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L’attacco di panico è ormai divenuto un argomento divulgatissimo.
Chi ne soffre conosce il significato di vivere nella paura, organizzandosi nella giornata per prevenire di averne un altro. In questo modo, pur molte volte non presentandosi, l’attacco di panico finisce per governare la vita della persona che ne soffre. Vivere nella paura vuol dire non vivere la vita che si potrebbe.
Sicuramente molti, come è lecito aspettarsi, ripetono all’incirca le stesse pappardelle 🙂 (ecco perchè qui non le troverai).
Altri forniscono informazioni sbagliate. Ma questo discorso si può fare praticamente per quasi la totalità dei TOPIC 🙂
In questo caso però la cosa strana è che ci sono solo ripetizioni e non informazioni aggiuntive (corrette). In particolare mi pare emerga praticamenete da tutti la rappresentazione del fenomeno panico come se fosse un processo ad una sola dimensione.
Forse meglio avere a che fare con un nemico che con molti dalle molte facce?
E’ veramente rassicurante poter dire o pensare “SOFFRO DI ATTACCHI DI PANICO” ?
Certamente spesso chi ne soffre ha un cattivo rapporto con l’incertezza della vita per cui risulterebbe plausibile pensare di rassicurarsi in questo modo….
Se si vuole stare veramente bene ed uscire dalla propria trappola, non ci si può accontentare di una rassicurazione del genere.
Pertanto in questo articolo cercherò di fare luce su alcuni aspetti sommersi che riguardano l’attacco di panico.
1. L’ATTACCO DI PANICO PUO’ NON ESSERE UN DISTURBO A SE’ STANTE
Ci si spaventa per le reazioni somato-emotive del proprio organismo di fronte a delle situazioni che possono riguardare altri disturbi:
depressione, fobia sociale, conflitti relazionali con familiari o al lavoro,
ossessioni, dipendenza… praticamente potremmo dire che TUTTI I DISTURBI POSSO CONDURRE ALL’ATTACCO DI PANICO.
Ad esempio, nella depressione, l’acuta percezione di disperata assenza di prospettiva può condurci al panico perchè può farci sentire senza terra sotto i piedi.
Può essere quindi un tassello di una problematica più ampia, oppure essere un potenziale esito della problematica sottostante.
2. L’ATTACCO DI PANICO PUO’ ESSERE UN DISTURBO A SE’ STANTE
La cosa che maggiormente confonde è che l’attacco di panico può essere ANCHE un disturbo a sè state che non ha a che vedere con altre problematiche.
In questo caso è legato all’emozione della paura di morire improvvisamente collegata a delle sensazioni corporee che scatena una serie di retroazioni, ovvero delle reazioni di difesa (cercare di non pensare, sforzarci di rilassarci etc.) che invece di ridurre le sensazioni le amplificano conducendo all’escalation della crisi di panico.
3. LA DINAMICA CHE SCATENA IL PROCESSO CHE GIUNGE ALL’ATTACCO DI PANICO PUO’ PARTIRE DA EMOZIONI DI DIVERSO TIPO
Con questo intendo dire che non è solo la paura che porta ad avere il panico ma esso può derivare dalla rabbia, dal dolore, dalla vergogna, dall’angoscia, dalla frustrazione, dall’insoddisfazione e addirittura dalla gioia. In tutti i casi avviene una battaglia tra mente e corpo dove la mente è destinanta a perdere inesorabilmente.
Se sono molto arrabbiato, per cercare di trattenermi posso arrivare ad un punto di saturazione che mi conduce alla crisi di panico.
Va da sè che vanno fatte cose diverse che in altri casi per sbloccare la situazione.
4. L’ATTACCO DI PANICO NON E’ EQUIVALENTE A STATI ANSIOSI ACUTI
Spesso persone che vivono stati ansiosi costanti e frequenti alti e bassi, riferiscono di soffire di attacchi di panico.
Ma l’attacco di panico, in senso stretto, nella sua fenomenologia è ben definito ed è proprio per questo che ad esso ci si riferisce come una sola cosa.
Ma la fotografia statica non riesce a coglierne il funzionamento nelle diverse casistiche.
L’ansia è uno stato, al contrario, ASPECIFICO che rappresenta un’attivazione dell’organismo che si prepara ad affrontare particolari situazioni, sia gradevoli che sgradevoli nelle quali percepiamo delle potenziali minacce o semplicemente cogliamo, a livello consapevole o inconsapevole, un certo grado di incertezza.
5. L’ATTACCO DI PANICO PUO’ DIPENDERE DA STATI DOMINANTI DELLA PERSONALITA’ O EVENTI CONTINGENTI
Se parliamo nei termini della Psicoterapia Evolutiva ad esempio, LA PERSONALITA’ INFANTILE include come sintomo l’attacco di panico.
Immaginate un bambino da solo abbandonato dalla mamma in una situazione più grande di lui (praticamente tutte). Non credete che ciò che sperimenterà potrà essere uno stato di panico?
Lo stesso può avvenire in condizioni personali o collettive sopra le nostre capacità che conducono ad episodi di panico. Tuttavia non va confuso l’attacco di panico con quelle situazioni dove la persona perde il controllo perchè in TILT (ad esempio durante fenomeni naturali catastrofici come terremoti o incendi che conducono a comportamenti “poco lucidi” di fuga o difesa da parte delle vittime).
In questi casi parliamo di perdita di controllo che è quella che vorrebbe evitare chi ha….
6. PAURA DI PERDERE IL CONTROLLO CHE CONDUCE AL PANICO
E’ invece proprio la paura di perdere il controllo che può condurre a quella forma di perdita di controllo che è l’attacco di panico.
Lo inserisco a parte perchè questa macro-categoria rappresenta tantissimi altri sotto-sistemi e tipologie di potenziali paure che richiedono interventi personalizzati.
La paura di impazzire, la paura di fare del male ad altri o a se stessi, la paura di dimenticare le cose o di sbagliare, la paura di farsela addosso etc.
In conclusione quando si “scopre” di soffrire di attacchi di panico:
1. dovremmo realizzare che sono un possibile effetto della particolare modalità con cui cerchiamo di CONTRASTARE delle sensazioni provenienti dal nostro corpo che, a loro volta, sono l’effetto della nostra interpretazione del contesto in cui ci troviamo. Questa lettura del contesto avviene sia a livello conscio che inconscio (o preconscio). L’interazione e l’eventuale discrepanza tra queste due letture avrà un effetto sulle sensazioni sperimentate che potranno essere più o meno minacciose.
Ad esempio affronto una situazione che ritengo a livello conscio sicura ma nella quale sperimento sensazioni di disagio. Questo può portarmi a preoccuparmi delle sensazioni che provo, generando ulteriori sensazioni sgradevoli e così via.
2. dovrebbe condurci dallo psicologo e non dallo psichiatra.
Questo perchè, se come abbiamo dimostrato, l’attacco di panico non è un disturbo a sè nella maggior parte dei casi, ma un esito comune a molteplici sottostanti problematiche,
un farmaco per il panico risulta essere un non-senso che può, al massimo, avere l’effetto di metterci un gesso che ci seda provvisoriamente.
Così come del resto dire “HO MAL DI PANCIA” può voler dire tutto e nulla se non che avvertiamo un dolore nella zona addominale ma che potrebbe essere l’effetto di tantissime diverse condizioni patologiche dalle più semplici alle più gravi.
In qualche caso l’uso del farmaco può essere una magra consolazione accettabile se trattata come una condizione provvisoria, una momentanea stampella che ci sostiene a lavorare meglio dal punto di vista psicologico.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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