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Oggi l’infelicità e l’insoddisfazione regnano sovrane. Sembra, almeno per alcune fette della popolazione.
In parte ciò è dovuto alla stessa ricerca della felicità, un po’ come la ricerca del santo graal non porta da nessuna parte.
Si tende a guardare lontano laddove dovremmo volgere lo sguardo molto più in prossimità.
Ed è questo uno degli aspetti più curiosi dell’essere umano:
quando deve guardare lontano, guarda vicino.
quando dovrebbe guardare vicino, guarda l’orizzonte.
Ed ecco che l’erba del vicino è sempre più verde.
Poi un altro errore è quello di affibbiarsi più responsabilità di quanta in realtà se ne abbia nell’essere infelici o nell’incapacità di non lamentarsi, con l’aggravante di essere in malafede, in quanto solo essendo in malafede ci si comporterebbe in modo così errato. Ed ecco che sorge anche il senso di colpa.
Cornuti e mazziati, come si suol dire. Il maestro Paul Watzlawick (autore tra gli altri del best seller “Istruzioni per rendersi infelici“) sarebbe orgoglioso di come sta evolvendo l’umanità.
Ti consiglio vivamente questo capolavoro.
La crisi, questa chimera, sembra averci dato delle buone ragioni per lamentarci, ma quello che io credo sia il lato positivo della crisi, e che ci abbia fornito problemi concreti da risolvere, ci ha fatto tornare con i piedi per terra dopo una sbornia di problematiche fittizie da opulenza (che tuttora coesistono).
Questo potrebbe essere un punto di vista interessante per vedere la crisi. Un modo di (ri)acquisire una prospettiva funzionale al mondo e alla vita.
Tornando alla responsabilità, bisogna dire che intorno a noi c’è la guerra a chi riesce a catturare la nostra attenzione (che poi è un aspetto della crisi nel mercato – più offerta che domanda).
Questo certo non aiuta nel fissare lo sguardo esattamente dove siamo e a chi siamo, alle nostre possibilità concrete, ma è un potente distrattore.
Allontanandoci da discorsi pseudo-complottisti di chi afferma che IL SISTEMA CI VUOLE INSODDISFATTI perché così consumiamo di più, vorrei restringere il campo e dare qualche semplice indicazione per ritrovare la strada, evitando di farsi assorbire dalle sirene che deviano dal nostro cammino.
In un altro articolo parlerò del concetto di PERSONALITA’ INFANTILE, adesso accontentati del fatto di prendere atto che LA LAMENTELA è un sintomo dell’attività della personalità infantile. L’ADULTO SANO infatti non si lamenta. La personalità infantile non scompare dopo la formazione di quella adulta e può essere attivata fuori dal nostro controllo in particolari condizioni.
Tutti i guru e scienziati del mondo ti dicono che lamentarsi è sbagliato, che non ti fa bene, che dovresti smetterla (il che in sé è già una lamentala al quadrato= la lamentela della tua lamentela) ma NESSUNO TI DICE COME….
a parte ovvi aiuti come sono la PSICOTERAPIA e lo PSICOLOGO (ops…. stanno parlando di me 🙂 )
il principio da tenere a mente per imparare ad evitare la lamentela giunge a noi attraverso le parole di Theodore Roosevelt:
“Fai quello che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei“
che io amplio con:
fai quello che puoi CON CHI SEI TU, dove sei e con ciò che hai, ed elimina ciò che non ti piace se ti è possibile.
maestro di questo principio è il testimonial della foto di ingresso: il mitico McGyver.
Credo che tu lo conosca, ma nel caso in cui appartenessi a coloro che sono all’oscuro delle gesta di questo mitologico personaggio di una fortunata serie TV anni 80′, in breve era una persona capace di mettere insieme gli oggetti quotidiani più disparati per costruire complessi apparati, armi, utensili e salvare/si la pelle, e sconfiggendo i nemici dell’episodio.
Con una graffetta riusciva a scassinare porte, sciogliere manette etc.
Quando si trovava in difficoltà, il nostro McGyver non si metteva a dire:
” ma dove cavolo mi trovo! come ho fatto a finire qui? che sfiga! guarda non c’è nemmeno il condizionatore d’aria samsung…” etc.
Lui cercava di sfruttare le sue capacità e i suoi talenti per manipolare l’ambiente in cui si trovava e lo faceva con il sorriso sulla faccia.
Tu dirai “ma quello è un telefilm”. Si è un telefilm, è vero. Sono contento che tu abbia passato quello che viene definito col termine tecnico UN ESAME DI REALTA’, ma in ogni caso quello nel telefilm rappresenta lo spirito e l’atteggiamento di una persona adulta nelle stesse condizioni nella realtà, non solo nella fiction.
Non si rassegna né si accontenta, bada bene è differente. Non che ci sia nulla di male ad accontentarsi se lo si fa veramente, è anche quella una forma di adattamento a condizioni che riteniamo accettabili o inevitabili.
L’adulto cerca invece di fare il massimo con quello che ha, dove si trova se non se ne può andare altrove.
Se sposti il tuo focus su questo, gradualmente svilupperai maggior potere sull’ambiente e magicamente un senso di gioia farà visita al tuo corpo e alla tua mente.
Infine ricorda sempre che:
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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