo documentario, da poco uscito in streaming su Apple Tv, l’unica cosa che è riuscito a tenerlo finalmente fermo è stata la diagnosi di Parkinson Precoce.
Ricevere una notizia estremamente traumatica, sicuramente conduce alla riorganizzazione dei propri piani di vita. Questa riorganizzazione ha portato gradualmente Michale J Fox a vedersi veramente e a modificare le sue priorità e il senso più profondo della sua esistenza.
Un pò come domare un purosangue sbizzarrito 🙂
Ma nel corso degli anni, sembra che la vita di tutti noi sia diventata sempre più frenetica, tanto da non riuscire a stargli dietro. La velocità sembra destinata ad accelerare sempre di più….
Abbiamo tante motivazioni razionali per portare avanti questo ritmo forsennato, ti darai probabilmente tante ragioni che cercheranno di farti sentire più a posto con te stesso.
Soprattutto se sei un professionista o un imprenditore, troverai molto facile credere che sia impossibile stare fermi e che non te lo puoi permettere.
Ma del resto perchè un disoccupato potrebbe sentire di stare fermo? non deve forse trovare un’occupazione? 🙂
Ma la vera ragione per cui non stai mai fermo è che non sei capace di stare fermo e non sai cosa vuol dire esattamente.
E non mi aspetto che lo capirai pienamente con questo articolo.
Anche se volessi stare fermo, non sapresti come fare. In più, non vuoi stare fermo perchè ritieni sia giusto correre a destra e sinistra 🙂
Soffri dell’incapacità di NON AGIRE. Tipica di questa epoca che investe tutto il senso dell’esistenza sull’azione. Se non agisci non sei nessuno.
Paradossalmente anche essere paralizzati è un effetto di sovraccarico mentale dovuto alla troppa attivazione e allerta cerebrale, che conduce ad un frenetico flusso di pensieri sconnessi e disorganizzati, che non portano da nessuna parte, se non alla paralisi fisica o ad azioni scomposte, per le quali, nella maggior parte dei casi, è necessario poi porre rimedio.
Ma è lo stesso Michael J Fox, rappresentazione moderna del Re Nudo che finalmente si denuda da solo, a spiegarci il vero PERCHE’ una persona non sta ferma e da dove deriva questa incapacità.
Nel documentario STILL, che personalmente ho trovato veramente molto bello, anche come suo fan, Michael J Fox spiega che la sua vita è stata caratterizzata da una fuga da se stesso.
In questo senso il tanto agognato successo che molti perseguono oggi, altro non è che IL SUCCESSO NEL FUGGIRE DA SE STESSI. Bravo ci sei riuscito complimenti.
Se ti fermi sei costretto a vederti.
Senza strumenti giusti sei costretto a fuggire e non te lo puoi permettere e questo compromette la direzione della tua vita.
Ormai sembra vada di moda, quasi da essere fighi, dichiarare di soffrire della sindrome dell’impostore. Non ho capito se è una sorta di Outing liberatorio oppure serva a celebrare ancor di più la propria gloria, anche a scopo commerciale.
Comunque ormai ce l’hanno tutti questa sindrome dell’impostore, per cui non fa già più tanto effetto. Se dici di averla magari ti farai tanti amici 🙂
Fatto sta che il trend del documentario dell’artista che si sente impostore va ancora molto.
Vedi Lewis Capaldi, Jonah Hill con il suo documentario dove si confronta con il suo terapeuta Phil Stutz e tanti altri che seguono la scia del dire:
“si a voi piaccio tanto, ma dentro di me mi sento uno sfigato e non so come faccio a piacervi… però non ve lo impedisco di adorarmi, eh”
Sia Michael J Fox che tutti gli altri mi continuano a piacere, trovo estremamente utile che personaggi del loro calibro espongano la loro vulnerabilità, capisco come si sentono, anche perchè credo sarebbe abbastanza innaturale sentirsi delle divinità e accettare serenamente, senza sentire una leggerissima pressione, questa condizione.
Vivere un’ambivalenza emotiva: il piacere di essere adorati e, allo stesso tempo, il terrore di essere scoperti.
Sono dei testimoni illustri della trappola del moderno successo.
Per stare comodo sul piedistallo che ti pone come superstar divina devi avere un bel disturbo narcisistico pesante 🙂 Non è proprio facile essere e sentirsi sempre all’altezza di una divinità…
Tuttavia è necessario imparare ad apprezzarsi senza condizioni, per quello che si è, ovvero un essere umano, senza giungere all’idolatria o ad un senso di superiorità.
E’ un passo fondamentale per il benessere di qualsiasi individuo.
Altrimenti tutto si trasforma nella retorica del “ho avuto successo, ma anche io ho le mie sfighe”, come se non si potesse raccontare una storia di pura felicità dovuta alla padronanza e consapevolezza di se stessi.
Non più “mi vedo così, dentro, nell’intimo, mi faccio schifo” ma “prima mi vedevo così, per questo questo e questo, ma ora ho imparato e mi sento a posto, mi comprendo e accetto e godo del mio successo”.
Mostrare la trasformazione credo sia necessario. In parte Michael J Fox lo fa nel suo documentario.
In ogni caso, la nostra società non è promotrice dell’amore incondizionato.
Ma tornado a Michael J Fox, il cui padre evidentemente aveva, come la maggioranza degli esseri umani, dei vissuti irrisolti e non elaborati, che aveva abbandonato i suoi sogni e probabilmente intimamente almeno un pò si disprezzava e vedeva segretamente nel figlio il riscatto della sua esistenza “mediocre”, dice con l’attuale grande consapevolezza di sè:
“gli attori non sono tali perchè traboccano di fiducia in sè stessi. L’ambizione più alta di un attore è passare più tempo possibile fingendo di essere qualcun altro. Per quelli abbastanza fortunati o instabili da diventare professionisti, l’incertezza sulla propria identità non fa che aumentare e sempre la convinzione di essere un falso. Un impostore”.
Non a caso la relazione tra Michael J Fox e la moglie Tracy Pollan nasce quando lei sul set di “Casa Keaton” gli rispose a tono come nessuno aveva mai fatto prima:
“Sei solo un ragazzino spaventato dietro a questa corazza e io penetrerò questa corazza!” e Michale J Fox afferma che: “In quel momento mi sono innamorato di lei”
Un vero legame è possibile solo con chi riesce a vederci veramente senza disprezzarci, ma al contrario, provando compassione, simpatia ed empatia per come ci sentiamo e chi siamo veramente.
Michal J fox nel documentario afferma che andava compatito quando correva a destra e sinistra senza tregua tra un set all’altro, dormendo due ore a notte, e non a causa della sua malattia e del suo stato di salute.
La scoperta della malattia inizialmente esacerba la sua tendenza alla fuga.
Se non era in grado di vedersi e accettare se stesso, figuriamoci se stesso con una malattia degenerativa presa prima di aver raggiunto trent’anni. E così continua a correre in una fretta perenne in piena accelerazione e in più dovendo nascondere i tremori:
“Dovevo lavorare. E intendevo fingere che nulla di tutto ciò mi stesse accadendo”
Per non pensarci, iniziò ad utilizzare l’alcol come ulteriore strumento di dissociazione da se stesso. Per non sentire e non vedere.
Michael J Fox aveva paura e viveva in quella che io chiamo la Shield zone, una vita in difesa cercando di proteggersi da ciò che non riusciva ad affrontare.
Eppure qualcuno avrebbe potuto elogiarlo per la sua costante e “coraggiosa” tendenza ad uscire dalla zona di comfort (che era invece un rifugio come fuga da se stesso, cosa che è nel 90% dei casi).
Ma ad un certo punto non può più scappare e si trova costretto a mollare l’alcol, diventare sobrio e di conseguenza ad affrontare la realtà, la verità.
Non aveva mai fatto i conti con la verità e per questo era impreparato e non possedeva gli strumenti per affrontare la verità in comodità sentendosi a proprio agio.
Tuttavia inizia a realizzare che:
La vera malattia sono i segreti.
Credo che Michael J Fox stia ancora adesso imparando cosa voglia dire veramente rallentare. Non parliamo proprio di fermarsi 🙂
Ma i progressi evolutivi più significativi li ha avuti, come ognuno ha realmente, proprio quando ti riesci a fermare.
Non avere più bisogno di scappare e godersi ciò che si fa momento per momento, non più per fuga, ma per il significato che quell’azione ha per te.
Credo che la principale rilevanza del concetto di fermarsi in relazione al successo della propria attività professionale e personale, sia riassunto da questo pensiero di Alain De Botton:
“Possiamo risolvere in modo geniale la miriade di piccoli passaggi che fanno avanzare un progetto e, contemporaneamente, essere mediocri nel concederci il tempo e lo spazio necessari per comprendere se quel progetto avesse una qualche importanza.
de Botton, Alain. Come sopravvivere alla modernità (Italian Edition) (p.220). Guanda
La minaccia alla realizzazione non sta nel non essere abbastanza indaffarati, ma nel non essere sufficientemente “pigri”.
La pigrizia è collegata alla gemma della comfort zone della spaziosità, di cui parlo nel mio libro, una delle più bistrattate di questa epoca.
“un ozio apparente non comporta per forza una mancanza di produttività”, Alain De Botton
Anzi, spesso si accede ad una creatività e qualità di intuizioni superiore. L’impulso al movimento costante può essere considerato un’indice di incapacità di elaborare le informazioni.
Il bisogno di aggiungere sempre altre esperienze ed attività, può essere visto come la mancata interiorizzazione delle precedenti.
Basta pensare all’alimentazione che passa attraverso l’assaporare il cibo, masticarlo lentamente per facilitare poi la digestione. La digestione a sua volta richiede ozio. Questo genererà anche una maggior sazietà.
Altro che “stay hungry, stay foolish” dell’affaccendatissimo Steve Jobs, meglio seguire il mio “stay cushy, not pushy” ed invece che forzare la tua natura, entrare in flusso naturale senza perdere la direzione giusta.
Banalizzando direi, più qualità (in tutti i sensi) e meno quantità. La qualità richiede tempo e cura.
E’ facile calcolare quanti soldi stai facendo, mentre è molto più difficile valutare quanta pace interiore hai (e stai) perdendo.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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