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Tutti i problemi dell’uomo provengono da non saper stare fermo in una stanza.
(Blaise Pascal)
Non sai stare fermo. Non fai in tempo a finire una cosa che ne stai facendo già un’altra, vero?
Adesso ti dico di chi è la colpa e come piantarla.
Prima di pensare che dovresti fare un corso di meditazione, che poi significherebbe fare qualcos’altro, vediamo cosa ti induce a muoverti di continuo, riempiendo la giornata di attività che nella maggior parte dei casi, ti lasciano un vuoto interiore e la sensazione di non aver concluso nulla.
Prima di tutto ti faccio una domanda:
Che idea hai tu dello stare fermo? Cosa credi pensino gli altri di una persona che sta ferma?
Vabbè sono due domande.
Hai risposto? Ok, prosegui.
Probabilmente non avrai (e gli altri non avranno) una idea positiva.
Una persona che sta ferma non è ben vista.
Detti come:
- ‘Chi si ferma è perduto’ (ma io so benissimo dove sto!)
- ‘Chi dorme non piglia pesci’ (vabbè, prenderò altro!)
- ‘Hai voluto la bici e adesso pedala’ (ma quale bici ho voluto?)
La dicono lunga sull’attitudine verso la stasi.
Per non parlare di stare al passo.
Se sei già indietro come potresti mai permetterti di fermarti?
Ma dietro rispetto a cosa?
Probabilmente ai ritmi imposti da mode, società, social, familiari, amici e così via.
Il mio invito non è quello di chiuderti in una stanza e immobilizzarti, stando fermo come una mummia, ma proprio il contrario.
Chi l’ha detto che fermarsi implichi non agire? E poi fermare cosa?
Sei bombardato da messaggi che ti dicono di fare, fare, fare in tutte le direzioni.
Nelle conversazioni la prima cosa che ti chiedono è ‘cosa stai facendo?’
‘E che gli rispondo se non faccio niente?’
Il problema più sottile è che non basta dire cosa stai facendo, ma che quello che stai facendo deve essere socialmente accettabile e non può essere certo ” sto fermo “.
Non puoi certo dire ‘sto lavorando a una formula per una nuova droga sintetica che sballa più dell’ecstasy e genera dipendenza istantanea’
Quindi fare qualcosa di approvato dalla società è la cosa più importante per non essere disapprovati appunto.
Ora, non ti sto invitando a sintetizzare droghe, voglio solo incitarti a darti il permesso di tirare il freno ogni tanto, amico mio.
Anche perché sembra che pensare non sia un’azione, e paradossalmente capita che la costante ipervigilanza verso l’azione, blocchi sia il pensiero che la tanto agognata l’azione.
Bisogna fermarsi per conoscersi, per essere se stessi.
(Tiziano Terzani)
Perché non ti chiedono: ‘Cosa stai pensando?’
Forse il successo di Facebook risiede proprio in quel suggerimento quando crei un post che riporta questa domanda.
Poi il sogno segreto di tutti sembra essere quello di non pensare a niente invece di rendere il pensiero il proprio miglior alleato.
Ecco quindi che l’azione, qualunque essa sia, diventa un unguento magico contro il rischio di pensare.
La meditazione sembra una via d’uscita, ma non lo è affatto se l’intenzione è quella di non pensare, e, purtroppo, in molti casi so che è così.
Cosa succede di cosi terrificante se ti metti a pensare?
Forse temi di essere assalito dall’ignoto che si nasconde nella tua mente e venirne sopraffatto, vero?
Ma tu vuoi sfuggire all’angoscia, quella tremenda sensazione che ti toglie fiato e ti manda in tilt.
E allora via pedalare verso giornate piene di cose da fare.
Se mantieni il ritmo, per un po’, può andarti ‘bene’. C’è chi pedala tutta la vita senza mai fermarsi sfuggendo al mostro.
Ma spesso il mostro se guardato in faccia non fa poi così paura.
Hai visto ‘il sesto senso’? E’ la storia del bambino che non poteva fare a meno di vedere fantasmi terrificanti, ma per poterli vedere ha avuto bisogno dell’aiuto del fantasma psicologo interpretato da Bruce Willis, che lo sostiene nel suo percorso.
Per guardare i fantasmi, invece di uscire, ha trovato la sua comodità e il supporto per affrontare ciò che temeva.
Ma l’angoscia aumenta sempre di più proprio con le azioni che ti spingono sempre più lontano dalla tua zona di comfort, lontano da te stesso, incasinato da realtà che ti estraniano totalmente dalla persona che sei.
E tu mi dirai:
‘Ma io chi sono?’
Prima di rispondere a queste domande, impariamo a fermarci, invece di incasinarti ancora di più l’esistenza. Forse è per questo che fa paura pensare.
Bisogna imparare come pensare non cosa. E tutti sono bravi a dirti cosa e non come. Ma questo sarà un altro capitolo del blog.
Potresti d’altro canto tentare di distrarti facendo cose che ti stordiscono, come vedere serie TV per giorni interi, oppure seguire training e corsi, leggere articoli che ti dicono cosa fare dandoti la sensazione di fare effettivamente qualcosa nella direzione giusta, cioè quella socialmente approvata (avere il fisico scolpito e dimagrire, studiare i 121 metodi per aumentare la tua produttività, etc).
Ma in realtà queste attività ti vendono in larga misura solo rassicurazione momentanea e ti fanno allontanare ancora per un po’ dalle tue paure e dalle tue angosce senza andare a toccare i nodi salienti verso il benessere.
Stai sfuggendo dall’unica cosa giusta da fare, perché non te la insegna nessuno e tutti la disapprovano e questa cosa è imparare a fermarsi.
Quello che devi fare è fermarti, smettere di ingoiare tutto questo cibo spazzatura spacciato per piatti gourmet e sintonizzarti con il tuo flusso naturale.
Ascoltare la tua voce sepolta.
Per arrivarci non ti nego che senza guida in molti casi è assai complesso.
Ma il Primo punto del fermarsi non è:
‘Se mi fermo dovrò ascoltare la mia testa! Affrontare i miei demoni! Aiuto!”
Ancora azione! Devi imparare a fare niente attivamente.
Sospendere il giudizio è calmare la tua mente iperattivata, tipica di una mente traumatizzata, altro che una persona nascosta nella zona di comfort.
Per fare questo bisogna mettersi in pausa. Darsi spazio avendo fiducia che l’azione verrà da sè.
Entrare nella zona di comfort non è facile per chi ha lavorato sempre nella direzione opposta usando tutta la sua forza di volontà.
Ora ti darò un piccolo suggerimento per iniziare, se vorrai e ti incuriosisce, questo non-viaggio verso l’apprendimento a stare fermo.
Potrebbe sembrarti una fesseria, ma ti assicuro che non è così e se mi hai seguito fin qui potrai comprenderne l’importanza.
Non fa differenza se sei una casalinga, uno studente o un mega manager, direttore assoluto, super professionista o atleta, artista.
Anzi, più sei impegnato e pieno di responsabilità, più ti sarà utile anche se non lo capirai subito.
Quando hai imparato a guidare la macchina ti hanno insegnato anche a spegnerla, giusto? Credo sia evidente l’utilità di spegnere la macchina, non mi piacerebbe l’idea di sapere che la mia macchina continua a vagare senza meta e non avere idea di dove andarla a riprendere e in quali condizioni.
Quindi fai così: Mettiti in una posizione comoda, fai un bel respiro piacevole, poggia entrambi i piedi a terra e ascolta come i piedi sono sostenuti dal pavimento.
Puoi partire da un secondo in questa posizione.
Ti è successo qualcosa di male?
No?
Bene, forse è stato anche un pochino piacevole sentire come i piedi fossero stabili e che il mondo non ti è crollato addosso.
Forse ora puoi provare due secondi o quanto è piacevole per te starci.
Fai questo esercizio solo se te la senti.
Tutto ciò che avverrà andrà bene offrendo feedback utili per imparare a sintonizzarti verso la tua stabilità.
Un altro piccolo ma potente esercizio è quello di continuare a fare qualsiasi cosa tu stia facendo ma rallentare leggermente la velocità dell’azione.
Nota cosa provi e se vuoi, inizia a rallentare sempre di più progressivamente.
Vedrai come bradipizzarsi possa essere veramente gradevole.
E mi raccomando:
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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