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Il termine empowerment, secondo wikipedia, indica un processo di crescita, sia dell’individuo sia del gruppo, basato sull’incremento della stima di sé, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l’individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.
Probabilmente il tipo di potenziamento più centrale, per elevare esponenzialmente i propri risultati, è uno di quelli ancora meno considerati in ambito formativo.
La formazione business è spesso concentrata sull’apprendimento di metodi, strategie, tattiche, procedure e tecniche di diverso tipo, conoscenza del mercato, dei prodotti, dei servizi e, anche a livello di comunicazione, l’aspetto su cui si batte il chiodo rimane quello di fornire istruzioni di comportamento, di come porsi con il cliente, con i fornitori, con i dipendenti etc.
Tutte cose utilissime e fondamentali, ma che possono essere invalidate proprio dall’aspetto emotivo.
L’intelligenza emotiva, portata alla ribalta da Daniel Goleman, riguarda “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguerle tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni” così definita dai professori Peter Salovey e John D. Mayer, i primi che ne hanno parlato in un loro articolo del 1990.
Nonostante la grande risonanza dell’argomento, devo dire che, l’analfabetismo emotivo regna sovrano.
Lo vediamo tutti i giorni nelle piazze dei social e nelle attività quotidiane.
E’ la causa della maggior parte delle situazioni spiacevoli che ti fanno maledire la giornata appena trascorsa.
Oltre a questo, l’analfabetismo emotivo, è responsabile anche della scarsa performance in tutti gli ambiti squisitamente tecnici, tra i quali quelli che abbiamo citato sopra.
Se non sei padrone delle tue emozioni, la capacità di comprendere, apprendere, contestualizzare, agire in modo efficace subirà un calo drastico.
Hai presente a scuola quando capitava che un compagno, durante un’interrogazione faceva scena muta? Una situazione agghiacciante. Il povero malcapitato veniva facilmente etichettato come stupido.
Molto più verosimilmente, le sue capacità erano bloccate dalle emozioni di vergogna, ansia, paura, angoscia che inficiavano la sua performance a partire dalla fase di apprendimento, finendo per convincerlo di essere veramente stupido, in un drammatico circolo vizioso.
Le emozioni che non siamo capaci di controllare, finiscono per renderci delle amebe.
Hai presente la scena del celebre film Amelie, dove ogni qualvolta da bambina veniva visitata dal padre medico, spesso assente e poco affettuoso, si emozionava a tal punto di ricevere attenzioni da lui, da paralizzarsi e manifestando una forte tachicardia, che aveva portato il padre a pensare che lei avesse un problema cardiaco.
La bambina non era in grado di esprimere ciò che stava vivendo, non se ne rendeva nemmeno conto, non potendo essere in ascolto delle sue emozioni e del suo vissuto. Era così costretta a subire la situazione. Da grande, questa esperienza e tutte le altre che a cascata andranno a formare la sua vita, condizioneranno il suo modo di essere in situazioni che nulla avevano a che fare con quelle originali.
Per questo capita assai spesso che ciò che ti prefiggi nella mente, cioè in teoria, nella pratica non avviene. Ti riproponi di introdurre nuove procedure nella tua attività, di gestire le cose diversamente, di far partire nuovi progetti, ma le cose non vanno come ti immaginavi.
Come potenziare la tua intelligenza emotiva al fine di poter realizzare ciò che ti eri prefissato nei propositi e far finalmente decollare il tuo business? Vediamo alcuni passi che possono guidarti in questa importante dimensione:
1- PRESENZA
Focalizzarsi sulla presenza per ampliarla, significa sviluppare la capacità di essere consapevoli di sè, del proprio stato emotivo, dei segnali che arrivano dal nostro corpo e dalla nostra mente, senza reagire ad essi in modo automatico.
La pratica principale per sviluppare la presenza è l’auto-osservazione libera dal giudizio.
Essere capaci di descrivere ciò che stai sperimentando, sviluppando la terminologia più calzante al proprio vissuto, imitando l’abilità di un poeta, senza etichettarlo con qualche auto-diagnosi o interpretazione causale, del tipo “ieri devo aver mangiato pesante, devo smetterla di cucinarmi tutte quelle schifezze…..golose”. Prendere coscienza di sè, incuriosendosi di cosa si sta provando e pensando e cosa il corpo, da ogni sua parte, sta inviando come messaggi.
2 – RICONOSCERE I COPIONI
Dopo aver osservato ed aver recuperato la presenza di sè, possiamo passare a decifrare i pattern automatici che ci guidano strutturandoli in copioni. In questo caso potremo identificare i trigger, ovvero i pulsanti che attivano quello specifico copione, in modo da poter anticiparlo prima che scatti. Se ad esempio scatti ogni qual volta un cliente entra in negozio, noti che il tuo stato d’animo cambia e ti indisponi nei confronti della prossima possibile interazione che avrai con lui, potrai portare attenzione su cosa avviene dentro di te, quando quello specifico pulsante viene premuto. Potresti provare una fitta allo stomaco, oppure una tensione sull’addome, i muscoli del volto tendersi. Sono risposte che non possono essere controllate perchè generate dal cervello limbico che regola automaticamente le risposte emotive.
3 – RISTRUTTURARE I COPIONI
Proprio come una sceneggiatura, è possibile riscrivere il copione che conduce al comportamento automatico indesiderato o non ottimale, modificando il significato che quel segnale ha acquisto per noi attraverso gli apprendimenti del passato.
Tutti i nostri automatismi nascono da memorie registrate nella nostra esperienza che si traducono in apprendimenti automatici fuori dal nostro controllo.
Questi apprendimenti ci fanno vedere la realtà attraverso una prospettiva che fa scattare in noi determinati sentimenti e comportamenti che, una volta avviati, non possono essere interrotti o modificati attraverso la forza di volontà. Essi devono essere trasformati prima che la situazione si ripresenti ed è possibile farlo attraverso l’immaginazione, rivivendo la scena, possibilmente al ralenty e da differenti angolazioni, introducendo piccole modifiche registiche.
Il tutto va sentito profondamente nel corpo, rivivendo la situazione in un momento di tranquillità, dove il nostro stato percettivo sia diverso da quello attivato dal trigger. In questo modo le situazioni potranno essere sganciate dalle memorie del passato ed associate a nuove reti. Veri e propri percorsi neurali.
Il consiglio è quello di provare a sperimentare questa tecnica su piccoli copioni con un livello di disturbo molto basso, invece di colpire subito il mostro finale.
Spesso su queste situazioni problematiche, si tende a chiacchierare e a cercare di razionalizzare, cercando di capire perchè, come ci si dovrebbe comportare, portare l’attenzione sugli errori degli altri e su come sono stati inopportuni. Ma purtroppo tutte queste cose non funzionano, se non ad alimentare il ripetersi di questi spiacevoli eventi.
Questo per due ragioni:
- la prima è che il livello mentale incide molto poco sul livello emotivo. Se non abbiamo sperimentato attraverso il corpo il cambiamento, non sarà possibile manifestarlo, e allora ti sarai fatto solo un sacco di seghe mentali, o meglio, rimuginazioni camuffate da ragionamenti, che vorrebbero essere un tentativo di liberarti del disagio vissuto, ma di cui sono un sintomo.
- la seconda è che orientandosi sugli errori degli altri, invece che sulle tue risposte automatiche e sulla tua chiave di lettura della situazione, perdi il potere di modificare la situazione, dato che gli altri non possono essere manovrati come burattini, anche se capisco che potrebbe essere bello se fosse così. Inoltre rinforzi la prospettiva percettiva che reitera il copione, e fa si che il trigger scateni lo stesso identico film, proprio come il cane di Pavlov continua a sbavare ogni qual volta suona la campanella.
Stay cushy, not pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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