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Di fronte all’uscita degli ennesimi best seller del filone motivazionale, la cui retorica di fondo è sempre quella di uscire dalla zona di comfort sennò sei una pippa, non ho resistito perchè le orecchie hanno iniziato a fischiare e gli occhi mi hanno iniziato a sanguinare.
Questi motivatori arrivano, guarda un pò, dall’America dove hanno venduto tra le centinaia di migliaia ei milioni di copie.
E così ci troviamo le traduzioni dei loro capolavori.
Milioni di copie….. io impazzisco….ma in quale realtà distopica parallela del multiverso mi trovo?Aiutatemi !
Queste due ultime perle di cui sto parlando sono rispettivamente COMFORT CRISIS, tradotto in italiano con il titolo TROPPO COMODI e CAN’T HURT ME, tradotto in italiano con il titolo NIENTE PUO’ FERMARTI.
Di quest’ultimo fa sorridere la traduzione del titolo, perchè il titolo originale andava tradotto niente può ferire me, cioè il super Navy Seal David Goggins, non te che lo leggi, che invece certo che puoi essere fermato e ferito senza troppa fatica 🙂
Insomma, qualche parola non potevo esimermi di scriverla…..anche perchè altrimenti diventerei complice di questo abominio.
In sostanza l’idea di fondo di questi due libri è la stessa, ma ci arrivano da direzioni diverse:
i motivatori ti esortano a tentare in tutti i modi di farti fuori volontariamente in modo brutale.
Se sopravvivi miracolosamente diventi invincibile.
Nel primo testo, Michael Easter ci spiega, come suggerisce il titolo troppo comodi, che siccome viviamo in un’epoca di comodità che ci ha rammolliti e tolto il piacere di vivere, allora per ritrovare la vitalità e uscire dalla noia, dobbiamo fare una vita estrema al limite della morte (che può anche arrivare per davvero, però almeno sarai morto vivendo).
Ovviamente l’autore è supportato nelle sue dichiarazioni dalla distorsione delle conclusioni di uno studioso che si appoggia a delle ricerche che sembrerebbero condurre all’inevitabile soluzione di mettersi a rischio di vita, esponendosi volontariamente ai pericoli a cui i nostri antenati erano sottoposti loro malgrado, per vivere veramente la vita senza essere zombie lobotomizzati.
Forse questo libro l’hanno letto anche i tizi che sono scesi col sottomarino per cercare il Titanic.
A parlare è un tizio dal passato problematico, che dalla sua auto-descrizione combacerebbe con il classico sensation seeker, che nel modo più classicamente freudiano della terra, non fa altro che elogiare la sostituzione del sintomo col il passaggio dall’alcolismo della gioventù all’iperstimolazione tramite sport estremi.
Tipico fenomeno delle dipendenze.
In questi casi, dalle mie parti, si parla di disturbo egosintonico.
Comunque grazie della soluzione amico, contaci ! 🙂
Nel secondo invece, Goggins parla della sua storia, cresciuto all’interno di una famiglia che dire disfunzionale pare un eufemismo estremo.
Egli reagisce alla sofferenza sia fisica che psicologica, portando tutta l’attenzione sul potenziamento estremo delle sue prestazioni fisiche, cercando di andare oltre l’ironman e tramutandosi in una specie di Terminator umanoide, che anche con una gamba spezzata continua a rincorrerti per farti fuori.
E’ per me divertente (mi diverto con poco) come Goggins ad un certo punto racconti come un professore del MIT, in un incontro sulla resistenza mentale, aveva detto che esistono dei limiti genetici diversi per ognuno e non esiste forza di volontà che tenga per superarli.
La difesa di Goggins è stata:
“sarà vero per la maggior parte di noi, ma non per il 100%. Ci sarà sempre un 1% che è disposto a impegnarsi per invertire la tendenza”
ah ok, quindi passo come metodo scientifico na roba che forse se ti impegni come una bestia con la famigerata forza di volontà c’è un 1% di possibilità che sopravvivi e superi i tuoi limiti genetici e 99% che schianti.. …
Troppi film Marvel fratello Navy Seal…quindi…si, tu sei un Avenger come Thor e ti stimo come stimo Thor.
Ma io non mi lancio dal balcone come superman, ho seri dubbi che inizierei a volare….
Sembrerebbe che per i motivatori tutte le strade portino al massacro.
E il massacro, a quanto pare, sarebbe la vita vera. Io sinceramente preferisco la vita falsa a sto punto. Non so tu.
Inoltre direi che senza aver affrontato tutte queste cose brutali, non è che io mi senta poi così zombie/pippa.
Ma sinceramente come mi sento io credo che conti anche poco. Così come dovrebbe contare poco per te, sapere come si sentono loro, o meglio, come dicono di sentirsi.
E’ importante affermare che questo filone motivazionale è veramente dannoso.
O forse dovrei dire che tutto il filone motivazionale è dannoso? Si Emilio hai ragione, ma c’è motivazione e motivazione.
C’è infatti quella più dannosa è quella un pò meno dannosa ahah
Prima di tutto andrebbe ridefinito filone manipolatorio, però usiamo ancora il termine motivazionale in modo improprio. Perché improprio?
Perchè la motivazione non ha nulla a che fare con il convincere e persuadere qualcuno a fare cose, nè a vendere speranza.
Sostanzialmente il filone motivazionale è composto da autori che fanno speech e scrivono libri che dovrebbero convincerti e persuaderti ad adottare e intraprendere comportamenti e modi di pensare, che solitamente vengono evitati come la peste dalla maggior parte delle persone, con la promessa che questi ti condurranno verso risultati estremamente desiderabili.
Quelli che, guarda caso, avrebbero raggiunto loro.
Spesso la retorica è quella di provenire, come abbiamo visto negli esempi, da una infanzia/adolescenza disgraziata, dalla quale si sono tirati fuori proprio adottando tale visione salvifica.
Loro sarebbero gli esempi da seguire, che incarnano le storie mitologiche che raccontano, millantando che tutti possono ottenere gli stessi traguardi.
Basterebbe, infatti, abbracciare tale visione per cambiare la propria vita in meglio e diventare dei drogati di dopamina come loro.
Come diceva in una vecchia pubblicità un dolcissimo bambino di colore per ricevere le donazioni del popolo occidentale pugnalato così da un feroce senso di colpa:
“basta poco….. che ce vò!”
La narrazione dei motivatori è, in fondo e infine, una mera riproduzione del viaggio dell’eroe, che va benissimo per la narrativa fiction, ma che nella realtà e nell’effettivo funzionamento psicologico dell’essere umano, trova ben poco spazio se non nell’accelerare il tuo trasferimento al cimitero.
Questi risultati promessi potrebbero essere quelli di:
- sentirsi persone degne di rispetto, orgogliose di sè, invece che schiappe prive di dignità
- stima e apprezzamento sociale invece che critiche umilianti
- successo sociale e pubblico, invece che essere etichettati come perdenti dallo stile di vita mediocre
- diventare invincibili nei confronti dei problemi e delle difficoltà della vita, tanto che ti può passare sopra un Tir ma tu ti rialzi più forte di prima, e alla fine, se non arriva lui, ti ci lanci proprio contro da solo .
- trovare la gloria e godere della vita, invece che essere uno zombie privo di vita.
- ottenere ricchezza e beni materiali, partner e fan sbavanti che ti corrono dietro, invece di essere invisibili e privi di interesse per l’umanità.
- rendere il tuo umore sempre positivo e gasato e sprizzare energia come una molla, invece che essere apatico, scazzato e svogliato.
- diventare fighissimi con addominali scolpiti invece che tristi omuncoli con la panzetta da birretta.
Insomma, ci siamo capiti, roba del genere. Roba da maschi e donne Alpha. I dominatori dell’universo.
In sostanza questi famigerati motivatori, in molti casi, non sono altro che una sorta di bulli travestiti da salvatori, che giustificano il loro punto di vista come l’unico e il solo giusto.
Specie se sei frustrato dalla tua vita e te ne preoccupi. Con un pò di volontà potresti anche tu diventare un mito come loro.
I grandi uomini in questione raccontano e aprono (apparentemente) il loro cuore, raccontando le loro disgrazie strappalacrime e ispirazionali, e mentre evocano l’ammirazione per le loro imprese incredibili, ti fanno sentire come se la tua vita in confronto sia misera e insignificante.
E nonostante la fortuna di non essere nato in un ghetto, picchiato quotidianamente da famiglia e compagni di scuola e di strada, spinto e costretto a delinquere, finito in carcere e in giri di droga e alcol, tu non hai approfittato per eccellere grazie allo slancio del culo di essere nato in una famiglia meno disfunzionale della loro.
I soggetti che vengono maggiormente colpiti da questo tipo di narrazione eroica, sono solitamente coloro che desiderano realizzare qualcosa di importante e di ricevere a tutti i costi la stima dagli altri, ma che stentano a riuscirci impegnandosi.
Mindset e Mentalità nella Coaching Psychology
Ci sarà qualcosa che non fai ancora abbastanza, ti dovrai forse impegnare un pò di più per convincere il tuo cervello a dare il 300 % che bonus 110% scansate?
Tra le categorie sensibili a questo tipo di messaggi, potremmo annoverare tutte quelle nelle quali il raggiungimento di risultati e intrinsecamente collegato all’attività svolta:
- Gli imprenditori, che spesso diventano tali, proprio perchè l’imprenditore è stato rivisitato come un ruolo eroico, solo grandi uomini e donne possono essere gli imprenditori di successo. Ed è certo che fare l’imprenditore richiede notevoli doti e capacità sopra la media: leadership, determinazione, capacità organizzativa, intraprendenza, coraggio etc.
- Gli sportivi, forse gli unici che hanno veramente diritto di parlare di vittoria e di sconfitta, in quanto attività agonistica dove il senso è proprio di sconfiggere l’avversario. Però rimane un gioco che dovrebbe finire usciti dal campo senza vittime.
- gli artisti, per via dell’estrema difficoltà di emergere, oltre alla presenza di premiazioni e titoli che decretano il vincitore e gli aspetti performativi dell’esibizione delle arti.
- gli studenti che devono raggiungere obiettivi scolastici, laurearsi, masterizzarsi, specializzarsi etc. come se fossero trofei.
- in generale persone ambiziose, fortemente convinte che l’innalzamento dello status sociale sia la strada per la felicità e la realizzazione, che vorrebbero essere e sentirsi di più di quello che sentono e reputano di essere, molte volte per via di mancanze affettive e trattamenti iniqui, che scatenano un senso di rivalsa più o meno intenso.
Tuttavia mi viene da dire che l’unica categoria, a parte quella sportiva, per la quale questi discorsi e retoriche hanno veramente senso è l’esercito, dove effettivamente, l’idea di andare a morire con onore appartiene alla natura stessa dell’essere un soldato.
Questo è il linguaggio dei soldati, delle truppe spartane. Come può diventare il linguaggio del civile?
La visione sottostante è che la vita è una guerra.
Ma se pure fosse, non tutti sono dei soldati e anche in guerra, esistono tante figure che non combattono sul campo.
Ora, non è che stia dicendo che questa retorica vada bene per i soldati, in realtà nemmeno per loro, ma nasce per loro, al fine di dare senso e giustificare l’idea di sacrificarsi per andare potenzialmente al macello.
Nasce quindi per manipolare i soldati e farli entrare in una trance suicida.
Tantissimi reduci, quindi superstiti, non è che tornano proprio dritti, ma estremamente traumatizzati.
L’eroe non è altro che un salvatore e il salvatore è un ruolo disfunzionale.
In realtà la guida più affidabile per l’evoluzione è il piacere, non la tortura.
I nostri sistemi educativi non hanno mai annoverato il piacere come prospettiva e recentemente è stato frainteso il concetto di divertimento come modello sotto forma della trappola del parco giochi, all’estremo opposto….
Non parliamo del piacere dopaminergico, fondato su scariche costanti di adrenalina ed euforia, che sono tutti stati di iperattivazione disfunzionale del sistema nervoso, ma il piacere sano, come quello dei bambini che giocano sereni nelle loro camerette o nel parco con gli amichetti.
Il dolore non guarisce con più dolore, come suggerirebbe l’espressione chiodo schiaccia chiodo, ma curandolo come si curano le ferite:
disinfettandole, col riposo, col recupero, con cerotti bende, con tutto ciò che dà conforto e rigenera tessuti e vitalità.
Il comfort è il sollievo che rivitalizza e da energia.
Se un’azione o una parola non ti offrono questo tipo di supporto, calore e sostegno, e come si dice in termini tecnici, non ti offrono un’esperienza di empowerment, non è possibile parlare di comfort e stai andando nella direzione opposta al tuo benessere e alla tua realizzazione.
Il vero motivatore dovrebbe essere invece un orientatore che aiuta ad indirizzare le tue risorse verso ciò che è meglio per te e non verso ciò che è meglio secondo lui e per lui.
Questo tipo di approccio e atteggiamento richiede una sensibilità e una capacità di ascolto per la quale i motivatori solitamente non sono affatto formati, troppo presi a raccontare la loro storia con un sottofondo costante di IO IO IO IO che piega il lettore o lo spettatore ad un genuflesso plauso.
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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