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Se sei ancora convinto che diventare un robot sia una figata, non leggere questo articolo e aspetta che la tecnologia ti permetta di trasformarti in un cyborg schiaccia esseri umani.
Se nonostante la mia avvertenza ti piace considerarti una macchina perfetta ma stai leggendo lo stesso questo articolo, ricorda che come insegnano i migliori testi di fantascienza, la vera forza del cyborg risiede nella sua umanità, persa quella, rimane solo un mucchio di ferro.
L’uomo che non deve chiedere mai è in realtà un robot, non un uomo. Tutti ci sentiamo inadeguati e difettosi se il termine di paragone è una macchina perfetta.
Ciò che scrivo qui è stato ispirato da un articolo che va contro la “concezione della vita intesa come una performance o come un insieme di regole da seguire per ottimizzare le proprie prestazioni, avendo una percezione di sé pari a quella di una macchina o di un computer, è che non tiene in conto di alcune cose fondamentali, come per esempio il fatto che non si possono controllare le persone come se fossero oggetti“
Effettivamente bisogna ricordasi o comprendere che successo, produttività e soldi sono un effetto non un fine.
Sempre citando l’articolo, sul finale suggeriva che “in un’era in cui è necessaria un’alternativa, forse dovremmo cercare di stilare una lista delle dieci cose da fare per pensarci più come esseri umani che come generatori di soldi e successo“
Ed ecco qui che ho provato a stilare la mia lista, non di 10 ma di 7 cose, perché noi esseri umani siamo fatti così, ci escono le cose imprecise.
L’umanità è spesso (fra)intesa come debolezza, come uno scomodo intralcio di cui liberarsi.
Molti imprenditori se potessero assumerebbero solo robot a causa dei presunti limiti dell’essere umani. Indisciplinati, non eseguono le direttive, hanno bisogno di riposarsi, bisogna addirittura parlarci personalmente, sono esseri irrazionali. Insomma un casino.
Per non parlare delle donne! Ti rendi conto che si fermano per partorire ! Hanno il ciclo e gli ormoni !! Oddio ma quanto sono umane? Sono troppo umane !!! Ma chi le vuole assumere o averci a che fare, non ci si può ragionare! Meglio le bambole di silicone con cui andare a letto….. (per chi non lo avesse capito sono ironico).
Ma nelle mie sedute psicologiche mi sono reso conto spesso che il sogno segreto di quasi ogni uomo di successo è proprio quello di abbandonarsi e spogliarsi della sua corazza di titanio ed essere accettato per quello che è. Alla fin fine anche lui (tu?) è un essere umano, no?
Pochi si rendono conto, però che stanno perseguendo la via opposta a questo risultato.
Umanità non vuol dire mostrare i propri difetti, malattie, nevrosi, turbamenti interiori, comportamenti imbarazzanti, pubblicamente senza veli.
Queste manifestazioni sono spesso il prodotto del rifiuto della propria umanità da parte di se stessi e di chi appartiene al tuo ambiente. Sono le ferite da curare assolutamente. Le porti dal dottore e agli altri fai vedere le cicatrici, non il sangue che sgorga privandoti della tua vitalità.
Controllo totale, riconoscimento pubblico e approvazione totale sono i gingilli scintillanti e illusori che la ricerca di produttività e ricchezza promettono senza poter mantenere, proprio come il gatto e la volpe hanno ingannato il povero Pinocchio.

I nostri problemi personali e interpersonali sono l’effetto della disumanizzazione, non viceversa.
Ecco quindi i miei sette consigli per te, che nonostante tutto, coi tuoi bug e le tue apparenti inefficienze, vorresti restare uomo. Ti assicuro che sei un buona compagnia anche se non tutti lo potranno o vorranno riconoscere di appartenere alla razza degli esseri umani.
1. pensa all’essere umani come un valore non come un intralcio da abbattere
“Se solo fossi più produttivo”
“Se solo fossi più freddo ed egoista”
“Se solo fossi più concentrato”
“Se solo fossi più colto di un’enciclopedia britannica “
“Se solo potessi controllare le persone col joystick”
Ecco come pensare all’umanità come un intralcio.
Non ci siamo amico, gli esseri umani apprezzano e ricercano altro.
Ma potresti uscire da questa illusoria fantasia di fuga. Iniziando invece a riconoscere come sia bello che la tua mente sia libera di vagare a suo piacimento.
Come sia bello essere riscaldato da sensazioni ed emozioni che mi indicano che sono vivo.
Come sia bello essere curiosi, imprevedibili, senza senso, non sapere, essere mortali e fragili, diversi, complessi, sognatori, cazzeggiatori.
La fantasia di fuga da se stessi dipende dal fatto che ti stai sforzando nella direzione errata di diventare un robot. Quando ti accorgi di usare allo sfinimento la tua forza di volontà, significa che cerchi di liberarti della tua umanità.
Non serve né la forza di volontà né, soprattutto, cercare di essere un cyborg per stare bene e sprigionare le proprie potenzialità.
2. Riconosci i doni dell’essere umani
In che modo le qualità dell’essere umani rappresentano dei doni?
Intanto è perché siamo così e non robot che abbiamo esteso la nostra sopravvivenza (anche troppo forse nei confronti del resto della natura) fino ad oggi.
Tutto ciò che ci ha condotto qui oggi è stato accuratamente selezionato dall’evoluzione ed ora è minacciato forse come contromossa ecologica di riequilibrio per auto-sterminarci.
Il potenziale creativo deve poter fluire senza meta come pura gratificazione fine a se stessa. È il potere dell’inutile.
Oggi siamo ossessionati più dalla funzionalità che dal piacere di un’esperienza.
Se una cosa non serve ci sembra di perdere tempo e di essere stupidi dimenticandoci che il gioco è la fonte della vita.
3. incoraggia e promuovi l’umanità degli altri e negli altri
Umanità significa anche e soprattutto connessione e collaborazione rispettosa.
Non puoi schifare gli altri senza schifare te stesso.
Puoi schifare ciò che causa la disumanizzazione, l’essere zombie e le corazze che portiamo addosso. Se riconosci di appartenere agli esseri umani schifare è inevitabile, il disgusto è infatti una emozione biologico universale di base
Mettere a proprio agio l’altro nell’espressione del suo modo di essere e incuriosirti su ciò che vi distingue apprezzandolo e avvicinandovi nel sentire comune.
Non mi dire che non è una goduria quando riconosci nelle difficoltà e nella forza dell’altro esattamente le cose che tu temi di esternare. Certo, può far paura ed è per questo che nell’accoglienza della tua fragilità risiede la massima forza.
4. liberati dal dovere e persegui il piacere
Il dovere rende scomoda e disumana la tua vita. Dovere e piacere non sono due opposti ma due concetti appiccicati da chi ti vuole controllare. E poi perché prima il dovere? Avrò dopo la forza di godermi ciò che mi piace?
Ti rispondo io, no. Sarai spompato e ti sentirai in colpa quando proverai solo a pensare di concederti qualche piacere, qualche svago come se fosse un lusso o un surplus della tua vita, meritato solo se sei collassato dallo stress e incapace di lavorare ulteriormente.
Potresti esserti augurato di esserti ammalato per poterti fermare e poter finalmente, inevitabilmente abbandonarti sul letto, immobile senza poter fare nulla, e quindi esonerato dal senso del dovere che ti perseguita, non ti dà tregua.
Ma la benzina dell’essere umano è il piacere che è strettamente connesso alla creatività e all’espressione di te e dei tuoi talenti naturali.
I talenti degli esseri umani son naturali non robotici.
5. ascolta i tuoi ritmi e tempi naturali per recuperarli
Come dicevamo prima, può sembrare più facile obbligare qualcuno a fare qualcosa.
Ma noi siamo esseri umani che funzionano al massimo livello attraverso l’accordo emotivo e cognitivo delle nostre parti e la sintonia con gli altri. Ognuno di noi ha uno stile diverso che è perfetto per chi è. Questo stile va scoperto, va compreso.
Questo richiede tempo, non perché ho 10 minuti devo farcela in quel lasso di tempo.
I guru della produttività ti diranno che limitando il tempo a disposizione sarai più efficiente secondo la legge di Parkinson, ma questa è una becera generalizzazione semplicistica che non tiene conto del processo in corso.
Per scrivere un libro vero, ad esempio, non una cazzata scopiazzata priva di umanità e personalità, possono occorrere più di 10 anni prima che maturi il pensiero, che tutta la tua esperienza giunga ad una sintesi personale innovativa.
Ditelo alla frutta, magari alla banana 10 e lode, che se gli dai meno tempo cresce prima e meglio. Ogni frutto ha i suoi tempi e le sue stagioni che non vanno forzate affinché possano essere gustati.
6. ricerca il significato
Noi siamo esseri di significato. Il significato non è verità ma narrazione, un fatto sia personale che comune, siamo uniti dalle storie. La narrazione è umanità, il vicolo attraverso cui ci esprimiamo e concettualizziamo la realtà.
Esistono storie umane e storie disumane da laboratorio che vengono ingegnerizzate affinché funzionino, stereotipate come canzonette commerciali vuote, il che significa che producono effetti tipo droga, illusioni che fanno leva su istinti e meccanismi automatici che anticipano il pensiero. Si chiamano trappole. Poi non ti lamentare che rimani deluso dai rapporti se crei e credi a storie robotiche, di plastica.
Per creare significato devi essere capace di pensare, devi avere accesso al tuo pensiero e imparare a padroneggiarlo ,non imparare cosa pensare ma come. Che poi è quello che hai subito da quando sei piccolo.
Se vai alla ricerca di ricette pronte e preconfezionate che ti tolgono la responsabilità angosciante del potenziale fallimento dei tuoi intenti, spegnerai e atrofizzerai la risorsa umana più preziosa che hai: il pensiero appunto.
“ho fatto come mi hanno detto di fare, non è colpa mia, non sono stato io”
Ecco in una frase la ricetta del fallimento.
7. metti la tecnica al servizio dell’umanità
Dare voce alla tua umanità richiede un addestramento artigianale che dona forma alle tue predisposizioni.
Per far brillare la tua umanità devi allenarla come un musicista che si esercita al suo strumento per trasmettere la sua anima.
Solo così si entra nel cuore e non ti passa più per la testa che la vita non abbia senso e vada vissuta cinicamente per il mero edonismo come briciole di consolazione o rimborso spese triste e squallido per le umiliazioni subite.
Si, perché se sei un essere umano hai di certo subito umiliazioni terribili che ti fanno chiudere come un riccio e diffidare di questo mondo robotico dove senza corazza sei un verme inerme.
La vita umana è l’anima dell’artista che è dentro ognuno di noi è che alimentiamo senza lasciarla morire narcotizzata o sepolta.
In conclusione un monito:
Oltre al modello robotico, viene escluso questo articolo tutto ciò che riguarda il mondo animale.
L’animale è in noi, ma non in tutti gli uomini vi è l’umanità ma solo animalità.
Lo dico senza disprezzo ma come constatazione di chi cerca di vedere il mondo per quello che è.
Le cose veramente grandi nascono e sono nate dalla nostra parte umana, su questo non c’è alcun dubbio, comprese le macchine che abbiamo iniziato tristemente a invidiare.
Stay Cushy. Not Pushy !
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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