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smettere di essere uno schiavo del sistema….titolo pesante me ne rendo conto. Ti assicuro fin da ora che non ha nulla a che fare con il complottismo.
Più che altro ha a che fare con il concetto di costruire la vita Vs subirla.
Il complottismo è una derivante paranoica del vittimismo, due cose che cozzano alquanto con la salute mentale.
Quello che invece è molto sano è un atteggiamento proattivo nei confronti della vita, che comporta un senso di responsabilità sul proprio destino e di conseguenza un certo impegno ad agire verso il raggiungimento di una condizione di vita che sia in sintonia con te e con l’ambiente. Se l’ambiente è malsano cosa si fa? Dipende, puoi rimanere a vivere in un paese di guerra per scelta, oppure spostarti, come puoi smettere di fumare.
Il fatto che le persone non tirino l’acqua al tuo mulino (così come il sistema), non è una prova che gli altri ce l’hanno direttamente con te, ma più che altro con il fatto che se uno spinge in una direzione, non può contemporaneamente spingere in quella opposta.
Per fare un esempio, se io gareggiassi nei 100 metri alle olimpiadi (non io di certo, io gareggio per la maratona del culo sul divano), non potrei aspettarmi che i miei avversari facessero il tifo per me o che mi spianassero la strada verso la vittoria.
Questo perché ci può essere un solo vincitore. Se i concorrenti mi aiutassero sarebbero in conflitto di interessi con i reciproci obiettivi.
Tutto questo discorso potrebbe sfociare in un relativismo egoistico in cui ognuno vive come un’isola gli uni contro gli altri. Non è così, così come la competizione non è necessariamente un elemento che cozza con una società civile ed evoluta.
Dipende di che tipo di competizione parliamo.
Alcune volte capita che anche se qualcuno volesse fare il tuo bene, e quindi supportare il tuo progetto, le azioni necessarie andrebbero a discapito di altri.
Un esempio potrebbe essere che se lo stato eliminasse il commercio delle sigarette, che andrebbe a favore dei non-fumatori, nuocerebbe gravemente (ahah) ai fumatori ma ancora di più a chi campa attraverso la produzione e vendita delle stesse.
(p.s. a tal proposito io ho ideato un protocollo che non serve semplicemente a smettere di fumare, ma bensì che permette di eliminare per sempre la dipendenza dalla nicotina senza avere gli effetti collaterali dell’interruzione e senza patire l’assenza delle sigarette ma anzi gioendo ogni giorno, perché a smettere sono capaci tutti anche da soli, anche per alcuni anni. Questo protocollo tralaltro non nuoce a nessuno, è perfettamente ecologico).
Un altro esempio che rappresenta una variante di quello che sto descrivendo è rappresentato nel film UNA SETTIMANA DA DIO con Jim Carrey.
La scena in questione vede Bruce, il protagonista, mentre cerca di rispondere alle preghiere che riceve in quanto Dio. Molti gli chiedono di vincere alla lotteria e lui decide di rispondere a tutti di si.
Il risultato è che vincono tutti …… ma praticamente nulla, in quanto il premio diviso per tutti risulta insignificante rispetto a quello che si fosse portato tutto nelle sue tasche come unico vincitore.
Come vediamo l’avidità non paga, ma conduce effettivamente all’inferno.
Il benessere non si fonda sull’avere ma sull’essere. Nel mio sistema di principi, è attraverso l’essere che si raggiunge anche l’avere, ma l’avere non definisce l’essere. Non è che non è importante avere, ma va ridefinito perché importante, è certamente non si sostituisce all’essere. L’avere è uno strumento per l’espressione dell’essere.
Sarebbe bello che io potessi sapere che tutti lo sanno e che non fosse solo un bla bla bla.
So invece che è un bla bla bla perché viviamo in una società consumistica dove il focus è l’avere, cioè il contrario di come dovrebbe essere.
Ora ti eviterò il pippone buonista, sia chiaro, il mio è più un pippone di natura empirica e pragmatica, di chi cerca di imparare dalla natura della vita.
Cosa premia la natura?
La natura premia chi è attivo e responsabile nella sua evoluzione ecologica tenendo conto che gli altri, almeno non tutti cioè la maggioranza, non faranno lo stesso perché agiscono sulla base di risposte di sopravvivenza di base.
La natura non premia il singolo, ma l’incremento di probabilità di sopravvivenza di se stessa (e tu dovresti appartenere alla natura). Ciò significa che se non fai gioco di squadra o se sei in una squadra sconnessa, il premio sarà molto inferiore se non assente.
Hai presente la spiacevolissima situazione scolastica nella quale, in caso di lavoro di gruppo, tu sei messo insieme ad alcuni che non fanno niente e per questo rischi di beccarti un voto che non meriti se non ti accolli anche la tua parte.
Un dilemma notevole, no? Come si risolve?
Spesso quando pensiamo alla risoluzione di un qualsiasi problema, la nostra mentalità è miope. Credo che la miopia sia il problema peggiore che affligge l’essere umano, generatore di tutti i suoi problemi, dal clima, ai conflitti ed è anche causa dell’avidità.
Non pensi a pianificare per vincere la guerra ma ti focalizzi sulla battaglia.
Non si dice che la vendetta è un piatto servito freddo? Parlo di sana vendetta chiaramente. Si esiste una sana vendetta, se vogliamo chiamarla rivincita per me è ok.
Perché un piatto si raffredda? Perché passa del tempo e la temperatura si abbassa.
Per vincere potremmo dover sacrificare dei pezzi come negli scacchi, perché alla fine vince chi mangia il re. Ma se per mangiarlo devo sacrificare la regina….beh…. chiseenefrega (ahaha).
Rido perché penso a quelli che si incazzano interpretando in modo indignato-style quello che leggono pronti a trovare un pregiudizio che poi è spesso il loro.
Intendo dire in realtà che non conta il pezzo singolo ma l’insieme, cioè la regina non è un’entità sola, una monade, ma fa parte dell’esercito e in quanto tale vale come gli altri.
Come uno sciame d’api.
Tutto questo (ti avevo avvisato che era un pippone) per dirti che se non si sanno organizzare le risorse nel lungo termine, nessun premio verrà raccolto.
L’altro aspetto risolutivo del dilemma e decidere cosa vuol dire vincere. A questo punto devi chiedertelo tu cosa vuoi vincere nell’esempio riportato, un voto? Il trionfo della giustizia suprema? Imparare a gestire situazioni complesse interattive? Avere la possibilità di apprendere di più?
Ci vuole insomma visione. Io la chiamo educazione strategica.
La visione si acquisisce con la formazione insieme ad un addestramento delle proprie capacità e potenzialità che poi sarebbe la performance strategica.
Il terzo ed ultimo livello di formazione dell’essere umano è la seduzione strategica.
In sostanza, se vuoi smettere di essere uno schiavo-vittima del sistema c’è solo un modo:
la formazione strategica (l’opposto di quella che hai ricevuto a scuola e dai suoi derivati che è sformazione verso lo stato di schiavo) che ti guida a colmare le tue incapacità che ti rendono cieco, vulnerabile e disarmato di fronte a quello che ti succede proprio come uno che fa sesso senza protezioni con una persona affetta da un virus che si trasmette sessualmente.
Insomma se hai fatto la scuola, è l’hai fatta in Italia, stai sicuro che ne avresti bisogno. Smettere di raccontarsela è sempre una cosa buona per smettere di essere schiavo-vittima del sistema.
Più aumenti la tua visione, più addestri le tue potenzialità, più aumenti il tuo potere “carismatico” di connessione più questo fa si che molti problemi nella vita semplicemente smettono di esistere.
Invece di lanciarti come un kamikaze nel mondo cercando disperatamente di ottenere un risultato, prendendo in mano tutto il coraggio di cui disponi per poi ritrovarti spiaccicato e massacrato, tornare con la coda fra le gambe nella tana, il primo passo è quello di usare la tana come comoda palestra di addestramento e potenziamento.
Molte persone infatti pretendono che i problemi svaniscano senza che ci sia un cambiamento in loro. La richiesta è “come faccio a eliminare/ottenere questo rimanendo esattamente come sono e facendo le stesse cose che faccio sempre?“
Semplice amico! Non si può! Ma puoi riorganizzare le tue risorse e imparare a usarle meglio, a slatentizzarle, ad espanderle ad accrescerle così come puoi modificare l’idea che hai di te.
Il primo errore di visione è proprio quell’idea statica che ti fa dire “ma io sono fatto così“.
Tutti possono evolvere nella loro direzione naturale, il fatto di non saperlo fare non significa che non si può fare.
In questo mondo caotico è difficile trovare la strada giusta. Ma la direzione giusta è più vicina a te di quanto pensi e passa attraverso una tua ricentratura.
Avvicinarsi a se stessi invece che continuare ad allontanarsi. Invece che continuare a dire “io ho fatto come mi avete detto! Dov’è la mia ricompensa?“
La ricompensa per fare quello che ti hanno detto di fare, invece di sviluppare una visione nella quale tu sei il nord della bussola, te lo dico io qual è:
Essere schiavo-vittima del sistema.
Se pensi che la tua zona di comfort sia la gabbia più o meno dorata di uno Zoo, ricordati che non è un salotto ma una prigione dove tu sei controllato dall’esterno, chiuso all’interno senza via di fuga.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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