condividi su:
Ti hanno fatto credere di essere un pigrone se non agisci abbastanza.
Che se solo volessi potresti ma tu ti crogioli sugli allori.
Che se non agisci vuol dire che ti stai nascondendo nella tua zona di comfort, ma non sanno che è proprio quando ti trovi nella tua zona di comfort che agisci con spontaneità e piacere.
La realtà è questa: se non agisci, significa che sei traumatizzato.
“Se vuoi, puoi” e io rispondo “ma quando mai“
Ti hanno fatto credere che tu sei un perdente perché, al contrario dei vincenti, invece di soluzioni cerchi scuse. Un vero vincente se cade si rialza.
Ma la verità è:
Quanto già hai provato a cambiare? Quanta forza di volontà hai bruciato facendoti uscire l’ernia? Quante delusioni hai accumulato anche da chi doveva aiutarti e invece ti ha detto che se non riesci il problema sei tu.
Ma giusto per fare un esempio drammatico… non mi sembra che il povero Schumacher si sia potuto rialzare dalla caduta. Nessuno lo può biasimare e fuori dalla sua volontà.
Ti faccio questo esempio per un semplice fatto. Le ferite psicologiche, al contrario di quelle fisiche, sono invisibili agli occhi altrui (oltre che ai tuoi).
Siamo ciechi di fronte a quelle ferite perché non ti insegnano a conoscerle semplicemente perché non le conoscono e per questo sono in buona fede. Una terribile buona fede.
Come insegnare qualcosa che non si conosce?
Non si può, ma non conoscere una cosa così fondamentale quando lavori con le persone, è un limite gravissimo. Una lacuna disastrosa.
E’ come se tu portassi l’auto dal carrozziere è lui non conoscesse come funziona il motore e ti dicesse:
“qui è tutto apposto, probabilmente lei gira male la chiave“
Che le persone comuni, i non specialisti, non capiscano ci può anche stare, anche se io penso che dovrebbero essere realmente tutti un pò psicologi (non credersi un pò psicologi, esserlo), perché essere un pò psicologi non significa rubare la professione a nessuno, così come essere un pò cuochi non significa rubare il lavoro ai cuochi.
Direi che saper cucinare è un’abilità di base della persona adulta autonoma 🙂
E se sai un pò nuotare non significa che rubi il lavoro ai nuotatori. Potrei andare così avanti per ore, ma spero tu abbia compreso il messaggio. Altrimenti dimmelo che riparto.
Ma dicevamo.
Dato che le ferite psicologiche sono invisibili, sia tu che le persone intorno a te, non si capacitano del perché tu non riesca a fare quel passo in più.
Se tu vai da un Business Coach, o presunto tale, anche volendo, per essere ottimisti, bravo in materia Business, lui non riconoscerà quali sono i punti che ti bloccano realmente e ti spiattellerà miliardi di azioni da fare che ti angosceranno ulteriormente facendoti sentire un impedito.
Questo perché non è in grado di riconoscere i tuoi personali e specifici punti di blocco.
A questo punto le possibilità di lettura dettate dall’ignoranza e dall’essere inesperti sono due:
1. sei cattivo in tutte le sue declinazioni (un’opportunista, uno che se ne approfitta, uno pigro, un debosciato, rosso malpelo, un furbetto, uno stronzo etc.)
2. sei malato (un minorato, un handicappato, un essere inferiore, sei stupido, un perdente, non sei abbastanza, non sei all’altezza etc.)
Nel primo caso sei odiato e disprezzato. Nel secondo fai pena ed escluso.
Non sono due belle prospettive. Ancora peggio se finisci per crederci anche tu.
Ma ti faccio un esempio. Fino a pochi anni fa, se non andavi bene a scuola, eri appunto visto come un bambino cattivo oppure uno stupido che non ce la può fare.
Poi la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner e la “scoperta” dei disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia, hanno ribaltato la prospettiva.
Certo, i DSA non sono il massimo, in un certo senso ti riportano al punto 2: sei malato.
Ma se queste manifestazioni vengono lette senza ignoranza, e non chiamati più disturbi, è come se ti dicessero che hai gli occhi azzurri o neri, ovvero descrivere delle caratteristiche di apprendimento prive di connotazioni
Moltissimi bambini con la dislessia sono diventati personaggi di successo proprio perché in realtà molto dotati e talentuosi.
Potresti essere uno di quelli che invece vive sempre fuori dalla zona di comfort come un pesce fuor d’acqua, che ottiene anche dei discreti successi ma ad un costo esagerato e solo con un abuso costante della forza di volontà.
E come se tu partecipassi ad una corsa con il muscolo contratto, oppure fossi portato per i 100 metri e gareggiassi al salto in alto.
Anche Michael Jordan, il giocatore di basket più forte di tutti i tempi, quando a fine carriera ha deciso di giocare a baseball era uno tra i tanti, un mediocre giocatore.
Possiamo quindi definire due tipologie di traumatizzazioni:
1. sei nella tua area naturale di predisposizione ma hai una o più ferite psicologiche
2. sei fuori dalla tua area di predisposizione naturale è questo ti traumatizza oltre che farti rendere molto meno ad un costo molto alto.
Ora non mi fraintendere, non è che tutti sono o dovrebbero essere dei geni assoluti ma ognuno ha il diritto di stare bene e di vivere una vita nella sua comfort zone, che è la zona della salute e del benessere, dove i tuoi ingranaggi si allineano facendoti sentire a tuo agio e libero di esprimerti.
Se non si interviene sulla traumatizzazione, non si otterrà mai questo risultato e non è una cosa che puoi fare da solo, così come non puoi tagliarti i capelli da solo, né toglierti i denti cariati da solo.
La stessa capacità di apprendimento, di acquisire nuove conoscenze e abilità così come di calarle nella tua realtà sarà compromessa.
Il piacere è nell’azione e se non agisci significa che non provi piacere e se non provi piacere non si tratta di comfort zone ma di una gabbia, magari dorata, ma sempre di gabbia si tratta, dove sei immobilizzato e dove puoi muoverti il giusto per non soccombere.
E se il piacere sta nell’agire, qualcosa dovrebbe farti pensare che c’è da sistemare qualcosa per raggiungere la spontaneità negata dal trauma prima di lanciarti in qualche infruttuoso ulteriore tentativo dannatamente costo in termini di energia, stress ed efficacia.
È molto meglio non agire piuttosto che agire inutilmente, frammentariamente, insufficientemente, come fa l’innumerevole superflua inane maggioranza degli uomini.
(Fernando Pessoa)
Stay Cushy, Not Pushy !
UNISCITI AL CANALE TELEGRAM DI QUIETMOOD
- Autore
- Gli ultimi post
La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
Social