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Alla faccia dell’evoluzione personale, ci hanno massacrato con le immagini apocalittiche e catastrofiche di una fine imminente dell’umanità. Ultimo degli esempi il film Don’t look up, dove Leonardo Di Caprio si trova a dover cercare di evitare invano lo schianto di un meteorite, un killer di pianeti, che decreterà la fine della Terra.
Certo, Di Caprio è proprio sfigato. Dopo essere affogato nella sciagura del Titanic si è beccato anche un meteorite.
Nel corso del film tutta la sua attenzione è concentrata nell’evitare l’inevitabile. Non la trovi una perdita di tempo?
Con una eccezione. Quando ormai realizza che il meteorite non verrà dirottato, lui si riunisce con la sua famiglia, e inizia ad orientarsi verso la sua evoluzione personale.
Passando sopra ai conflitti che precedevano l’evento, che appaiono insignificanti alla luce di ciò che sta per succedere, ed insieme ai suoi cari, si connettono a tutto ciò che ha veramente importanza e rappresenta la bellezza della vita. Affetti, relazioni, piaceri sani e apprezzamento di essere, piuttosto che dell’avere.
Le sciagure hanno il potere, talvolta, di ridimensionare le futili scorribande e problemucci dell’esistenza e riportare a focalizzarsi su ciò che conta veramente. Può avvenire un vero ricalcolo delle priorità.
E’ noto il fenomeno di coloro che hanno avuto esperienze pre-morte, tornando nel loro corpo tra gli altri mortali, abbiano sovente un cambio radicale della loro prospettiva, riorganizzando il loro stile di vita e dedicandosi ad una vita di significato, libera dalle sovrastrutture della società. Liberi dalla paura, finalmente recuperare ed estendere la propria zona di comfort.
E’ forse il caso di smettere di correre dietro ai goffi tentativi (dis)umani di perseguire dei miseri e miopi piani altrui, che generano solo confusione e caos, su cui hai poco o nessun potere, e che hanno invece la capacità distruttiva di decentrarti e destabilizzarti, proprio ponendoci la tua attenzione e la tua energia.
Essa va invece ridotta al minimo sindacale ed essenziale per evitare che, trascurandoli eccessivamente, tu possa subire conseguenze negative personali e sulla tua attività.
Vivere un momento storico turbolento, doloroso, faticoso e drammatico, ha però un vantaggio. Cioè, non è propriamente un vantaggio, è un fenomeno che puoi utilizzare a tuo vantaggio, dato che non hai alternative.
Queste fasi della vita hanno il potere di toccare tutti i nostri punti deboli e di scoprire la nostra vulnerabilità.
In questi casi abbiamo due possibilità:
- reagire in modalità automatica, solitamente alimentando copioni disfunzionali.
- Fermarti ed entrare in contatto con te stesso e osservare ciò che accade dentro di te.
Tutto ciò che incontriamo nella nostra vita ha la capacità di fungere da specchio per permetterti di vederti.
Di vedere le nostre parti ombra. Quelle parti che, se inconsapevoli, dirigono la nostra vita facendoci ripetere sofferti copioni che riproducono i nostri traumi e le nostre paure. E la vita ce li ripropone fino a quando non decidiamo di guardarli. O meglio, fino a quando eviti di metterti in condizione di guardarli.
Perchè se non hai le risorse per guardarli comodamente e meglio che non li guardi, anche se soffrirai comunque inevitabilmente del ripetersi di ciò che ti fa stare male.
“Rendi conscio l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.” Carl Gustav Jung.
Chiaramente ci sono eventi o stimoli che hanno su di noi un impatto più forte, capaci di toccare la nostra emotività, tali da scatenare la nostra reattività. Una sorta di perdita di controllo, dove non agiamo più spinti dalla decisione che reputiamo più corretta per la situazione, ma dall’impulso che ci viene in risposta al male che ci viene provocato.
In Psicoterapia è noto il fenomeno del contro-transfert.
Il modo corretto di affrontare questa dinamica da parte del terapeuta, non è quella di imparare come si risponde meccamicamente ad un “attacco” dettato da una proiezione della persona, ma dall’entrare primariamente in contatto con se stessi per osservare le associazioni personali che questa proiezione suscita nel terapeuta, permettendogli di andare in profondità ed espandere la sua flessibilità.
Le persone che hanno subito traumi importanti e conflitti relazionali con le loro figure di attaccamento, hanno spesso la capacità di toccare i punti deboli delle persone. Come se avessero un radar.
Come Bart riesce a far scattare l’ira di Homer, solitamente imperturbabile di fronte alla situazioni più assurde, e finisce per strozzarlo al grido di “Bacarospo !!”.
Ad esempio, fuori dal contesto terapeutico, coloro che hanno un funzionamento narcisista, possiedono un vero e proprio laser nel mirare e colpire specifiche prede su specifici punti, persone sensibili al loro assoggettamento per via della loro storia personale.
Ma chiunque in certe condizioni può scatenare in noi delle reazioni disfunzionali. Possono essere clienti, partner, amici, conoscenti, parenti, passanti. Chiunque entri nella nostra vita e per qualche ragione sia attivato egli stesso. Come se ci fosse una risonanza dettata dal contesto.
Verso queste persone e situazioni c’è spesso un’ambivalenza di attrazione/repulsione.
Incontrare persone che ti mettono in difficoltà, può essere utile nei termini di rendere consapevole quei punti deboli scoperti, che possono essere colpiti a tua insaputa, per poter chiudere gli “spifferi”. Chiaramente la sede adatta non è il confronto con tali soggetti ma bensì quello terapeutico.
Quando una squadra di calcio viene sconfitta, ciò che si fa e rivedere insieme la partita con l’allenatore e analizzare gli errori e i processi che hanno condotto alla sconfitta per poi allenare quegli aspetti in modo da potenziarli.
Lavorare su questi aspetti permette di espandere la propria flessibilità e zona di comfort rendendoci capaci di non essere più reattivi, ma di recuperare il timone della propria azione personale, cambiare prospettiva e vivere gli acting out non più come attacchi personali, ma come messaggi del puzzle che servono a risolvere il problema che genera sofferenza nella persona, imprigionandola.
La parola chiave è osservare. Osservare con padronanza è lo strumento terapeutico più potente che esista.
Alla luce di quanto detto, risulta evidente come un periodo storico, così attivante per tutti, i cui stimoli sono capaci di toccarci nel profondo, diventa uno specchio gigantesco, una lente di ingrandimento, per poterci riflettere e vedere con chiarezza tutti i foruncoli e peli incarniti più nascosti per liberarcene.
Scusa l’immagine un pò trash, ma è uno dei miei super poter creare immagini trash, non l’ho chiesto io, mi è stato donato.
Come diceva Jessica Rabbit, mi disegnano così.
Quindi se non sai come affrontare questo periodo difficile, una buona idea è quella di approfittarne per ri-vederti, osservarti alla luce delle attivazioni che l’ambiente è capace di elicitare. Già questa sarà una contro-tendenza alla consueta reattività ed un vero e proprio cambiamento terapeutico in atto.
Ricordo infine che l’evoluzione personale non rappresenta un comparto a sè stante diviso dall’evoluzione professionale, ma bensì è sovraordinato ad essa. In termini più semplici, viene prima l’evoluzione personale che ha un impatto profondo a cascata sull’evoluzione professionale.
Grazie a questa evoluzione personale i cambiamenti avvengono spontaneamente, i blocchi si sciolgono in automatico, senza doverti più tormentare e rimuginare su come risolvere i problemi esterni che, nell’attuale livello evolutivo, risultano insormontabili.
Solo così possono sciogliersi quegli intoppi che ti trovi ad affrontare ciclicamente al lavoro, che, essendo un luogo dove si passano tante ore in genere, è senz’altro un contesto dove è frequente venire toccati da stimoli più o meno importanti.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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