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Ci sono tantissimi modi di dire che elogiano gli errori come parte della vita, segno di chi vive veramente.
E’ impossibile non sbagliare, nemmeno chi non fa nulla è esonerato dall’errore.
E allora come mai molte persone sono paralizzate dall’idea di agire? Come mai la procrastinazione è così diffusa e difficile da sconfiggere?
Se fare errori è una cosa così gloriosa e degna di stima, come mai tu non ti sei buttato a sbagliare a destra e manca anche solo per essere elogiato come uomo d’azione ammirevole?
E come mai quando sbagli non gioisci?
Potremmo anche dire che rimanere immobili è un errore. E in un certo senso si.
Azione e movimento vengono considerati due stati contrapposti che si escludono a vincenda: se agisci non stai fermo, se stai fermo non agisci.
Ma le cose non stanno proprio così. Ti faccio un esempio.
Immagina di essere al mare su una scogliera rocciosa e i tuoi amici ti invitano a tuffarti da un’altezza di dieci metri. Tu sei più che ragionevolmente spaventato, per non dire terrorizzato, ma non vuoi essere considerato un codardo, né essere deriso dai tuoi amici che continuano ad incitarti.
La decisione da prendere è: o ti lanci o non ti lanci. Quale sarebbe la migliore cosa da fare in questo caso?
Diverse cose. Intanto decidere di non fare è già un’azione. Quindi hai agito. Hai scartato un’opzione e probabilmente ti sei salvato la vita. Il rischio di spiaccicarsi non è paragonabile alla sicurezza di non farsi niente con certezza.
C’è da dire che paralizzarsi non è una scelta, è un meccanismo di difesa automatico sul quale è difficile intervenire in prima persona facendo leva sulla propria volontà per sbloccarsi. Se ti sei immobilizzato contro la tua volontà, significa che le tue risorse non sono sufficienti o sono inaccessibili per superare il blocco e gestire la situazione che risulta più grande di te.
Se invece scegli di non agire, hai attivato un processo cognitivo decisionale che ti ha condotto a valutare di escludere quel tipo di azione comportamentale, cioè lanciarti.
Secondo. Puoi agire nei confronti dei tuoi amici, invitandoli a smettere di pressarti e che se vogliono lanciarsi possono farlo loro e tu puoi fotografare o filmare le loro prodezze (o eventualmente testimoniare il loro “sinistro” per l’assicurazione e la perizia della polizia).
Terzo. Mentre loro si tuffano puoi osservarli per iniziare ad apprendere come farlo anche tu, magari in un secondo momento, se capiterà l’occasione.E così via.
Ma come siamo arrivati ad essere impreparati di fronte ad un potenziale tuffo dalla scogliera?
Questo ci porta a considerare che una certa azione è frutto di tante piccole azioni che appartengono ad una sequenza. Come una scala, ogni gradino conduce al successivo e non è possibile con un salto solo completare un’intera rampa, a meno che non partecipi alle olimpiadi per il salto in lungo.
Il blocco, molto spesso, è proprio generato dal decidere se saltare in un burrone o meno. Ed è chiaro che il tuo cervello ti paralizzerà per non fartelo fare a tutti i costi. Bisogna costruire un ponte per attraversare il burrone. E’ semplicemente impostato male il problema.
In queste metafore che ti sto proponendo ci sono svariati elementi che puoi associare ai tuoi blocchi in modo da leggerli e scioglierli.
Un blocco, a cui abbiamo accennato, è il giudizio degli altri. Fare un errore, che è già un danno per te, di cui bisogna rilevare l’entità del danno, ha come conseguenza anche quella di essere giudicati male. Altro che elogi sulla tua abilità di fare errori.
A parole e per retorica si, nella pratica se sbagli solitamente è una pioggia di critiche e allenatori ed esperti che accorrono numerosi, dicendoti, raramente con garbo, come andava fatto e come si dovrebbe fare, nel caso in cui tu fossi l’artefice dell’errore.
Se non sei in grado di gestire le critiche come conseguenza naturale di qualsiasi azione, sarà quasi impossibile agire, incrementerà la possibilità di commettere errori per via dell’ansia, e agire sarà una fatica estenuante ogni volta.
Bisogna essere a proprio agio con le critiche, perchè è possibile, ma solo se sai come renderle innocue e immunizzarti.
Magari questo sarà il tema di un altro articolo, per ora voglio farti riflettere sull’idea che stare fermi molte volte è meglio che agire e che ciò che tu puoi ritenere stare fermo, spesso è un’azione o una serie d’azioni di una sequenza che condurrà all’azione ritenuta tale.
Troppo contorto? Appena entri nella logica diventa tutto molto chiaro. Magari rileggi questo passaggio e fai riferimento all’esempio sopracitato del tuffo.
Il blocco in molti casi, indica semplicemente che la direzione verso la quale ti vuoi lanciare, perchè te l’ha caldamente consigliato qualcuno, è sbagliata, ed è inutile insistere per capire come raccogliere il coraggio di lanciarsi.
Probabilmente ci saranno altre direzioni dove non ci sarà attrito. E queste solitamente hanno queste caratteristiche:
- c’è più da vincere che da perdere
- le senti alla tua portata
- sono in sintonia con le tue predisposizioni
- le senti più piacevoli che disturbanti
- non senti paura
- ti entusiasma genuinamente il frutto dell’azione e il modo di ottenere quel particolare frutto (cosa che viene chiamata controllo ecologico del processo)
- in pratica quasi non devi pensare se farlo o meno.
Facciamo un altro esempio per rendere l’idea di cosa stiamo parlando. Perchè lo so che potresti dirmi che nella vita tutte le cose importanti sono difficili e te le devi sudare e che il lavoro non è un hobby.
Immaginiamo che tu voglia fare dei video per i social per la tua attività, ma ti vergogni, non ti senti all’altezza, non hai le competenze tecniche etc. Ti sentirai bloccato in queste condizioni? Certo che si e procrastinerai all’infinito, stanne pur certo.
Ma se tu ti decidessi di fare un video col cellulare che guarderai solo tu, senza curare affatto l’aspetto tecnico, in cui parlerai a ruota libera su un argomento che interessa te, con lo scopo di esercitarti, sapendo che potrebbe fare schifo, perchè mai dovrebbe essere bello un video di questo tipo, senza prepararlo in alcun modo.
Potresti ripetere l’operazione diverse volte. Fare le tue valutazioni personali e accorgimenti per essere più sciolto, disinvolto, e abituarti ad essere in video in un processo graduale.
Potresti anche fare solo un video dove parli a caso, che non riguarda nemmeno l’attività, solo per abituarti a stare in video e rivederti senza provare disagio.
Non sarebbe già molto più facile e con meno attrito? Non ci sarebbero un’infinita di conseguenze negative in meno, pari quasi a zero?
Questo processo potrebbe durare mesi, per passare a successivi stadi o gradini di esposizione e apprendimento che condurranno poi al video postato sui social, che rappresenterebbe l’azione che stavi procrastinando.
E questo è solo un esempio di come si potrebbe procedere.
Tutto questo processo, l’intera scala insomma, sarebbe preferibile pianificarlo in anticipo nei suoi gradini principali, in modo da ridurre ulteriormente le potenziali conseguenze e ostacoli lungo al percorso (anche su come pianificare magari ci farò un articolo).
In conclusione, è meglio non fare niente quando ciò in cui ti vorresti imbattere non è alla tua portata, sarebbe un passo più lungo della gamba con diversi aspetti ignoti, che se si verificassero avrebbero un costo, almeno per te, emotivamente e materialmente insostenibile.
Se dovevi cadere per rialzarti nascevi gatto e invece sei nato umano, di vite ne hai una e non sette. Poi se proprio capita di cadere, ci trasformiamo in gatti per l’occasione.
Concludo dicendo che in molte occasioni, attendere e stare fermi fa si che le cose si risolvono da sole, che ciò di cui abbiamo bisogno arrivi a noi senza sforzo ed è necessario placare l’irrefrenabile interventismo che ci caratterizza culturalmente.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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