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Non è facile discriminare la timidezza con la fobia sociale.
Intanto potrebbe essere un primo errore proprio quello di tentare di discriminarli. Perché un errore?
Perché rischia di spostarti l’attenzione dalla cosa più importante di tutte:
stare bene e stare sempre meglio, invece che trovare presunte patologie da curare, evitando così di poter lavorare su aspetti di te che ti fanno soffrire mettendoci una pietra sopra perché “normali”.
La fobia sociale potremmo vederla come l’esasperazione del disagio nei confronti della propria timidezza.
Le differenze sono sia nel modo di percepire e reagire alla paura di entrare in relazione con gli altri che nel rapporto che hai con te stesso.
I sentimenti collegati ad entrambe le condizioni sono quelli della vergogna e dell’imbarazzo che possono avere un diverso grado di profondità e consapevolezza, conducendo ad un senso di umiliazione personale e senso di colpa.
Quando ci si trova in situazioni di esposizione le persone, in entrambi i casi, avvertono sensazioni e paure simili, come ad esempio il desiderio di fuggire più lontano possibile, paura di perdere il controllo, un forte nervosismo, etc.
In caso di fobia sociale, questo tipo di sintomatologia è talmente forte che la persona cade automaticamente in un vortice di paura, un loop, dal quale è difficile uscirne da soli, che rappresenta un vero attacco di panico. La cosa è amplificata dal fatto che, a differenza di chi soffre di attacchi di panico, chi soffre di fobia sociale aggiunge la paura di essere osservato nel caso dovesse avere l’attacco.
Per questo le manovre e i protocolli di intervento utilizzati la strategia quietmood per sbloccare il loop di paura della fobia sociale, sono diversi da quelli che si utilizzano per estinguere l’attacco di panico “puro”.
Al contrario, la persona che soffre di timidezza, avverte un disagio, più che un vero e proprio disturbo.
In questo caso la timidezza può frenare alcune azioni, ma non invalida in modo consistente la vita, come nel caso del disturbo da fobia sociale, anche se può essere ridotto, anche notevolmente, il piacere delle situazioni ed esperienze vissute e la possibilità di esprimere e allenare il proprio potenziale.
Questo aspetto di riduzione del piacere può essere sostenuto anche dal meccanismo di inibizione emotiva che potrebbe da una parte farti sentire di meno il disagio, proteggendoci da sensazioni estremamente forti e difficili da controllare oltre che molto dolorose, ma allo stesso tempo ingessandoci letteralmente.
L’escalation dalla timidezza che può condurre al disturbo è collegata all’evitamento: tendere a rinchiudersi in sé stessi, all’isolamento, all’assenza di confronto, a non valutare attentamente la propria situazione, in modo soprattutto oggettivo, conduce ad elaborare pensieri negativi e autodistruttivi, trasformando il disagio in un disturbo invalidante, dal punto di vista emotivo.
I sintomi fisici e mentali della fobia sociale
I pazienti che soffrono di fobia sociale manifestano la seguente sintomatologia fisica:
- Forte ansia
- Eccessiva sudorazione
- Tensione muscolare, tremolio delle mani e/o della voce
- Vampate di calore
- Tachicardia
- Sensazione di avere un enorme peso sul petto
- Mal di testa e vertigini
- Disturbi gastro-intestinali
- Disturbi del sonno
- Nausea e vomito
A livello mentale, invece, i pazienti sentono che tutti li stiano guardando, temono di essere giudicati negativamente, percepiscono in modo sbagliato l’ambiente che li circonda, hanno letteralmente paura di vivere un attacco di panico alla sola idea di fare qualcosa di nuovo, o di conoscere gente nuova.
Tutto ciò porta la persona ad isolarsi sempre di più, a chiudersi in sé stessa, per far sì che gli altri non si accorgano di lei.
Gli stessi sintomi vengono avvertiti anche dalla persona particolarmente timida, ma con un’intensità sicuramente ridotta.
Altre differenze tra chi soffre di timidezza e chi di fobia sociale
La persona che soffre di fobia sociale teme qualsiasi tipo di situazione in cui ci sono più di due persone.
La persona timida teme solo determinate situazioni, quindi la paura non dipende dalla quantità dei soggetti che la circondano, ma dal tipo di occasione che si ritrova a vivere. Se una persona timida si trova tra 100 persone, ma si sente a proprio agio, vivrà la situazione in assoluta serenità. Questa è una differenza notevole tra il soggetto che soffre di fobia e il timido che vive un disagio sociale.
Anche la sofferenza potrebbe essere considerata come una chiara distinzione: una persona affetta da fobia sociale soffre quasi sempre quando si ritrova fuori dal proprio guscio familiare o domestico; la persona timida, invece, soffre, ma sa anche divertirsi.
Ad esempio, se invitiamo una persona fobica ad una cena con amici, le possibilità sono due:
- non si presenta alla cena;
oppure
- si presenta, perché costretta, ma starà malissimo, soffrirà e non si divertirà assolutamente.
Mentre se invitiamo alla stessa cena una persona che soffre di timidezza, sicuramente si presenterà e probabilmente riuscirà a divertirsi a seconda del momento o della situazione che vive. A differenza del precedente, in questo caso, il malessere è passeggero, perché si alterneranno momenti di disagio ad attimi di divertimento.
Il prima e il dopo della festa non sono traumatici, come accade nella fobia sociale: si tratta di un livello di nervosismo, sicuramente, più sopportabile e gestibile.
Nella fobia sociale la sofferenza, lo stress, i pensieri negativi sono continui.
Un altro tratto caratteristico delle persone con fobia sociale è il senso di evitamento che provano nei confronti della vita. Si isolano per non soffrire, per non sentirsi male. In questo modo però si condannano ad una non-vita, ma che resta l’opzione migliore a loro disposizione, non avendo gli strumenti necessari a fronteggiare la loro condizione, che richiede paradossalmente molto coraggio affrontare.
In entrambi i casi una soluzione c’è. La vita deve essere vissuta a 360°, senza impedimenti, senza limiti psicologici ed emotivi.
Non si può aver paura di vivere.
Ognuno di noi ha tutte le potenzialità per uscire da quella porta ed entrare a testa alta nel Mondo, che ci aspetta.
Le sensazioni sgradevoli sono la porta che conduce al disvelamento del nostro potenziale.
Nel mio lavoro clinico osservo sempre come le persone che accolgono con coraggio ed umilità di farsi guidare e affidarsi nel percorso psicologico di evoluzione personale, un piccolo passo alla volta riescono a sbocciare, liberandosi dalle loro sofferenze e scoprendo il mondo dello sviluppo delle loro capacità e delle loro qualità umane.
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La guida per la tua evoluzione comoda. Sono Psicologo-Psicoterapeuta, Trainer-Coach. Ideatore della Strategia Quietmood. Direttore del centro Quietmood di Bologna e direttore della collana BINARIO| libri x evolversi della Dario Flaccovio Editore. Autore del libro LA VITA INIZIA NELLA COMFORT ZONE, Flaccovio Editore, 2022
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