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La sensazione di non essere abbastanza
Una delle carenze principali dell’essere umano è quella di non sentirsi mai abbastanza. Sembra un paradosso, ma è davvero possibile sentirsi “abbastanza”? Da dove nasce questa condizione che spesso ci accompagna? In questo articolo esploreremo insieme le radici profonde di questo stato emotivo così democratico, che colpisce di qualsiasi estrazione e anche di grande successo, che spesso quelle più colpite.
La fragilità biologica dell’uomo e la compensazione tecnologica
Biologicamente, l’essere umano è inferiore a molte altre specie viventi. Come sottolinea il filosofo Arnold Gehlen, siamo un “progetto speciale” caratterizzato da una debolezza intrinseca che però compensiamo con la tecnica e la tecnologia. Queste ultime diventano un’estensione dei nostri arti, strumenti che ci permettono di superare i limiti biologici per vivere e agire efficacemente nel mondo.
La neotenia: plasticità e apprendimento continuo
A differenza degli animali, che nascono già dotati di istinti e comportamenti automatici, noi abbiamo bisogno di imparare continuamente. La natura ci ha fornito un meccanismo chiamato neotenia, che mantiene in noi parti immature per tutta la vita, favorendo la plasticità cerebrale e lo sviluppo costante. Questo lungo periodo di dipendenza e apprendimento è essenziale per prepararci alle sfide complesse del mondo esterno.
Unicità umana: talenti, carenze e integrazione sociale
Ogni individuo possiede talenti specifici ma anche carenze in altri ambiti. Non esistono persone perfette: spesso una qualità è bilanciata da una debolezza. Questa realtà ci invita a evitare giudizi superficiali e a riconoscere che siamo parte di un organismo più grande, un puzzle composto da molti pezzi diversi che insieme creano un tutto integrato, arricchito anche dalla tecnologia.
Tecnologia e illusione della perfezione
Spesso usiamo la tecnologia — dai filtri estetici al trucco — per mascherare le nostre imperfezioni e apparire “abbastanza”. Tuttavia queste strategie possono aumentare il disagio, alimentando una ricerca irraggiungibile della perfezione, che genera dissonanza cognitiva: il conflitto interno che ci fa sentire sbagliati o non meritevoli.
Il peso psicologico del sentirsi “non abbastanza”
Sentirsi non abbastanza può significare sentirsi non amabili o non degni, portando a severa autocritica o persino a forme di autolesionismo.
Non sentirsi mai abbastanza e percepirsi non abbastanza è così insostenibile perché è associato a significati più profondi:
- non sentirsi amati e non essere amabili in generale
- non sentirsi degni o apprezzati dal partner
- non sentirsi all’altezza
- non sentirsi valorizzati sul lavoro
- non sentirsi a proprio agio con una persona o più persone
- non sentirsi in grado di affrontare la vita
Nel film distopico Gattaca si evidenzia come la società emargini chi non corrisponde agli standard di perfezione, causando isolamento e sofferenza.
Verso l’accettazione di sé e la crescita autentica
Lavorare su se stessi non vuol dire negare i propri limiti o sentirsi difettosi, ma sviluppare consapevolezza accettando le imperfezioni. La vera crescita nasce dall’apprendimento continuo e dalla capacità di innovare mentalmente e materialmente per affrontare la realtà con maggiore efficacia.
Elaborare i traumi nascosti dietro il malessere
Spesso la sensazione di non sentirsi abbastanza è un segnale di traumi emotivi non elaborati. Affrontare questi traumi è fondamentale per recuperare l’autostima e il benessere emotivo.
Conclusione
Sentirsi “non abbastanza” non è una condanna ma un invito a intraprendere un percorso di crescita reale, basato sull’accettazione e sull’evoluzione personale consapevole.
Un abbraccio,
Dottor Emilio Gerboni
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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